venerdì 22 Novembre 2024

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Maurizio Scandurra loda Luna Dragonieri dei nuovi Matia Bazar

Dichiarazioni del giornalista sulla nuova vocalist dello storico gruppo

La reinterpretazione di Cercami ancora, brano del 1984 rimasto inedito per il mercato italiano, da parte di Luna Dragonieri ha attirato l’attenzione dell’esperto Maurizio Scandurra che tanti anni è rimasto al fianco dello storico gruppo dei Matia Bazar dimostrandosene sempre un attento e appassionato estimatore. Proprio per quest’occasione il giornalista ci ha proposto di dare spazio alla sua riflessione ed apprezzamento per quanto mostrato dalla giovane vocalist della rinnovata formazione dello storico gruppo genovese:

Ho scovato questo video pochi giorni fa, casualmente, sul web. E sono rimasto letteralmente – è proprio il caso di dirlo – senza fiato. Luna Dragonieri, quinta vocalist chiamata a proseguire la tradizione di grandi interpreti dei Matia Bazar (gruppo che meriterebbe decisamente maggior visibilità e rispetto, incluso un posto di diritto a Sanremo 2020, caro amato Amadeus, visto che di Festival – tra abbandoni e lutti – ne hanno vinti ben due in 45 anni e la kermesse si svolge in Liguria, ove sono nati), ha scelto una prova non facile: cimentarsi con un brano scosceso e complesso.

Una perla rara del repertorio dell’epoca d’oro targata Antonella Ruggiero, per lo più sconosciuta al mercato italiano in quanto la storica band genovese non lo pubblicò mai come singolo, essendo stato specificamente composto e indirizzato, nel lontano 1984, al solo mercato asiatico del Festival Mondiale della Canzone Popolare di Tokio.

Una canzone, quindi, dalle trame suadenti e intricate, che la giovane cantante barese ha scelto di fare sua, tra soul ed elettropop: inerpicandosi autonomamente, con leggiadra e suadente maestria, su vette tonali davvero irraggiungibili. Come? Riarrangiandola interamente, con il solo ausilio della voce, alla Neri per Caso. Con avvolgenti ed evocativi tappeti vocali fatti di molteplici, perfette, azzeccate e intonatissime sovraincisioni alla Enya (senza autotune, poveri, ‘cari’ rapper e trapper dalle zucche vuote, nonostante Halloween).

Il risultato? Sorprendente, per l’effetto astrale e immateriale delle armonizzazioni. Notevole, per il coraggio di confrontarsi a viso aperto (mettendoci la faccia) con gli stessi valori – pionierismo, ricerca e avanguardia – che sono stati i pilastri dei grandi Matia Bazar delle origini, senza inutili confronti o sfide impossibili con la vocalità cristallina e impareggiabile della prima e indimenticata frontwoman, seppur nella stessa, identica tonalità della versione originale.

Fatto, quest’ultimo, non da poco: perché, tecnicamente, così come anche per fascino e presenza scenica, Silvia ‘Luna’ Dragonieri – anche per telegenia, oltre che per voce – è, dopo Antonella, la perfomer con le maggiori qualità timbrico-tecniche entrata in line-up: la sola a unire potenza e grazia, precisione ed esecuzione sulle stesse, identiche note del pentagramma dei brani storici così come sono stati partoriti. Basta scorrere i video dei live 2019 su YouTube dei nuovi Matia Bazar targati Fabio Perversi per rendersene semplicemente conto.

Quindi, concludendo, una canzone, una cantante: quel sottile, ma concreto e magico binomio con cui continuare a sperare che – nel pur persistente e triste squallore delle vociacce al tempo dei talent e nell’era di rap, trap e dintorni – esista un futuro possibile. Una strada percorribile, anche nel presente, per la grande tradizione canora e melodica con cui l’Italia è divenuta famosa nel mondo dal Settecento a oggi. Abbiamo davvero bisogno, come Paese, come comunità, di recuperare un’attitudine, una rieducazione al bello. Anche nella musica. Guardate, dunque, alla Luna: vi stupirà”.

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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.