A tu per tu con il cantautore romano, in gara a Sanremo Giovani con il brano “Lezioni di volo”
A un anno di distanza dalla nostra precedente intervista, ritroviamo con grande piacere Marco Zitelli, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Wrongonyou, per parlare del suo nuovo singolo “Lezioni di volo”, in gara per la finalissima di Sanremo Giovani, in programma su Rai Uno giovedì 17 dicembre.
Ciao Marco, bentrovato. Come stai vivendo questa attesa e quali sono i feedback che più ti stanno colpendo riguardo al brano?
«L’attesa è sempre “massacrante”, perchè ci sono più fattori in gioco, dall’ansia alla voglia di cantare, ma anche un po’ di paura che qualcosa vada storto. Sostanzialmente sono molto contento di tutto questo percorso, per quanto io possa avere accumulato altre esperienze, quello televisivo è tutto un altro mondo. Nonostante sia catalogato come un pezzo indie, il brano sta ottenendo un buon riscontro su larga scala, sia da parte del mio pubblico, ma anche da gente nuova».
Non avere paura di lanciarsi, di buttarsi nelle proprie scelte a prescindere dalle conseguenze. “Lezioni di volo” racconta un po’ tutto questo. Quali riflessioni ti hanno innescato questa analisi?
«Di base le cose che ho capito durante la prima quarantena, il lockdown quello più pesante. Per molti è stato massacrante, io sono stato fortunatamente molto bene, perchè sono riuscito a tornare a casa ai Castelli Romani, quindi stavo abbastanza nel verde, in più mi sono messo a dieta e ho perso venti chili, ho scritto tanti pezzi, tra cui anche questo. Da tutta questa situazione ho capito che la libertà è una droga di cui tutti siamo dipendenti».
Quali skills pensi di aver acquisito in questo ultimo anno, rispetto all’uscita del precedente disco “Milano parla piano”?
«Risentendo il disco precedente, capisco cosa intendevano i miei discografici quando mi ripetevano che l’italiano non mi uscita ancora bene, a livello di sonorità vocale, rispetto all’inglese. A distanza di un anno, considerando anche i pezzi nuovi, avverto una vera e propria maturazione. Il valore aggiunto è aver trovato un produttore che ha sposato il progetto, di conseguenza il nuovo album sarà più omogeneo dal punto di vista del sound, allo stesso tempo mi rendo conto che c’è stato da parte mia un cambiamento vocale, sono riuscito a riportare un certo modo di cantare dall’inglese all’italiano. Anche nei testi, sicuramente, sono molto più sciolto».
Per concludere, al di là del passaggio e della conseguente possibilità di calcare l’ambito palco dell’Ariston, quale sarebbe per te il riconoscimento più importante, il vero traguardo personale di questo tuo Sanremo Giovani?
«Esserci è già un bel traguardo, poi il mio sogno sarebbe quello di suonare con l’orchestra. Uno dei miei cantanti preferiti è Elvis, la cosa che più gli invidio non sono né le donne né il ciuffo, bensì i musicisti che lo accompagnavano in ogni concerto. Sarebbe per me una grande soddisfazione mettere piede sul palco dell’Ariston e avere un gruppo di professionisti a mia completa disposizione. Sarebbe bellissimo».
Nico Donvito
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