Un focus all’interno di alcune tematiche più care ai grandi cantautori del passato e agli astri nascenti della nostra discografia
Troppo difficile riuscire a dare un quadro completo della poetica di Fabrizio De André, di fatto impossibile racchiudere in poche frasi la vastità della sua incredibile discografia. Centinaia di temi trattati e ritrattati da angolazioni differenti ma sempre con un senso critico e poetico fuori dalla norma, storytelling tra il personale e l’immaginato che senza alcun dubbio ci permettono di classificare il cantautore ligure come uno dei mostri sacri della musica italiana, ancora oggi di grandissima ispirazione per musicisti e cantautori italiani e non solo. Un genio che ha saputo cogliere la vita vivendola e poi scrivendola, capace di descriverne con lucidità disarmante i tratti più filosofici e complessi.
All’interno dell’incredibile numero di temi trattati dal cantautore non può ovviamente mancare quello dell’amore, e più nello specifico dell’amore che passa lasciando di sé solamente un ricordo che pian piano andrà a sbiadirsi nel tempo. “L’amore perduto” che De André canta non è inquadrato sempre dallo stesso punto di vista, ma viene proposto in varie declinazioni, da quello ingenuo e fanciullesco fino a quello maturo e più razionale. “Quei giorni perduti a rincorrere il vento, a chiederci un bacio e volerne altri cento”, canta l’artista in uno dei suoi versi più celebri, ovvero l’incipit di Amore che vieni, amore che vai, canzone che riesce a parlare indistintamente di amori passati, presenti e futuri, legati però dalla sempre presente malinconia tipica traccia poetica del geniale artista.
Come a voler dire che ogni caso tutto passa e niente sarà mai eterno, godersi il momento al massimo prima che diventi solamente un lontano e dolce ricordo, sempre più piccolo nella nostra memoria, De André ci mette davanti alla dura realtà: amare porta gioia e anche dolore, sempre. Il tempo che passa è uno strumento, una macchina che porta con sé i ricordi e le sensazioni di un’età o di un periodo, triste o felice che sia.
Ricordi sbocciavan le viole
con le nostre parole:
“Non ci lasceremo mai,
mai e poi mai”
Vorrei dirti ora le stesse cose
ma come fan presto amore
ad appassire le rose
L’amore per Fabrizio De André è un ciclo che prosegue all’infinto, ripetendosi in maniera simile anche se mai uguale: inizia, viene vissuto e consumato e poi tristemente finisce. “Ti ho trovata lungo il fiume che suonavi una foglia di fiore
che cantavi parole leggere, parole d’amore ho assaggiato le tue labbra di miele rosso rosso, ti ho detto dammi quello che vuoi, io quel che posso… (Se ti tagliassero a pezzetti)”, sembra il perfetto sottofondo per un amore nato in libertà e cresciuto scena ostacoli. Il cantautore, che così tanto ha scritto sul tema dell’amore, non hai mai nascosto la sua vena malinconica, quel guardarsi indietro con distacco che permette di vedere a volte le cose in maniera totalmente differente, liberando lo sguardo dalle fantasie di un forte sentimento sbiadito, che spesso si trasforma in qualcosa da guardare e ricordare con affetto e tenerezza.
Quando in anticipo sul tuo stupore
verranno a crederti del nostro amore
a quella gente consumata nel farsi dar retta
un amore così lungo
tu non darglielo in fretta
Tanti (e forse troppi) hanno parlato d’amore nella tradizione della canzone italiana, ma forse nessuno mai come Fabrizio De André, capace, grazie alla sua visione nostalgica e romantica della vita, di “dipingere” a parole tracce d’arte di rara bellezza, in cui la poesia si lega spesso ad un tappeto musicale sempre all’altezza della situazione e della sua grandissima fama.
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