A tu per tu con la talentuosa cantautrice toscana, alla vigilia della sua partecipazione all’edizione 2021 del Festival di Castrocaro
Grinta e riflessione, queste le caratteristiche principali della musica di Greta Ciurlante, alias Mirall, artista classe ’90 che abbiamo avuto modo di incontrare in occasione della sua partecipazione alla 64esima edizione del Festival di Castrocaro, che sarà trasmessa in prima serata su Rai Due martedì 7 settembre. Approfondiamo la sua conoscenza.
Ciao Greta, benvenuta. Mancano poche ore alla finalissima del Festival di Castrocaro, come stai esorcizzando questa attesa?
«C’è un po’ di adrenalina, sto iniziato ad avvertire ansia, un misto tra paura ed eccitazione. Un modo per esorcizzare questa attesa? Devo essere sincera? Adesso non ce l’ho, ma sono certa che da qui all’esibizione lo troverò (sorride, ndr)».
“Padre nostro” è il brano inedito che presenterai in gara, cosa ti ha spinto a scegliere proprio questo pezzo?
«Perchè è un pezzo che significa molto per me, proprio per il senso e ciò che vuole esprimere il testo. “Padre nostro” è un invito a tornare ad essere umani, credo che non ci sia niente di più attuale in questo momento storico un po’ particolare che stiamo vivendo e che ci sta allontanando. Ci stiamo abituando alla violenza, questa è una cosa pericolosa e drammatica. L’obiettivo di questo brano è quello di sensibilizzare le persone, a riprendere in mano la nostra umanità».
Come cover, invece, cosa hai scelto di portare sul palco di Castrocaro?
«”Un’estate al mare”, un doppio omaggio sia nei confronti di Giuni Russo, una grandissima cantante che secondo me è stata un po’ sottovalutata, sia nei confronti del maestro Franco Battiato, che ha firmato questo pezzo».
Ti senti rappresentata dall’attuale scena musicale italiana?
«L’attuale scena musicale italiana è talmente vasta, per cui sento di avere sicuramente degli artisti che mi rappresentano e cantautori che mi piacciono moltissimo. Mi vengono in mente Brunori Sas e Margherita Vicario, Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e il giovanissimo Fulminacci. Musicalmente parlando, la scena nazionale è sicuramente fervida, sta a noi cercare, ascoltare e aprire un po’ i nostri orizzonti».
C’è una particolare lezione che pensi di aver imparato dalla musica fino ad oggi?
«La musica mi ha insegnato ad interagire con le mie emozioni, nel profondo. Ed è qualcosa di coraggioso, una specie di seduta di psicanalisi. Questa, forse, è la lezione che mi ha lasciato. La musica per me è ossigeno, la mia vita. Il continuo avere a che fare con le mie emozioni, è sicuramente il lavoro più bello del mondo (sorride, ndr)».
Videointervista a Mirall | Castrocaro 2021
Nico Donvito
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