A tu per tu con la nota cantautrice piemontese, in uscita con il singolo “Christmas time again”
A qualche mese di distanza dalla piacevole chiacchierata in occasione dell’uscita del singolo “No more chance” realizzato con i The Encore, abbiamo incontrato nuovamente per voi Agnese Cacciola, meglio conosciuta con lo pseudonimo di Neja, considerata la regina della musica dance italiana anni ’90 ma, in realtà, un’artista poliedrica e versatile, capace di sperimentare e indossare abiti musicali diversi. Ne è la prova “Christmas time again”, sorprendente inedito natalizio composto a sei mani con Seba e Giovanni Dall’O’.
Ciao Agnese, “Christmas time again” è il titolo del tuo nuovo singolo, come nasce l’idea di cantare un pezzo natalizio?
«L’idea nasce da Pippo Landro, mi ha contattato a settembre proponendomi di fare un pezzo natalizio, con Seba e Giovanni Dall’O’ abbiamo composto questo brano, con loro è nata una bella amicizia, tant’è che stiamo collaborando per scrivere altre canzoni insieme. Sono molto felice del risultato di “Christmas time again” perché erano anni che avevo voglia di incidere un mio personale tributo al Natale, dedicato ai fan e a chi ama in modo particolare questo bel periodo».
A cosa si deve la scelta di “impacchettare” un brano inedito, piuttosto che attingere dallo sconfinato repertorio della tradizione anglo-americana?
«Diciamo che le tematiche sono più o meno sempre le solite: è Natale, siamo tutti più buoni, c’è la neve, ci sono le slitte e tutto il resto, i cliché natalizi sono stati tutti rispettati in questo brano (ride, ndr). La frase che mi piace di più, tradotta in italiano, in realtà è “voglio dirti che il mio regalo sei tu”, mi ha colpito perché l’ho trovata diversa dai soliti pezzi a tema. Ho preferito realizzare un testo inedito piuttosto che reinterpretare le solite cover standard, trite e ritrite che ha cantato davvero chiunque, dai Ricchi e Poveri agli Iron Maiden praticamente».
Un pezzo dal respiro internazionale, che dimostra come le nostre produzioni non abbiano nulla da invidiare a quelle estere. Perché hai scelto di continuare a comporre in inglese e non provare con l’italiano?
«Ormai è la mia croce e delizia perché non mi piace la mia voce quando canto in italiano, nonostante molti miei amici mi dicano il contrario, sarà una questione di abitudine ma non mi ci ritrovo onestamente. Mi viene molto più naturale scrivere ed eseguire in inglese, anche per quello che hai detto tu, per non avere limiti d’espressione, poter arrivare a chiunque anche nei luoghi più lontani dal nostro, con un linguaggio universale».
Nella nostra precedente chiacchierata, mi hai detto che ti piacerebbe riuscire a trasmettere musicalmente allegria mista a momenti di introspezione. Riflettendoci il Natale è anche un po’ questo alla fine, perché oltre all’atmosfera di festa, c’è una sorta di nostalgia che ci avvolge. Tu come vivi questo periodo?
«Sarà banale dirlo ma l’ho riscoperto grazie a mia figlia, per noi adulti è diverso, per chi è credente ha un certo valore. Da quando nella mia vita c’è Sophie lo sento in maniera differente e lo vivo con grande magia, devo ammettere che prima lo consideravo un periodo un po’ deprimente perché non c’è moltissimo da fare, è tutto chiuso, c’è poca gente in giro e, soprattutto, ti sale la nostalgia perché ti vengono in mente le persone che non ci sono più, cominci a pensare al tempo che passa, eccetera eccetera. E’ un periodo pieno di contraddizioni, forse è proprio questo il suo fascino. Grazie a mia figlia sono tornata un po’ bambina anch’io e ho riscoperto il Natale con grande interesse».
Quali sono le tue canzoni natalizie preferite? Se dovesse venirti in mente un giorno di realizzare un disco di cover a te, quali brani ti piacerebbe reinterpretare?
«Ho letteralmente consumato l’album natalizio di Sia, che ho trovato meraviglioso e illuminante, perché contiene finalmente delle canzoni nuove, non le solite proposte trite e ritrite. In realtà alcuni di questi suoi pezzi li ho interpretati dal vivo lo scorso anno durante una mia serata. Ce ne sono tanti che mi piacerebbe interpretare, ma mi vengono in mente solo titoli di brani semi sconosciuti, almeno nel nostro Paese, tipo “Twelve Days of Christmas”, un pezzo che ho imparato quando ho vissuto con i miei cugini in America e che mi ricorda un bel periodo della mia vita».
Dicembre, tempo di bilanci. Come valuti questo tuo 2018?
«Ti dirò, è stato un bell’anno per me, ovviamente con alti e bassi, dettato in generale dal mio tipo di atteggiamento nei confronti delle solite magagne della vita, con gli anni mi sento di aver raggiunto un giusto equilibrio, per cui affronto tutto in maniera positiva, senza dannarmi troppo, accettando le cose che non si possono cambiare e, viceversa, concentrando le mie forze su ciò che dipende da me».
Buoni propositi per il 2019?
«Si comincia sempre col citare la dieta (ride, ndr), che è un classico. Il mio obiettivo dal punto di vista personale è quello di scrivere più canzoni, già negli ultimi dodici mesi mi sono dedicata molto alla composizione in collaborazione con diversi produttori, questo mi permette di allenare ulteriormente la mia creatività e non pormi mai limiti».
Quale regalo ti piacerebbe ricevere sotto l’albero?
«Dal punto di vista materiale, se mi regalano massaggi, centri benessere o viaggi non sbagliano mai (sorride, ndr). A livello più metaforico e universale, invece, mi piacerebbe ci fossero meno ingiustizie, che la nostra vita fosse un pochino meno contro natura, trovo che la società occidentale si stia sempre più impelagando in situazioni complicate. Sarebbe giusto e necessario risvegliare un po’ le nostre coscienze, per tirare fuori il nostro lato più profondo, oggi si tende ad ostentare più l’apparenza e si dà poco risalto alla sostanza».
Finito il periodo natalizio, spente le luminarie, in che direzione andrà la tua musica?
«Come sempre in più direzioni, non dico a 360 gradi perché alcuni generi non li farò mai, tipo il liscio o la trap (ride, ndr). Sicuramente mi divertirò e sperimenterò il più possibile, ho degli obiettivi da raggiungere e, attraverso la musica, spero di poterli raggiungere».
Nico Donvito
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