A tu per tu con il cantautore romagnolo classe 2001, in occasione dell’uscita del suo nuovo disco “Nuvole“
A poche settimane di distanza dalla nostra chiacchierata presanremese, abbiamo il piacere di ospitare nuovamente Emanuele Caso, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Random, artista che abbiamo già avuto modo di apprezzare nel corso di “Amici Speciali“ e in occasione della pubblicazione del suo precedente progetto discografico “Montagne russe“. Si intitola “Nuvole” l’album anticipato dal singolo “Torno a te“, presentato sul palco dell’Ariston in occasione della 71esima edizione del Festival della canzone italiana di Sanremo. Dodici tracce in scaletta, impreziosite da cinque featuring con Gio Evan, Guè Pequeno, Etnico, Carl Brave e Samurai Jay.
Ciao Emanuele, bentrovato. Partiamo dal tuo nuovo album “Nuvole”, a cosa si deve la scelta di questo titolo?
«Le nuvole sono la cosa che divide la terra dal cielo, di conseguenza lo considero un disco di passaggio, un ulteriore step in avanti. Il titolo è dovuto anche ad un fattore emotivo, perchè ogni pezzo per me è un po’ come una nuvola, ognuno ci può vedere la forma che vuole, in base al proprio stato d’animo. Ogni brano in scaletta contiene un messaggio ben chiaro, ma a seconda del proprio vissuto può essere percepito in maniera differente».
In scaletta ci sono cinque collaborazioni, con quale criterio è avvenuta la selezione degli ospiti?
«Un criterio di amicizia e di stima, ho scelto gli artisti anche per il messaggio, affinché potessero valorizzarlo con il loro apporto. Sono veramente soddisfatto, perchè non ho fatto feat. di convenienza, giusto per metterci un nome in più, ma ho scelto di coinvolgere persone che conosco e in cui mi riconosco, sia in ambito musicale che nel loro modo di essere».
Il disco si apre con “Torno a te”, canzone che hai presentato all’ultimo Festival di Sanremo. Al di là della classifica, cosa ti ha lasciato e cosa ti ha insegnato questa esperienza?
«Mi ha insegnato tanto a livello personale, ho capito che devo iniziare a controllare la mia emotività. La testa sbarella, il cuore pure, ma bisogna rimanere saldi e ben focalizzati. La vita è bella e ce la dobbiamo godere. Non sono arrivato ultimo, ma ventiseiesimo tra tutti gli artisti italiani, molti sicuramente anche più big di me, che si sono presentati per partecipare al Festival. Sento di essere stato fortunato per aver avuto la possibilità di presentare la mia canzone su quel palco, non mi piace sentirmi giù o inferiore a qualcun altro. Continuerò a lavorare per migliorarmi sempre di più».
Scrivere queste canzoni ti è servito per liberarti di qualche zavorra di troppo?
«Assolutamente sì, prima di essere diventata il mio lavoro, la musica è il mio modo di vivere e di sfogarmi. Una volta che scrivi una canzone è come se mettessi i tuoi pensieri nero su bianco, questo ti aiuta ad esorcizzare anche i tuoi problemi, a superarli con più facilità».
E pensi che, di riflesso, possa essere d’aiuto anche a chi le ascolterà queste canzoni? Credi nel potere terapeutico della musica?
«Senza ombra di dubbio, questo disco è stato fatto proprio per questo. Abbiamo scelto tra ottanta canzoni, basandoci proprio sul messaggio terapeutico. Sto puntando ad avere un fanbase solida, non voglio essere quell’artista che viene seguito solo quando fa una hit. Sento di avere tanto da dire e voglio cercare di aiutare le persone, perchè credo di essere nato per questo, mi sento un profeta del 2021. Per questo cerco di darmi da fare, ogni giorno mi sveglio e mi ripeto che ce la farò, che diventerò il numero uno, che arriverò a realizzare il mio sogno più grande, ovvero suonare in uno stadio. Ci voglio arrivare e se non sono io il primo a credere in me stesso, nessuno potrà mai farlo al posto mio».
Per concludere, quali sono gli elementi e le caratteristiche che ti rendono più orgoglioso di “Nuvole”?
«La spontaneità, il fatto che l’abbiamo fatto e basta, non l’abbiamo pensato troppo questo disco. Lo abbiamo realizzato per la gente e non per farci vedere, cosa c’è di più bello?».
Intervista a Random | Podcast
Nico Donvito
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