Raccontiamo l’attualità con una canzone
Se in questi giorni vi capitasse di tenere nelle mani un libro chiamato “Il giovane Holden”, vi consiglio vivamente di lasciar perdere qualsiasi vostra faccenda domestica (col rischio di seminare calzini sporchi in giro per i corridoi) e recare la massima attenzione alla lettura di questo capolavoro. In questo modo avrete la possibilità di andare, almeno con la mente, in America, attraverso gli occhi di un giovane studente degli anni 50’ che, appena espulso dal college, decide di girare a zonzo per New York, prolungando di qualche giorno il momento in cui dovrà rivelare la notizia al padre. Non che succeda molto di più, a dir la verità.
In tutto questo universo adolescenziale, però, c’è un piccolo dettaglio che mi è rimasto impresso nella mente: nell’incontrare moltissime persone, Holden discute di qualsiasi cosa e, spesso e volentieri, risolve gli eventuali disappunti in una sana e diplomatica scazzottata. Non sopporta nessuno e spara a salve su tutto e tutti. Molte volte però, si sofferma un attimo verso il tassista o la prostituta di turno, e fa la stessa e identica domanda: “Ma le anatre di Central Park, d’inverno, dove diamine finiscono? Quando il lago si ghiaccia, che ne è di queste anatre?” Se lo chiede continuamente e proprio non se ne capacita.
Ora, non so se voi, osservando le anatre al parco (muniti di autocertificazione, of course) vi siete mai fatti questa domanda. Non è proprio la prima cosa che viene da chiedersi. Holden, invece, ha questa straordinaria capacità: pensa al di là dagli schemi e riesce a vedere un mondo che è sotto al naso di tutti ma che solo lui riesce a vedere. Il dilemma di dove finiscono le anatre d’inverno, probabilmente, non è proprio in cima alla lista dei problemi quotidiani delle nostre lunghe giornate però (c’è sempre un però) è un invito a pensare al mondo che abbiamo lasciato fuori dalla porta. Quel mondo che, prima o poi, potremo ritornare ad abitare.
L’altra giorno, in un mio raro momento di lucidità, ho focalizzato le immagini dei paesi e delle località che ho avuto la fortuna di visitare in questi miei anni di viaggio. Da Parigi a Londra, da Berlino a Dublino, dal Brasile al Sud Africa, e poi la Spagna, la Polonia e via dicendo… un forte senso di malessere si impossessa di me quando penso a come sono adesso: città deserte, formicai svuotati e privi della laboriosa vita dei loro abitanti. Ed ecco che ritorna Holden, ma non più con le anatre: con tutti noi.
Cosa sarà di noi quando tutta questa vicenda sarà finita? Provo a chiudere gli occhi e a pensare alle chiacchierate che faremo al bar: ci racconteremo come abbiamo legato o rotto alcuni rapporti famigliari, rideremo ricordando il dolore di non poter abbracciare i nostri amici attraverso lo schermo di un cellulare. Ci sfogheremo per tutto quel tempo che abbiamo vissuto come in una prigione. Ora riapro gli occhi e invito te, caro lettore, a riflettere sull’enorme opportunità che abbiamo ora tra le mani. Il mondo tutto, forse per la prima volta dall’ultimo secolo, è finalmente unito. Unito nel voler di nuovo uscire di casa, dal voler cadere e rialzarsi di nuovo, dal continuare il suo immutabile corso. Un desiderio che lega tutti: dall’America all’Asia, dall’Africa a casa nostra. Ora dimmi: non è una cosa incredibile? Nonostante siano tempi difficili, ora si può intravedere un futuro possibile. Un futuro che continua ad unirci tutti. Di fronte ad una crisi senza precedenti, ecco che finalmente possiamo credere assieme ad nuovo domani.
Per questo mi salta subito in testa una canzone che, come le anatre di Central Park, ha la capacità di vedere oltre, nonostante tutto il male che circonda questo nostro mondo: la canzone in questione è “Il mondo si divide” di Brunori Sas. Lasciatevi trasportare dal suono dolce e leggero del pianoforte e dalla sua voce sottile, tagliente e inimitabile.
“Ma c’è un universo solo
Che unisce il cielo e il mare
E stanotte io voglio solo respirare
Con l’acqua fino al collo
E gli occhi dritti al cielo
Io stanotte voglio stare un po’ leggero”
Ed è così, ve lo giuro. Ascolto questa canzone e d’un tratto mi sento anch’io un po’ come Holden. Finalmente mi preoccupo anch’io di quelle anatre, di quel fragile e utopico mondo che mi porto dentro, troppo esule di fronte alle mille difficoltà della vita. Ma questo non importa, perché è un mondo che ci unisce tutti. È la sfida del domani che si sta già compiendo adesso. Tutto questo un giorno finirà, questo lo sanno tutti, ma è lì che inizierà la vera prova dei fatti. Saremo capaci di ritrovare quella stessa unità che ci lega adesso? Saremo capaci di lottare tutti assieme per realizzare il mondo di domani?
Francamente non lo so. A volte il mio cinismo prende il sopravvento e mi rendo conto di essere io il primo a dividere tutto. Amici, relazioni, sentimenti… Ma è nell’uomo dividere le cose, il mondo, di per sé, non è che un grosso bacino di unione e bellezza. Dico bene Brunori?
“Dividere le cose
È un gioco della mente
Il mondo si divide inutilmente”
Si, dico bene, o meglio, sei tu che lo dici bene (ma facciamo credere ai lettori che lo dico bene anch’io). Pervaso da una brezza di leggerezza e ottimismo, cercherò come tutti di resistere in questi giorni difficili, aspettando il momento in cui potremo parlare faccia a faccia di questa assurdità, senza cellulari e senza collegamenti Wi-fi. Dopo l’entusiasmo iniziale, inizierà un’altra battaglia: tenere unito questo nostro legame per sognare qualcosa di bello. Sarà una lotta dura e altrettanto faticosa, come il cercare di capire dove finiscono queste anatre durante l’inverno e di come salvare questo strano mondo, che continua ad essere, senza una reale motivazione, un disarmante bacino di bellezza e di poesia.
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