A tu per tu con il giovane artista torinese, in uscita con il nuovo singolo intitolato “Blocchi“
Tempo di nuova musica per Stefano Sciuto, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Liner, artista classe ’99 che ritroviamo in occasione dell’uscita di “Blocchi“. Approfondiamo la sua conoscenza.
Ciao Stefano, benvenuto. Partiamo dal tuo nuovo singolo “Blocchi”, cosa racconta?
«”Blocchi” nasce da un blocco dello scrittore di cui sono stato vittima per un paio di mesi, anche se poi in realtà attraverso il brano stesso parlo dei blocchi emotivi e psicologici che ognuno di noi, prima o poi, è costretto ad affrontare».
Un brano che racconta di come si può uscire da un momento di stallo, cosa ti ha sbloccato?
«Sicuramente ricordarmi che faccio musica per liberazione e non per dimostrare agli altri».
A livello musicale, come sei arrivato a questo tipo di sound?
«Il tipo di sound non è una cosa che mi studio insieme al produttore, ma varia in base a come mi sento il giorno in cui vado a fare sessione. Così nascono le mie produzioni».
Dal punto di vista narrativo, cosa aggiungono le immagini del videoclip diretto da Marco Mannini?
«Le immagini del videoclip descrivono esattamente il processo di creazione del brano: dal non si riuscire a creare nulla a rendersi conto del fatto che non c’è bisogno di scappocciarsi per trovare la soluzione, in quanto la si abbia quasi sempre dentro di sé».
Facciamo un breve salto indietro nel tempo, come e quando ti sei avvicinato alla musica?
«All’età di 14 anni mio fratello, che già scriveva, iniziò a portarmi con sé e ai contest e alle jam di freestyle, perciò iniziai a introdurmi nel mondo della musica, riconobbi che faceva per me, da quel momento nacquero i miei primi testi».
Quali ascolti hanno accompagnato e influenzato la tua crescita?
«Sono cresciuto ascoltando grandi classici del rap italiano come “Vile Denaro” dei Club Dogo, susseguiti da tutti i primi album e mixtape di Marracash ed Emis Killa».
A cosa si deve la scelta di autoprodurti in maniera totalmente indigente? Quali sono i pro e i contro?
«Sono una persona che ama controllare tutto ciò che crea e di conseguenza sono molto geloso della mia arte. Sicuramente autoprodursi comporta grandi responsabilità e tanto senso di organizzazione, a volte esco matto (ride, ndr), ma allo stesso tempo quando ottieni grandi risultati, sei consapevole del fatto di esserci riuscito da solo».
Come descriveresti il tuo rapporto con i social network e quanto li reputi importanti, oggi, per il lancio di un progetto discografico?
«Ad oggi i social network sono fondamentali per il lancio di un proprio singolo/album. Allo stesso tempo non sono nemmeno uno di quegli artisti che utilizzano i social per fare gli influenser, bensì comunico quasi e solo esclusivamente cose inerenti alla mia musica. Inoltre, avere una buona strategia di marketing ad oggi conta quanto la qualità della musica stessa».
Per concludere, a chi si rivolge oggi la tua musica e a chi ti piacerebbe arrivare in futuro?
«Dirti che faccio musica per gli altri sarebbe una bugia, scrivo per me stesso e per stare meglio. Mi piacerebbe arrivare a un pubblico maggiore ogni volta che rilascio un brano, perchè trasformare la propria passione in un lavoro al cento per cento è un’impresa non da poco. Continuerò a lavorare bene per far sì che accada».
© foto di Marco Mannini
Nico Donvito
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