Dopo l’esibizione a X-Factor, la canzone è balzata al primo posto su iTunes e su YouTube
Autunno 1994. Una diciassettenne Ambra Angiolini, con già alle spalle un anno di brillante conduzione di “Non è la Rai“, esordisce, su intuizione di Gianni Boncompagni, nella musica e il suo si rivela da subito un fenomeno eclatante. L’album “T’appartengo“, trainato dal singolo omonimo, vende 100.000 copie nella prima settimana spingendosi poi fino alle 370.000 che gli valgono tre dischi di platino (oggi sarebbero sette). Successo che porta l’etichetta – RTI Music – a lanciare il brano anche all’estero (Spagna e Sudamerica) e a investire su una tournée nei palasport, andata interamente sold-out.
Oggi sono passati 28 anni eppure quel brano non avverte affatto i segni del tempo.
Numeri da record per una canzone con una storia lunga 28 anni |
Ambra è tornata ad interpretarlo giovedì sera alla finale di X-Factor in un’esibizione iconica con tanto di coreografia sexy e un look che richiama quello di “Non è la Rai” (camicetta, cravatta e microfono ad archetto), scatenando un effetto nostalgia di dimensioni forse mai viste in passato. Il Forum di Assago è letteralmente esploso e, in questi giorni, sui social si parla solo di lei: tra Instagram e Facebook, il video caricato dai profili del talent di Sky ha raccolto più di 5 milioni di visualizzazioni, risultando largamente il più visto dell’ultima edizione.
Un fenomeno non solo social però: la performance è balzata immediatamente al primo posto delle tendenze di YouTube e, mentre scriviamo, la versione pubblicata nel 1994 è prima in classifica su iTunes. In un weekend tutt’altro che facile che ha visto, tra le altre, le uscite freschissime dei nuovi singoli di Fedez ed Elodie. Sì, una canzone con alle spalle una storia lunga 28 anni sta sovrastando due tra i cantanti più influenti dell’attualità musicale. Com’è possibile tutto questo?
L’immediatezza di un brano costruito per non invecchiare |
Innanzitutto, grazie al brano. Una squisitezza pop giudicata ai tempi come il più classico dei tormentoni banali e scontati per una sola stagione, ma che si è data da subito la possibilità di durare nel tempo optando per un rap melodico di presa immediata e un motivetto efficace. E che, se paragonato ai pezzi più leggeri dell’oggi, acquista una potente dignità, sia nei suoni che nelle intenzioni.
C’è un tweet che, tra i tanti pubblicati, ci ha colpito di più: “Per tutti noi che non abbiamo vissuto gli anni ’90 ma che comunque ieri sera abbiamo cantato ‘T’appartengo’ proprio come ha fatto Fedez“. Il testo tratta infatti un argomento caro a tutti e che non invecchia mai – le emozioni ed i turbamenti di un amore adolescenziale – e lo fa con parole sostituite col tempo dall’aridità della nostra società. Al centro c’è un amore talmente forte da essere urlato “come una preghiera“, la protagonista promette e pretende fedeltà pensando da subito all'”eterno” e chiede al fidanzatino di giurargli la stessa cosa “sopra al mio diario“.
L’elogio alla normalità di Ambra |
L’effetto nostalgia diventa così inevitabile perchè parla di valori da recuperare. Come quelli dell’Ambra di “Non è la Rai“. È inevitabilmente cresciuta nel frattempo, ha studiato, è diventata un’attrice con una carriera di grandissimo rispetto e una lunga serie di importanti riconoscimenti conquistati, ma è sempre vivo nel pubblico il ricordo della ragazza “della porta accanto” che portava in scena in quel periodo. Un’immagine acqua e sapone, fresca, pulita. Un atteggiamento sempre genuino, sbarazzino e spontaneo.
Pensateci: i ragazzi di oggi non crescono con modelli così. I loro esempi sono influencers e tiktokers che giocano a chi riesce a fare più rumore sui social. Sono fenomeni costruiti che convivono con un ego spropositato e una convinzione esasperante. Fanno credere che l’immagine sia tutto portando ragazzine ancora adolescenti a nascondere la propria autenticità dietro a un filtro e a sognare già il ritocchino estetico per essere più somiglianti possibile alla propria beniamina.
L’Ambra di “Non è la Rai” rappresenta invece l’elogio della normalità. Andava davanti alle telecamere come sarebbe andata qualsiasi altra ragazza della sua età, senza inganni, ostentazioni e leziosità. Erano il suo carisma e la sua spigliatezza a fare la differenza. È questo che spiega il prepotente ritorno di diversi simboli degli anni ’90, ne abbiamo già parlato quest’estate negli articoli sulla rèunion degli 883 a San Siro e sulla nostalgia da Festivalbar: non sono quelle proposte a mancarci, ci manca ciò che rappresentavano.
Recupero di un passato migliore |
Viviamo in un mondo che, dal punto di vista tecnologico, si è evoluto spaventosamente ma, allo stesso tempo, ha perso molto in termini di genuinità, valori umani, sociali e qualità artistiche. E quindi si guarda inevitabilmente a un passato considerato migliore.
Ecco perché un tormentone di 28 anni fa oggi può tornare primo in classifica. Ecco perché al prossimo Sanremo vedremo le attesissime réunion di Paola e Chiara e degli Articolo 31. E anzi, a tal proposito, ora ci aspettiamo che, visti i numeri, Amadeus faccia carte false per convincere Ambra a portare “T’appartengo” anche sul palco dell’Ariston. È ciò che merita uno dei momenti cult per eccellenza della televisione italiana.
Nick Tara
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