Un tema dentro le canzoni
“Seconda stella a destra, questo è il cammino E poi dritto fino al mattino” canta Edoardo Bennato, come a darci una direzione, che in certi momenti della vita potrebbe esserci d’aiuto, forse la desideriamo addirittura, per orientarci almeno un po’, fiduciosi che “poi la strada la trovi da te”, anche quando “porta all’isola che non c’è” . Se ci fermiamo “a pensarci” un attimo, “che pazzia È una favola, è solo fantasia E chi è saggio, chi è maturo lo sa Non può esistere nella realtà”, però ne siamo comunque attratti, per il bisogno di credere, perfino alle stelle se è necessario; per questo le interroghiamo, per ragioni che hanno a che fare con noi e che influenzano i nostri umori, anche quando non ci crediamo fino in fondo. O forse sì?!
Nonostante non sia scientifica la correlazione tra il carattere di una persona e la posizione astrale al momento della sua nascita, per cui le stelle non disegnano il destino né influenzano realmente il nostro vivere quotidiano, non riusciamo a fare a meno di buttare un occhio all’oroscopo per poter dire che, in fondo, tutto ciò che accade è “colpa” delle stelle. Perciò, sono innumerevoli le volte in cui chiediamo come Vasco Rossi, “Ehi, ma di che segno sei?”, davvero convinti che da questo capiremo chi abbiamo di fronte, sentendoci autorizzati a dire “che non va mica bene, sai Con tutta quella confusione che hai Dai, decidi adesso cosa vuoi”.
Non paghi di sapere il segno, con Giorgia proseguiamo “e che ascendente hai”. Segno zodiacale e ascendente diventano quasi essenziali per una serie di riflessioni interiori che ci porteranno a stabilire che “è proprio quello giusto per me Sarà la verità Ma che importanza ha”, perché in fondo “la verità è una grande illusione”? A voler essere ancora più tecnici, andrebbe calcolata la Carta Astrale della persona, sulla base della sua data, ora e luogo di nascita. La Carta Astrale tiene conto della posizione esatta dei Pianeti nel momento preciso della nascita e interrogarla diventa, dunque, un gioco serissimo, che ci aiuterà a giustificare gli umori e i comportamenti di una giornata, di una settimana e, addirittura del futuro.
Così Mina, in un testo potente per l’uso dell’anafora e dell’allitterazione, sembra sapere già tutto perché “l’oroscopo dice Che io con lui sarò felice Che avremo una casa Che lui sarà l’amore (…) Che io gli darò due figli Che avremo una lite” e “che lui sarà la mia stagione La voglia, la gioia, la mia prigione E se non fosse vero La mia vita è uno zero”. Ci racconta tanto anche il “nata sotto il segno dei Pesci” della Marina di Antonello Venditti, un po’ sognatrice e con i piedi per terra, tipiche caratteristiche del segno: “vive male e insoddisfatta (…) E tutto quel che cerca e che vuole È solamente amore Ed unità per noi Che meritiamo un’altra vita Violenta e tenera, se vuoi”. Stando alle carte, i segni dello zodiaco più confusi in amore sono Gemelli, Capricorno, Acquario, Scorpione e Cancro.
Non è un caso, dunque, se Carl Brave canta “stavamo bene ma c’abbiamo dato un taglio” , una metonimia “per darci spazio, un po’ di luce Eravamo gemelli, mo siamo al Gemelli Ci diamo un taglio, il tuo sorriso ce l’ho io” e Peter White con “lei è acquario Con ascendente pesci Di giorno fa l’artista La notte vuole me”. Vengono delineate, attraverso lo Zodiaco, le caratteristiche psicologiche di una donna indipendente, fuori dagli schemi, dalla doppia natura spiazzante, che la fa essere libera come un’artista e innamorata di uno “indeciso pure su cosa bere” così spento dentro che “accenderò le luci del mio acquario Io nuoto, tu respiri”.
L’uso, in doppia accezione, del termine “acquario”, indica il segno zodiacale e il mondo interiore dell’amato, il suo fluttuare di pensieri e stati d’animo, in cui si mette a nuotare per attraversarli tutti, comprenderli e farvi ordine mentre alla compagna chiede soltanto di respirare, di restargli accanto così com’è. Interessante il testo di Tommaso Paradiso per l’accostamento dei segni zodiacali a un periodo dell’anno, in particolare a “la stagione del Cancro e del Leone”, alla loro “splendida mattina E che gioia questi alberi L’aria è fresca e sa di pino“. Il “mare” e “la dolcezza sulle onde“, le “facce rilassate“, gli “uccelli“, le “spose” e i “fiori” allontanano il grigio inverno; quando le responsabilità di scuola e gli impegni religiosi sono finiti non resta che uscire dal torpore, alzarsi e vivere, ricordando che l’estate “la dobbiamo giocare noi“.
“Come le stelle noi”, direbbe Alan Sorrenti, “soli nella notte noi ci incontriamo (…)” , con quel “soli” con cui si può intendere tanto la stella solare quanto la condizione interiore di quando ci cerchiamo “silenziosamente” e “insieme Ci sentiamo (…) Noi stanotte figli delle stelle Ci incontriamo per poi perderci nel tempo”.
Lo spunto per una considerazione ulteriore ce lo offre Calcutta, quando scrive “sono uscito stasera ma non ho letto l’oroscopo”: un invito a vivere il momento, sgombri da condizionamenti celesti e senza pensare di essere predestinati. Indipendentemente da dove ci troviamo, “non è Rio de Janeiro ma c’è un clima fantastico”, dobbiamo intraprendere il nostro viaggio di ricerca, “io ti giuro stasera che ti cerco nel traffico Sotto le unghie e nei bar, fino al mare del Baltico”, senza fare paragoni con altre vite che abbiamo incrociato, “perché non mi ricordi nessuna guagliona” o richiami ad esperienze/cose passate “una cassa che suona, una casa che brucia”, ma soprattutto senza porre limite al tempo che servirà per trovare la nostra felicità, anche a costo di cercarla “tutta la notte” e, magari, per tutta la vita.
Francesco Penta
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