giovedì 21 Novembre 2024

ULTIMI ARTICOLI

SUGGERITI

Michele Merlo tra sogno e resilienza in “Aquiloni” – RECENSIONE

Disponibile in radio da venerdì 27 settembre il nuovo singolo del giovane cantautore vicentino

Ci sono canzoni che ti colpiscono al primo ascolto, ancor prima di scoprire chi le ha scritte o chi le ha cantante. Tra queste troviamo “Aquiloni”, il nuovo singolo di Michele Merlo, artista che ricordiamo per la sua partecipazione ad Amici 16 con lo pseudonimo di Mike Bird. Il brano, prodotto da Federico Nardelli e Giordano Colombo, è disponibile sulle piattaforme digitali a partire dallo scorso 20 settembre, in rotazione radiofonica dal venerdì successivo. Che dire? Un pezzo a cui le nostre orecchie, forse, non sono più così tanto abituate, che racchiude al suo interno l’autenticità di parole patite e sincere, che trasudano di vita vissuta e non rientrano nel filone delle numerose canzoni figlie del sentito dire, di cui la musica italiana oggigiorno è ormai satura. Per scrivere una canzone del genere bisogna aver amato, sofferto, pianto e sorriso, perché certi versi non potranno mai nascere a tavolino.

“Saremo quelli un po’ persi / quelli col panico dentro / quelli che nei cassetti tengono ancora un bel sogno / perché sognare è un dovere in un mondo che è perso / e non importa se per sognare ti senti diverso”, come fotografare il disagio umano e sociale di un’intera epoca in meno caratteri di un tweet. Perché la vita è fatta così, ti abbraccia e poi sparisce, ti permette di crearti dei sogni e poi li soffoca, più che illusioni li chiamerei impedimenti, perché è così bello desiderare qualcosa, camminare a due metri da terra, sporgersi oltre gli ostacoli, fino a superare il valore stesso delle nostre ambizioni, al punto che una volta raggiunto il nostro obiettivo quasi non ci frega più niente.

“Non è la destinazione, ma il viaggio che conta” diceva qualcuno, forse Jack Sparrow in “Pirati dei Caraibi”, ma la verità è che stiamo perdendo sia la lucidità che quella sana inconsapevolezza che ci spinge a fare cose, esternare i nostri sentimenti e tuffarci in nuove situazioni. Ecco cosa fa una canzone ricca di contenuti, ti porta a pensare, anche ad andare fuori tema ed è proprio questo il bello.

«Non è una canzone che salverà la musica italiana, ma sicuramente ha salvato la mia. Ci ho messo dentro tutta la voglia di difendere quello in cui credo, di darmi il modo più autentico possibile attraverso la musica», con queste parole Michele Merlo presenta il suo nuovo inedito che, forse sì, non salverà la musica italiana, ma non perché non ne abbia la forza o le caratteristiche, anzi avrebbe tutte le carte in regola per imporsi come uno dei brani più belli degli ultimi anni, ma rischia di passare inosservato come la maggior parte dei pezzi che non seguono una moda, una tendenza, una scorciatoia del momento.

Musicalmente parlando, la canzone suscita a tratti emozioni simili a quelle dispensate da Ultimo (e questo per me è un complimento), ma è una somiglianza evocativa, non oggettiva, perché il modo di scrivere e la vocalità sono diverse. Leggendo commenti in giro per il web, c’è anche chi ha visto qualcosa di Enrico Nigiotti o di Michele Bravi, forse perché sono talmente rare le cose belle di questi tempi che è facile associarle tra loro, mentre tutto il resto del copia&incolla che va per la maggiore passa quasi inosservato.

In tal senso, Aquiloni è un piccolo capolavoro, lo so… potrebbe sembrare un appellativo sovradimensionato, ma quando una canzone riesce a commuoverti e farti venire la pelle d’oca non ci sono terminologie che tengano. Questa è musica da difendere, con le unghie e con i denti, con i download legali e gli stream su Spotify, perché ci invita a non rassegnarci dinnanzi alle difficoltà, ad avere pazienza, a riscoprirci determinati, a non smettere mai di sognare, con tutta quanta la nostra tenacia, perseveranza e resilienza. Tanto, che ci costa? Nella peggiore delle ipotesi “se ci va male resteremo soli e sarà tutto quanto da rifare”.

Acquista qui il brano |

Aquiloni | Audio

Aquiloni | Testo

Ma guarda te sta vita
un giorno mi ha abbracciato
e poi dopo è sparita
ha detto stai tranquillo
a te ci pensa il tempo
e io sto qui da anni
ormai neanche ci penso

Quando passavo le giornate
chiuso in una stanza
e mi dicevo vedrai che passa
con il panico alla gola
battevo i pugni a terra
ma sognavo di volare
volare tra le stelle
e tuffarmi dentro il mare

Perché domani andrà meglio
me lo dicevi sempre
me lo dicevi sempre

Se ci va male resteremo soli
e sarà tutto quanto da rifare
che se ci pensi siamo solo nomi
piccole rondini nel temporale
se ci va bene inseguiremo i sogni
e lo faremo per dimenticare
che volavamo come gli aquiloni
ma questa vita ci ha fatto cadere

E mi son detto fai qualcosa
non sei fatto per mollare
questa paura di cadere
è solo voglia di volare
vinceremo sta battaglia
e ce la faremo insieme
lasceremo la paura
e torneremo a stare bene

Saremo quelli un po’ persi
quelli col panico dentro
quelli che nei cassetti
tengono ancora un bel sogno
perché sognare è un dovere
in un mondo che è perso
e non importa se per sognare
ti senti diverso

Saremo noi a ridere
anche con i tagli sulla pelle
saremo soli e felici
sotto un cielo pieno di stelle
e aspetteremo domani
e sarà tutto cambiato
e poi domani rideremo
di quello che abbiamo passato

Se ci va male resteremo soli
e sarà tutto quanto da rifare
che se ci pensi siamo solo nomi
piccole rondini nel temporale
se ci va bene inseguiremo i sogni
e lo faremo per dimenticare
che volavamo come gli aquiloni
ma questa vita ci ha fatto cadere

Se ci va male resteremo soli
se ci va male resteremo soli
se ci va male resteremo soli

The following two tabs change content below.

Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.