Intervista al cantautore bolognese per presentare il nuovo singolo
La voglia di positività, di guardare al domani con fiducia ma a partire dall’oggi ed il coraggio anche di osare musicalmente fanno parte del nuovo progetto musicale di Nicolas Bonazzi che da qualche giorno ha lanciato sul mercato il suo nuovissimo singolo inedito intitolato Solo cose belle. Ecco come ce lo ha raccontato:
Partiamo da ‘Solo cose belle‘: da dove nasce questa canzone apparentemente così anomala per la tua produzione?
<<La canzone nasce come uno sfogo: è stato un canto liberatorio che ha avuto origine proprio a partire dall’idea di ‘cose belle’ del ritornello. Ogni tanto, nella mia storia di scrittura di canzoni, ho avuto delle canzoni un po’ più arrabbiate o che nascono da insofferenze come in questo caso. L’input mi è stato dato da un’amica che si sfogava con me della sua disastrosa situazione sentimentale e con la mia empatia mi ha portato a fare delle osservazioni sul concetto che dovremmo tutti imparare a non dar spazio alle persone che ci tolgono energia e ci nascondono la possibilità e la voglia di guardare il lato bello delle cose>>.
Una canzone, quindi, con un testo non così banale o leggero rivestito, però, da un sound particolarmente fresco…
<<Mentre cantavo e scrivevo questa canzone mi rendevo conto che mi metteva di incredibilmente buon umore e con Filippo Francesconi abbiamo proseguito su questa strada per sviluppare il brano. Non sono solito farmi tante domande a proposito dell’aderenza ad uno stile piuttosto che ad un altro: mi fido di quello che la creatività mi suggerisce e mi porta a scrivere. In questo caso avevo un po’ di timore per il fatto che le persone trovassero questo brano troppo lontano dall’idea che negli anni si erano fatte di ma ma credo che questo sia un rischio che un’artista debba prendersi>>.
E, tra l’altro, a proposito di sound in questo brano c’è anche il marchio di Federico Nardelli alla produzione, una novità assoluta per quel che ti riguarda…
<<Si, è la prima volta che lavoriamo insieme. Sentivo il bisogno di mettere questa canzone nelle mani di qualcuno che parlasse un linguaggio musicale estremamente contemporaneo e ascoltando delle playlist mi sono casualmente reso conto che spessissime volte che ascoltavo un suono che mi piaceva c’era lui alla produzione. Ho provato a mandargli questa canzone e quando ha deciso di lavorarci su sono stato davvero molto felice perchè sapevo di mettere la canzone nelle mani di qualcuno che avrebbe potuto valorizzarla al massimo>>.
https://www.youtube.com/watch?v=YtDa_mhFi6M
Facendo riferimento a quanto dicevi poco fa, vorrei riflettere insieme a te sul fatto che, spesso, le cose che ci capitano e le persone che condividono con noi la nostra vita non dipendono dal caso ma piuttosto dall’atteggiamento che assumiamo in prima persona rispetto alla vita stessa
<<Sono assolutamente d’accordo. Penso che la felicità è una performance a cui si arriva con un esercizio quotidiano e costante di serenità e benessere ed è anche un qualcosa per la quale occorre applicarsi: credo che ognuno sia fautore della propria felicità per una grossa parte. Siamo noi a scegliere di rimanere in delle situazioni di malessere a volte e tutte le attenuanti che si trovano, di volta in volta, per rimanere intrappolati dentro quella situazione ci rendono colpevoli, se non complici, del nostro malessere. Non a caso il pezzo inizia con una sorta di ‘ohm’ per suggerire un impulso di concentrazione per smettere di lamentarsi e ricercare il bello>>.
Hai parlato di felicità e quindi non posso non chiederti che cosa sia e se credi alla sua esistenza
<<Penso che la felicità sia una fotografia, un momento in cui percepisci che la tua esistenza ha un valore smettendo di vedere il brutto e capendo che c’è un’altra prospettiva da cui guardare le cose e che corrisponde proprio con la felicità. A volte mi commuovo per delle cose banalissime che mi fanno rendere conto che siamo fortunati nonostante tutto e che abbiamo, davvero, in mano tutto quello che ci serve per essere felici. Poi penso anche che la vita ognuno la guardi con una lente differente e, a partire da questo, l’orizzonte della felicità può più o meno avvicinarsi rispetto a noi. Come diceva una bellissima canzone di Mario Venuti in duetto con Carmen Consoli la vita è un’onda “perchè essere felici per una vita intera sarebbe quasi insopportabile” anche perchè è il momento buio che ci fa apprezzare la felicità>>.
Nel corso del testo dici ‘ho chiuso il libro del passato e non ci penso più‘: lo si può leggere anche dal punto di vista della difficoltà di cambiare superando il passato?
<<Si, certo. La canzone è sempre una fiction che ha sempre il compito di farti vivere un qualcosa come vorresti che fosse e, in questo senso, questo è un punto importante: chiudere con un passato che non funziona è la chiave per andare avanti e per raggiungere quel miraggio che è la felicità. Ecco la definizione giusta della felicità: è un miraggio e la cosa bella da fare è il viaggio verso quella meta>>.
In un altro punto dici ‘penso al sole che ho perso aspettando un momento’, una sorta di pentimento per le occasioni perse…
<<E’ assolutamente così. Più restiamo chiusi a rimpiangere le occasioni perse più perdiamo il sole metaforiche che c’è fuori. Il tempo è l’unica cosa nella vita che non ci viene restituito quindi occorre fare attenzione nel dare quel tempo a persone che non lo meritano perchè, poi, non lo avremo indietro quando ce ne pentiremo>>.
Questa canzone, malgrado la sua particolarità che abbiamo sottolineato, mantiene intatta la tua riconoscibilità vocale che rimane il tuo marchio di fabbrica anche in un momento storico in cui la tendenza generale sembra quasi quella contraria da un punto di vista musicale. E’ una scelta voluta la tua?
<<Non c’è un ragionamento da parte mia dietro a tutto ciò ma lo prendo come un grandissimo complimento quello che mi dici. Pensando a me come fruitore della musica credo che la cosa più importante per un ascoltatore sia la riconoscibilità dell’artista che va ad ascoltare: penso che un cantante possa anche concedersi qualche stonatura ma che debba essere sempre riconoscibile. Mentre lavoravo alla registrazione di questo brano mi divertiva il fatto che dei ragazzi più giovani con cui ho lavorato provassero a farmi capire che il mio modo di cantare, incentrato su di una tradizione più classica se vogliamo, appartenga al passato. Non l’ho preso come un limite ma, piuttosto, come un’evidenza che mi fa comprendere come oggi il trend stia cambiando ma che, comunque, offre ancora lo spazio per un confronto ed una libera espressione plurale. Almeno me lo auguro>>.
Non possiamo non chiudere se non guardando al futuro: cosa succederà artisticamente per te domani?
<<Ancora non lo so precisamente ma quello che so di per certo è che ho delle belle canzoni che non vedo l’ora di fare ascoltare anche se il come, il dove ed il quando ancora non sono chiari. Ecco, mi dedicherò, a chiarire questi aspetti (ride)>>.
Ilario Luisetto
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