giovedì 28 Novembre 2024

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Silva Salemi: “Ora o mai più? Un format culturalmente importante” – INTERVISTA

A tu per tu con la cantautrice siciliana, protagonista della seconda edizione dello show di Rai Uno

photo credit © Alessandro Bachiorri

Nel corso della sua quasi venticinquennale carriera musicale, Silvia Salemi ha dimostrato più volte di essere un’artista completa in grado di donare, attraverso l’apporto della propria incredibile voce, il suo personale valore aggiunto onesto e sincero alla musica italiana. In occasione della sua partecipazione allo show televisivo Ora o mai più, abbiamo contattato telefonicamente la cantautrice siciliana che si è messa a nudo raccontandosi in una piacevole chiacchierata, ripercorrendo le tappe più importanti della sua carriera con uno sguardo rivolto al futuro e ai prossimi progetti in cantiere.

Ciao Silvia, benvenuta su RecensiamoMusica. Partiamo naturalmente da “Ora o mai più”, cosa ti ha spinto ad accettare di partecipare a questo programma?

«L’idea che una rete televisiva possa ripetere un prodotto, mettendo nuovamente in onda una trasmissione che ha funzionato in un periodo dell’anno maggiormente importante, in diretta il sabato sera e con l’aggiunta di due puntate in più, mi ha fatto riflettere e se ci crede la produzione non vedo perché non debba crederci anch’io (sorride, ndr). Tra l’altro sono stata chiamata da Amadeus e Carlo Conti, come dire di no a due professionisti del genere, la loro presenza è una garanzia di qualità. Poi è un format culturalmente importante, perché porta all’attenzione delle nuove generazioni la grande musica, pezzi che hanno fatto la storia del nostro Paese. Mi sono detta: perché non accettare?».

Come ti trovi con i tuoi compagni di avventura?

«Con buona parte di loro condividiamo lo stesso albergo, dalle mangiate a colazione alle chiacchierate in reception quando si esce la mattina e si rientra la sera, c’è davvero una grande armonia. Penso che ognuno di noi sia lì per fare un percorso, perché ci siamo resi conto e sappiamo che è una grande opportunità, per cui c’è una grande serenità, rispetto e tanto divertimento. Per il momento si naviga davvero molto bene, a vele spiegate».

Con quale spirito affrontanti questa esperienza?

«Con grande serenità, cerco sempre di prendere il buono da ogni contesto, devo ammettere che in questa occasione è difficile trovare dei lati negativi (sorride, ndr). La vivo con positività, perché nella vita c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare. Faccio tesoro di questa avventura, aggiungendola alle tante esperienze importanti che ho avuto la fortuna di collezionare nel corso della mia vita».

photo credit © Assunta Servello per Rai

Arriviamo a Marcella Bella, come ti trovi a lavorare con lei?

«Oltre che come artista, a me piace molto anche come donna, apprezzo il suo modo di porsi e di interagire con la sua veracità mediterranea, in più siamo entrambe siciliane, mi riconosco nella sua schiettezza e mi sento molto vicina al suo modo di essere. Poi ha una voce unica, molto calda e ben conservata, con il tempo si rischia di dare per scontato l’allenamento vocale, nonostante la sua storia lei ha sempre coltivato il suo strumento e credo che sia importante».

E cosa pensi degli altri maestri?

«Sono tutti carini, noto da parte loro una grande attenzione nei giudizi, c’è davvero parecchio rispetto nei nostri riguardi, poi comunque è una gara e vanno dati dei voti ed espressi dei pareri, ma sempre con il massimo rispetto. Da parte di artisti del loro calibro c’è sicuramente grande sensibilità e voglia di dare una mano, piuttosto che come maestri più come consiglieri».

Ogni artista ha il proprio cavallo di battaglia, il tuo è senza ombra di dubbio “A casa di Luca”. Secondo te, cosa ha colpito così tanto il pubblico al punto da trasformarlo in un vero e proprio evergreen?

«Penso che sia una canzone transgenerazionale, che attraversa i decenni ma torna di grande attualità, perché in ogni epoca c’è una nuova solitudine, per cui scatta il bisogno di ritrovarsi e di stare insieme. “A casa di Luca” racconta questo sentimento di aggregazione, la voglia di passare del tempo tra amici, con leggerezza ma anche con la profondità dello stare insieme, aspetto sempre più raro».

C’è una canzone meno nota del tuo repertorio che reputi altrettanto importante ma che non ha avuto la stessa fortuna o visibilità?

«C’è un brano del 2003 che ho portato a Sanremo, anno in cui mi sono ritirata per seguire il sogno della mia famiglia e crescere le mie due bambine dedicandomi a 360 gradi al mio progetto di vita personale. Mi riferisco a “Nel cuore delle donne”, una canzone che letta con attenzione racconta l’aspetto felice dell’universo femminile, tutte quelle caratteristiche che ci contraddistinguono, andando in netto conflitto con tutto ciò che sentiamo riguardo la violenza di genere, qualcosa per me di inconcepibile. Il messaggio che ho voluto trasmettere è proprio questo: le donne vanno amate e rispettate perché hanno un grande cuore».

Personalmente aggiungerei anche “Pathos”, uno dei pezzi più belli presentati in gara al Festival in 69 anni di storia…

«Guarda, ti ringrazio molto di queste parole. Probabilmente abbiamo un po’ pagato lo scotto di venire da una canzone con un testo generazionale, mentre qui ho voluto raccontare la mia esperienza personale in Tibet, la mia spiritualità. Non abbiamo voluto ripetere la stessa storia di “A casa di Luca”, era assurdo pensare di replicarla, forse “Pathos” ha contraddistinto un cambiamento troppo repentino».

Oltre ad essere una bella vetrina mediatica, “Ora o mai più” è sicuramente un bel percorso introspettivo che ti spinge a fare dei bilanci. Se avessi la possibilità di tornare indietro, c’è qualcosa che faresti diversamente o buona la prima?

«Tutto quello che ho fatto, col senno di poi, trovo che sia connaturato agli eventi che sono accaduti, di conseguenza ho sempre seguito la mia natura, senza essermi mai posta il tema “del cosa avrei potuto fare se…”, vivo questo viaggio tappa dopo tappa, una destinazione dopo l’altra, senza rimpianti, vivendo sempre appieno. Non so se ho fatto degli sbagli, ma è grazie a quegli errori che ho fatto anche tante cose belle di cui vado fiera».

Uno degli aspetti positivi di questo programma è l’attenzione che viene data alla musica del passato ma anche a quella del futuro, permettendovi di portare in finale un brano inedito. So che non potrai anticiparmi molto, ma cosa dobbiamo aspettarci dal pezzo o, più in generale, dalle tue prossime produzioni? 

«Sarà un brano che mescolerà l’amore con i temi sociali, seguendo un po’ anche il percorso televisivo che ho intrapreso da qualche anno, argomenti che mi stanno molto a cuore, attraverso la musica lanciare dei messaggi che possono servire agli altri, chi scrive canzoni vive come tutti gli altri e non può esimersi dal raccontare ciò che c’è intorno. Per il futuro, conclusa l’esperienza con “Ora o mai più”, ci sarà la pubblicazione del singolo e l’inizio di un tour che partirà ad aprile».

Per concludere al di là del contratto discografico in palio, cosa rappresenterebbe per te la vittoria più grande, il premio e la gratificazione più importante, una volta spente le luci dello show?

«Che l’inedito che presenterò nel corso della finale possa essere ascoltato con attenzione, capito e programmato dalle radio, proprio per l’importanza del significato di una canzone per me così importante».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.