venerdì 22 Novembre 2024

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Fabrizio De Andrè, cinquant’anni de “La buona novella”

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Sono passati cinquant’anni dalla prima pubblicazione de “La buona novella”, celebre disco di inediti di Fabrizio De Andrè rilasciato nel novembre del 1970. Si tratta di un concept album ispirato dalla lettura dei Vangeli apocrifi, testi esclusi dal canone della Bibbia cristiana. Un lavoro che interpreta il pensiero cristiano salvandolo dalla dottrina cattolica, come ha più volte raccontato lo stesso cantautore, il cui intento era quello di sottolineare l’aspetto umano della figura di Gesù, in netta contrapposizione con l’interpretazione storica esercitata dalla Chiesa.

Un progetto che, al momento della sua uscita, fu considerato anacronistico, lontano dal tempo e dalle contestazioni sessantottine dell’epoca. L’intento di Faber, invece, era quello di proporre un’allegoria, un parallelismo con quanto accaduto venti secoli prima, la storia di chi prima di tutti si era opposto ai soprusi dell’autorità, mettendo in luce la figura umana e rivoluzionaria di Cristo, piuttosto che l’aspetto più spirituale, restituendo attenzione a figure bibliche considerate minori, tra cui Tito e Dimaco, i due ladroni crocifissi insieme a Gesù.

Come già accaduto nel precedente lavoro “Tutti morimmo a stento”, l’artista genovese si è servito del valido contributo di Gian Piero Reverberi per costruire il più adatto tappeto musicale. Un’idea partorita da Roberto Danè, arrivata ben tre anni prima del musical “Jesus Christ Superstar”, opera statunitense famosa in tutto il mondo ma che, in effetti, è arrivata dopo. Giusto sottolineare il genio visionario italiano, anche quando non viene riconosciuto. In sintesi, “La buona novella” è un disco che non parla di beatitudine, bensì racconta e sviscera le peculiarità dell’umanesimo.

Fabrizio De Andrè, con la sua penna, non fa altro che incidere con lo scalpello su una pietra ultra millenaria, senza attingere dalla retorica, impresa non facile quando si affronta uno degli argomenti più discussi e complicati di sempre. Il potere dell’arte è proprio questo: riuscire a srotolare un gomitolo dalla matassa e tessere una narrazione nuova, alternativa, parallela, ma non per questo secondaria. A cinquant’anni di distanza, in un momento storico complicato come questo, concedersi il lusso di ascoltare questo disco è un po’ come presenziare al banchetto più esclusivo e ghiotto della storia.

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La buona novella | Tracklist e stelline

  1. Laudate Dominum (intro)
    (Fabrizio De Andrè, Gian Piero Reverberi)
  2. L’infanzia di Maria ★★★★☆
    (Fabrizio De Andrè, Gian Piero Reverberi)
  3. Il ritorno di Giuseppe ★★★★☆
    (Fabrizio De Andrè, Gian Piero Reverberi)
  4. Il sogno di Maria ★★★★☆
    (Fabrizio De Andrè, Gian Piero Reverberi)
  5. Ave Maria ★★★★★
    (Fabrizio De Andrè, Gian Piero Reverberi)
  6. Maria nella bottega d’un falegname ★★★★☆
    (Fabrizio De Andrè, Gian Piero Reverberi)
  7. Via della Croce ★★★★☆
    (Fabrizio De Andrè, Gian Piero Reverberi)
  8. Tre madri ★★★★☆
    (Fabrizio De Andrè, Gian Piero Reverberi)
  9. Il testamento di Tito ★★★★★
    (Fabrizio De Andrè, Corrado Castellari)
  10. Laudate hominem (outro)
    (Fabrizio De Andrè, Gian Piero Reverberi)
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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.