Numerosi artisti e sponsor uniti nel segno della solidarietà, in due settimane hanno raccolto già 2 milioni di euro
Fare categoria, per decenni si è cercato di mettere da parte le individualità per lottare con un’unica voce per i propri diritti, senza mai ottenere grandi risultati. In un momento storico difficile come questo, Scena Unita si impone l’obiettivo di abbattere i muri e le disuguaglianze, il tutto attraverso un’iniziativa concreta incentrata su due obiettivi fondamentali: 1) creare un’operazione di welfare nei confronti degli operatori dello spettacolo attualmente in difficoltà; 2) pianificare e finanziare progetti per far ripartire l’intero settore una volta che questo momento sarà definitivamente superato.
Un’iniziativa partita da Fedez, che ha coinvolto sin da subito numerosi colleghi e partner, artisti e aziende che hanno sposato con slancio l’iniziativa, arrivando a raccogliere in sole due settimane la bellezza di ben 2 milioni di euro. Per far fronte alle criticità di un intero settore in ginocchio, un’intera filiera produttiva che si è fermata senza beneficiare delle giuste tutele, il fondo SCENA UNITA – per i lavoratori della Musica e dello Spettacolo si offre di supportare in modo diretto e concreto le fasce di lavoratori più colpite, cercando anche di guardare ad un possibile futuro, al post pandemia.
L’emergenza sanitaria ha generato un peggioramento progressivo della situazione economica di un settore che, già da anni, non navigava in acque tranquille, mettendo in evidenza le fragilità dell’intero indotto. L’obiettivo è quello di fornire un concreto e immediato sostegno agli operatori del mondo dello spettacolo, sotto la guida e la supervisione della onlus CESVI, de La Musica Che Gira e di Music Innovation Hub, il tutto con il patrocinio del Ministero per i beni e delle attività culturali e per il turismo.
Tante le imprese che hanno risposto all’appello, da Amazon Prime Video ad Intesa
Chiunque potrà donare attra
Scena Unita | La parola agli artisti coinvolti
Fedez: «Scena Unita nasce per aprire un tavolo, l’idea è molto semplice: non avrebbe avuto senso chiudere un aiuto ulteriore al popolo italiano, che si è già speso nel momento del bisogno. Gli artisti che aderiscono a questa iniziativa non mettono soltanto la propria faccia, hanno donato, una prerogativa importantissima per noi, ovvero dimostrare che sappiamo rimboccarci le maniche. Abbiamo chiesto ai brand e alle aziende di supportare l’iniziativa, per rimarcare un concetto semplice: la musica e il mondo dell’intrattenimento possono continuare a vivere durante questa emergenza, con un po’ di ingegno e di creatività si possono sopperire le problematiche. Il progetto si sviluppa in due anime: aiutare i lavoratori in difficoltà e investire a fondo perduto sulla progettualità. E’ importante far passare il messaggio che non si tratta di elemosina o carità, motivo per il quale possiamo asserire che Scena Unita è l’unico fondo di artisti al fianco dei lavoratori».
Gianna Nannini: «Sono qui come testimonial e garante di questo progetto, ci credo fermamente. Questa è un’iniziativa supportata dai professionisti del mondo dello spettacolo, è molto importante far capire alla gente le problematiche di queste persone che non solo sono senza lavoro, ma forse devono pure cambiarlo. La prima cosa è non perdere questi professionisti, per quanto mi riguarda sto progettando dei concerti per l’anno prossimo, qualcosa la inventerò, ma di fisico e non di virtuale».
Gianni Morandi: «Sono contento che si cominci a fare qualcosa, dopo averne parlato tanto in questi mesi, è arrivata l’ora ora che la nostra partecipazione fosse anche pratica. La situazione la conosciamo tutti, sappiamo le difficoltà delle famiglie dei lavoratori dello spettacolo, il fatto che ciascuno di noi partecipi con una donazione è un segno importante. Sono convinto che da questo momento in poi le cose miglioreranno, ci voleva un’iniziativa come questa. Il mondo non può vivere senza musica, senza spettacoli, senza teatri, perché tutto questo ci colora la vita».
Calcutta: «Sono felice di aver partecipato a questa iniziativa, spero sia d’ispirazione anche per altri settori, questo autosostenersi e venirsi incontro. La trovo una cosa naturale, in un periodo come questo è una modalità che considero salvifica per tante altre attività in crisi».
Achille Lauro: «Conosco l’entusiasmo e l’immenso lavoro che c’è stato da parte di Federico, il coinvolgimento è stato incredibile, fino ad arrivare del grande risultato ottenuto in poche settimane. Finalmente un sostegno concreto da parte degli artisti in favore delle persone che lavorano con noi, cercare di non lasciare le persone indietro, professionisti che hanno contribuito alla crescita di ciascuno di noi. Dobbiamo ricordarci chi siamo, ovvero un Paese che affonda le proprie radici nella cultura, per cui è nostro dove tutelarla».
Manuel Agnelli: «Credo che questa cosa sia parte di un percorso di riforma intrapreso mesi fa. Han detto quasi tutto i miei colleghi, ma voglio rimarcare che si tratta di un momento unico, il che produce una serie di effetti collaterali positivi. Questo tipo di unità ci porta ad essere rappresentativi all’esterno, anche con le istituzioni e con il Governo, da soli non siamo credibili, insieme possiamo iniziare a parlare in maniera concreata di una riforma burocratica e legislativa. Sono orgoglioso di riuscire ad essere utile per una causa del genere».
Giovanni Caccamo: «L’immagine che ho dall’artista è quella di un minatore, cercare di racimolare della luce, delle bottiglie di positività che possano servire a rilluminare il nostro mondo di arte e creatività quando tutto questo sarà finito, per far ripartire al meglio l’intero settore. E’ un momento surreale, dietro questa tragedia si nasconde l’occasione di occupare questo tempo in una progettazione di un sistema reale, una filiera che possa tutelare gli operatori dello spettacolo oggi e sempre. Chi ha la fortuna di stare un passo in avanti, si volti e diano una mano».
Eugenio in Via di Gioia: «L’obiettivo sarebbe che tutti partecipassimo a questa iniziativa, diventare un consorzio, per raccontare la nostra storia ripartendo da un nuovo contenitore. Oltre a creare contenuti creativi nuovi, bisogna aiutare anche gli artisti emergenti, creare di trovare un’alternativa rispetto ai talent che già contribuiscono in parte, qualche piattaforma web che possa far crescere da zero le giovani proposte».
Shade: «Questa iniziativa è nata da una nostra esigenza, penso che l’unione di tutti gli artisti sia una cosa unica nella storia della musica. Ci sono tantissimi aneddoti che potremmo raccontare, la nostra chat è sempre attiva, ognuno di noi mette sul campo le proprie idee, eliminando passaggi burocratici e intervenendo in prima persona».
Nico Donvito
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