Il nostro personale bilancio musicale delle canzoni che hanno spopolato negli ultimi mesi
“L’estate sta finendo e un anno se ne va” cantavano nel 1985 i Righeira e, dopo avervi tenuto compagnia per tutta la stagione con il nostro bollettino musicologico dei tormentoni, siamo giunti alla fine di questo viaggio e alla conseguente proclamazione dei 100 brani più gettonati di questa estate 2018, tra sorprese e immancabili conferme.
100. Enrico Papi – Un’estate mentale
“Ma ‘ndo vai se un pezzo in radio non ce l’hai” canterebbe oggi Alberto Sordi, “ognuno ha diritto ai suoi tre minuti e mezzo di rotazione radiofonica” proseguirebbe prontamente Andy Warhol. Il problema è che Enrico Papi sta alla musica come Carmen Di Pietro sta alla letteratura, apprezzabile la volontà di reinventarsi, ma perché? Se per la precedente opera prima discografica, intitolata “Mooseca”, l’alibi di ferro era quello di festeggiare il ventennale di “Sarabanda”, questa volta il simpatico conduttore non ha proprio scusanti.
99. Milly D’Abbraccio – Parole parole
Dopo aver sperimentato varie attività e ricoperto vari ruoli lavorativi all’interno della società, Milly D’Abbraccio sembra sempre più a suo agio nei panni di talent scout (ve la ricordate a litigare con la Tatangelo ai casting della quarta edizione di X Factor?!), da anni la sua mission è quella di scovare emergenti. Era dai tempi dei discutibili remix di “A far l’amore comincia tu” e “Pa pa pà l’americano” che musicalmente non si osava così tanto. Un consiglio? Lasciate stare le cover, altrimenti potreste essere accusati di vilipendio alla musica leggera italiana.
98. Jerry Calà – Un’altra estate che va
Esaurite le idee, Jerry Calà ci prova anche con la musica… che già non attraversa un momento bellissimo. Bisogna premettere che stiamo parlando comunque di un musicista, che da anni si esibisce in serate e fa il pienone nelle balere e nelle discoteche di mezza Italia, quindi nulla da eccepire a livello di gavetta, ma il problema è la canzone… operazione un po’ vintage nonostante i riferimenti a Instagram e WhatsApp. Il trionfo degli stereotipi e dei cliché, un mix di citazioni e autocitazioni, tra cui la celeberrima ed intramontabile “libiiidineeee”.
97. Amedeo Preziosi, Riccardo Dose e Awed – Ho anche dei difetti
Prendete tre youtubers, possibilmente tra le stelle più splendenti del firmamento del web, metteteli accanto un hitmaker del calibro di Danti, affidate la produzione all’esperto Dj Matrix, mescolate aggiungendo un videoclip pieno zeppo di vip, immergeteci una fettina di lime et voilà, il cocktail è servito. Un brano che prosegue nella stessa direzione del precedente “Scusate per il disagio”, che rievoca suoni e colori di fedeziana memoria. Divertenti e scanzonati catalizzatori di views, per un prossimo progetto mi piacerebbe ascoltare qualcosa di diverso.
96. OEL – Pezzo Reggaeton
Allacciatevi le cinture perché stiamo per parlare di OEL, al secolo Leonardo Cecchetto, figlio di Claudio, della tribù del Gioca Jouer (come direbbero Aldo, Giovanni e Giacomo). Dopo aver debuttato nel patinato mondo della discografia odierna con “Le focaccine dell’Esselunga”, il neomaggiorenne torna con “Pezzo reggaeton”, un brano trap (e che novità) che ci fa rimpiangere con nostalgia i tempi andati, compreso pure il “dormire, salutare, autostop, starnuto, camminare, nuotare, sciare, spray, macho, clacson, campana, saluti, saluti e superman!”.
95. Biondo – Roof garden
La canzone in sé non è malvagia, perché richiama in qualche modo i ritornelli semplici e piuttosto basic dei brani dello Zecchino d’oro, il problema è che i pezzi non si possono discostare troppo dal personaggio e Biondo non spicca per simpatia, piuttosto è noto per una certa strafottenza. La sua mission è quella di cavalcare l’onda di un fenomeno in crescita, rendendolo ancora più commerciale di quanto già non sia con una metrica elementare, spicciola e a tratti blanda, per non parlare del testo da osteria numero uno, paraponziponzipò.
94. Luchè – Torna da me
Il nuovo singolo di Luchè sancisce una sorta di anomala controtendenza, chiamiamolo pure compromesso storico, perché parla d’amore pur rientrando musicalmente nel filone trap, a dimostrazione che oggigiorno si può essere romantici senza paura di tradire la propria fanbase o, peggio ancora, deludere le aspettative dei network radiofonici. Fare i duri a tutti i costi e credersi degli x-man, è una tendenza che colpisce la maggior parte dei rapper-trapper della nuova generazione. Fà davvero piacere ascoltare ancora simili versi.
93. Tredici Pietro – Pizza e fichi
Per tutti coloro che sono all’ascolto e non conoscono la vera identità di Tredici Pietro, tenetevi forte, perché il suo vero nome non è Bruce Wayne, Clark Kent o Peter Parker, bensì all’anagrafe è registrato come Pietro Morandi. Ebbene sì, stiamo parlando del quartogenito del Gianni nazionale che, dopo Giacomo Celentano e DJ Francesco, vuole dimostrare al mondo intero che i figli d’arte non sono mica pizza e fichi, tradotto: una manica di scappati di casa. Che dire? Fatti mandare dalla mamma a prendere il trapper.
92. Il Pagante – Il terrone va di moda
Nel complesso, uno pezzi migliori de Il Pagante, perché beffardo nel testo e molto attuale nelle sonorità, con quel tocco di truzzo che (almeno in questa canzone) si incastra alla perfezione. Il trio milanese confeziona un brano kitsch e irriverente, ma che non varrebbe molto senza il videoclip, chiamiamola pure “la maledizione di Rovazzi”, però le immagini aiutano a sopperire una certa mancanza di profondità, il vero male di questa era discografica. Ma chissenefrega, l’estate è fatta per andarcene tutti in Salento a pogare sul bagnasciuga cose a caso.
91. Daniele De Martino – Solo se mi guardi
Il neomelodico che abbraccia il reggaeton, come se Nino D’Angelo sposasse Luis Fonsi e, credetemi, dopo aver ascoltato questa canzone anche voi comincerete a ipotizzare che in natura è davvero tutto possibile. A coloro i quali si staranno chiedendo “chi cazz è Daniele De Martino?”, lascio rispondere i numeri: 2.700.000 visualizzazioni del videoclip su YouTube in sei settimane, 121mila follower su Instagram e, addirittura, il pallino blu sulla sua pagina Facebook ufficiale. La scena neomelodica 2.0 vive oggi un nuovo momento di splendore.
90. Cristiano Malgiolglio – Danzando danzando
La musica pop e il trash sono due dimensioni parallele che spesso entrano in contatto tra loro e ci regalano momenti di inenarrabile gioia. Il buon Cristiano passa dall’amore platonico a sfondo extra-coniugale di “Mi sono innamorato di tuo marito” al fugace e caliente ratto di un certo Fernando, che non è dato sapere chi sia. In quarantacinque anni di onorata carriera, Malgioglio ha composto pezzi entrati di diritto nella storia della musica, anche se ultimamente si fatica a crederlo. Insomma, come finire in prigione senza passare dal via.
89. Riki e i CNCO – Dolor de cabeza
Non basta il featuring internazionale con i CNCO, per trasformare il giovane Riki Marcuzzo in Ricky Martin. Ammettiamolo, il brano è brutto e non verrà trasmesso nemmeno nei bungalow dei villaggi turistici low cost, perché scimmiotta un genere che non ci appartiene, per lo più cantato in una lingua diversa dalla nostra.. Se il mercato 2017 lo ha visto protagonista, quello del 2018 sembra già essersi scordato della sua esistenza, per questo motivo possiamo parlare di una sprecata occasione di rilancio. Più che dolor de carezza sembrano piuttosto dolor de panza.
88. Lollipop – Ritmo tribale
Figli del “Down down down” fatevi sentire e se siete in ascolto battete un colpo: le Lollipop sono tornate, anche se decimate a livello numerico. “Ritmo tribale” è il manifesto di nuova reunion, un bel brano estivo composto da Francesco Guasti, Andrea Maestrelli e Davide Gobello, che ci riconsegna la risposta italiana alle Spice Girl che, a loro volta, potrebbero ritornare con una nuova formazione a tre e rappresentare, dunque, la risposta britannica alle Lollipop. Ragazzi, viviamo in un mondo davvero fantastico!
87. AleSol – Un’autostrada per il sole
L’estate, il caldo e un’autostrada verso il mare come metafora della vita, è questo il trailer del tormentone estivo di Alessia Pelliccia, al secolo AleSol. Richiami ad atmosfere latine e un ritmo coinvolgente per l’esordio discografico della giovanissima artista napoletana classe ’98, che ci regala un pop frizzante e adatto al contesto stagionale. A dimostrazione che si può confezionare un prodotto commerciale con l’ausilio di un’ottima intonazione e il contributo di una buona interpretazione.
86. Patrizio Santo – Chiamami adesso
La ricerca della felicità alla base del nuovo inedito di Patrizio Santo, capace di mettere in musica un bello spaccato del nostro tempo, in bilico tra paura e speranza. Un testo semplice e diretto a servizio di sonorità attuali, fresche e in grado di mettere in risalto le caratteristiche vocali del giovane artista pescarese. “Cercami adesso” appare orecchiabile sin dal primo ascolto, ma se ci si sofferma scavando nella sua struttura si nota una costruzione corposa, importante e quanto mai inusuale per un brano estivo. Si riassume così la vera bellezza della musica.
85. Elya – Una ragazza così
Sono trascorsi due anni dalla partecipazione di Elya a The Voice, un periodo di pausa che è servito all’artista per meditare e sperimentare un nuovo sound, con risultati piuttosto convincenti. Lascia qualche perplessità il testo ricco di slogan, su cui ci si poteva lavorare di più. Nel complesso, il brano contrappone il mondo virtuale alla vita reale, con un linguaggio giovanile, che mette ben in evidenza il target a cui è rivolto questo pezzo. Ci piacerebbe che le sue prossime produzioni fossero dirette ad un pubblico più vasto, utilizzando un codice universale.
84. Giada Agasucci e G Max – Autostop
Sperimenta Giada Agasucci, che continua a cambiare pelle più del Kobra della Rettore. “Autostop” ha tutti gli elementi del tormentone 2.0, almeno così come lo intendiamo da qualche anno a questa parte, compreso l’innesto del rapper di turno, rappresentato da G-Max dei Flaminio Maphia. L’interprete romana si mostra in maniera più leggera del solito, apprezzabile la voglia di esplorare nuovi orizzonti ma, finite le vacanze, siamo curiosi di rivederla tornare a casuccia sua, riascoltandola in brani che possano mettere in risalto le sue reali potenzialità.
83. Chiara Dello Iacovo – Nessuno sposta i piedi
A due anni e mezzo dal secondo posto al Festival di Sanremo tra le Nuove Proposte con “Introverso”, Chiara Dello Iacovo torna a dar sfoggio della sua intuitiva eccentricità, caratteristica che l’accompagna sin dal palco di The Voice, attraverso il singolo “Nessuno sposta i piedi”, un pezzo dotato di meno impatto rispetto alle tracce presenti nel suo disco d’esordio “Appena sveglia”. Ascolto dopo ascolto, la canzone si mostra per quello che è realmente: un totale colpo di genio, come tutto ciò di alternativo che viene immesso sul mercato, avanguardia pura.
82. Paolo Meneguzzi e Simone Tomassini – Estate Rock & Roll
Sono due dei più ispirati esponenti della scena pop-cantautorale dei primi anni duemila, amici di vecchia data dai tempi della loro congiunta partecipazione nel 2004 al Festival di Sanremo. Nei rispettivi repertori spiccano brani interessanti e di valore, un’originalità che ci piacerebbe ascoltare ancora oggi e che in “Estate Rock & Roll”, purtroppo, non ritroviamo. Sembra più una rimpatriata tra amici, da Paolo Meneguzzi e Simone Tomassini ci aspettiamo ben altro, buona la prima attendiamo la seconda opera dei The Superstars.
81. Davide De Marinis – Apro e chiudo
A quasi vent’anni dall’immenso successo di “Troppo bella”, per Davide De Marinis il tempo sembra essersi fermato, in “Apro e chiudo” ritroviamo la stessa poetica scanzonata delle sue maggiori hit, al punto da non riuscire a comprendere come mai le radio si siano completamente dimenticate di questo filone musicale, come se gli artisti dovessero adeguarsi per compiacere i network e non il pubblico. E’ apprezzabile che un cantautore prosegua per la propria strada, rimanendo fedele a se stesso e alla sua natura, per portare avanti l’autenticità del suo messaggio.
80. Jurijgami – Christian De Sica
L’idea di omaggiare il re dei cinepanettoni attraverso un tormentone estivo… è pressoché geniale, un’intuizione del giovane e talentoso JurijGami, al suo battesimo discografico. “Christian De Sica” racchiude al suo interno la filosofia urbana di questa società 2.0, il tutto condito da un sound scanzonato ed estremamente allegro, frutto di una dettagliata ricerca pop-cantautorale. L’omaggio al celebre attore romano è un pretesto per rivalutare un genere cinematografico a cui, spesso e volentieri, non viene riconosciuta la giusta valenza sociale.
79. Luca Capizzi – Siamo uguali
Un’ossatura melodica e un vestito cucito su misura per incastrarsi alla perfezione nell’attuale scenario discografico, questa la ricetta alla base di “Siamo uguali”, la proposta estiva per questo 2018 di Luca Capizzi, fedele a se stesso con più consapevolezza rispetto al passato. L’amore per la musica, intesa come collante universale tra ogni individuo, è il tema ricorrente del testo della canzone, parole ispirate e molto sentite dallo stesso cantautore che, singolo dopo singolo, ha dimostrato una notevole crescita artistica.
78. Kobaan – Al mare con la panda
Voglia di musica anni ’90 saltami addosso e non lasciarmi mai più, questo il leitmotiv alla base dell’ultimo singolo dei Kooban, trio composto dal batterista Loïc Babbini, dal tastierista Daniel Cantos e dal frontman Walter Coppola. Il brano evoca sonorità mai passate di moda, contemporanee e più che mai attuali. Sintetizzatori a manetta che fanno subito estate e riempiono l’ascolto di colori autentici, il tutto impreziosito dall’innesto della cantante svizzera Rachel Dauchy, che regala un tocco di internazionalità al finale della canzone.
77. Jake La Furia – Bandita
Se abbiamo apprezzato la precedente “El party”, questa volta Jake la Furia rappa a colpi di retorica e sonorità da spiaggia. A sorpresa canta nell’inciso con il solito aiutino dell’autotune, che a questo punto possiamo considerare il “viagra” dei rapper. “Bandita” è l’ennesimo scanzonato pezzo reggaeton che, finita la stagione estiva, verrà ricordato soltanto dai bagnini di Gabicce Mare. Come se fosse obbligatorio uscire per forza con un tormentone, mentre sarebbe consigliabile un’annata sabbatica, magari in un posto esotico.
76. Lele – Giungla
Dalla padella alla trap, capita a volte di vedere artisti che percorrono un senso contrario a quello di marcia: se da un certo punto di vista la svolta di Lele è apprezzabile perché va controcorrente, dall’altro è un po’ contro natura, dato che il giovane possiede doti canore piuttosto importanti, che in questo pezzo vengono soffocate dall’autotune. Sulla carta un atto di coraggio, di fatto una piccola involuzione. Il pezzo è ben prodotto, va bene fare qualcosa di diverso da quanto già proposto, ma senza omologarsi troppo al mondo circostante.
75. Ghali – Zingarello
Tra tutti i passeggeri di questo enorme carro di pseudo-vincitori, chiamato trap, c’è un solo e unico protagonista, si chiama Ghali e ha quel non so che di artistico che gli altri suoi compagni di merende non possiedono. Stiamo parlando dell’inventiva, già espressa in pezzi come “Habibi”, “Ninna nanna” e la celebre “Cara Italia”. Da un certo punto di vista, “Zingarello” non aggiunge nulla di nuovo, ma prosegue un discorso originale e interessante. Il segreto? Essere riconoscibile, nonostante l’autotune. Yeah, uuh, yeah yeah.
74. Gemitaiz – Davide (feat. Coez)
Un bell’incontro artistico quello tra Davide De Luca e Silvano Albanese, alias Gemitaiz e Coez, due tra i più interessanti rapper-cantautori dell’attuale scenario italiano. Una canzone che esula il mondo hip hop così come lo conosciamo e che si fonde nell’inciso con i fiati di un’orchestra che, in maniera molto sorprendente, regalano al pezzo una magia senza tempo, sottolineando l’intensità espressa nel testo. Tutto funziona in maniera perfetta, come accade spesso per qualsiasi avanguardia sperimentale. Poco estiva ma efficace.
73. Mudimbi – Amemì
Reduce dall’ottimo terzo posto sul palco dell’Ariston di Sanremo con “Il mago”, per Mudimbi è tempo di consacrare il proprio stile originale, bissando il successo anche sotto l’ombrellone. “Amemì” è da considerare uno dei tormentoni più interessanti che risplendono di luce propria, senza l’ausilio dei raggi del sole e della spinta dei network radiofonici. Scanzonato e sgrammaticamente corretto, il pezzo funziona perché è ironico e irriverente, proprio come il suo interprete e autore. Bravo Michel, a me mi piaci siccome che sei il più meglio di tutti!
72. Davide Petrella – Litigare
Cita l’indie e usa l’autotune, questa la ricetta compositiva usata da Davide Petrella per il suo esordio discografico, dopo essersi affermato come autore e hitmaker di successi di artisti del calibro di Cesare Cremonini e Gianna Nannini. “Litigare” non prende spunti dal passato, ma rappresenta un foglio bianco su cui il cantautore disegna la propria identità artistica, non a matita ma con l’inchiostro indelebile. Una ricerca che sfocia con estrema credibilità in un pezzo messo a fuoco da parole schiette e dirette, impreziosite da un sound spontaneo e pieno d’energia.
71. Federica Carta – Tra noi è infinita
Sound contemporaneo ed estivo per Federica Carta, molto più forte su pezzi intimi che le danno modo di mettere in mostra la propria espressività vocale. “Tra noi è infinita” è una canzone leggera, che nulla toglie e nulla aggiunge al percorso della giovane artista romana, l’elettronica e la melodia cozzano, senza rendere giustizia all’interprete che, siamo certi, necessiterebbe di brani di ben altro spessore. Insomma, anche d’estate i testi sono importanti e le sonorità non coprono più di un pareo in spiaggia.
70. Lo Stato Sociale – Facile
Bissare un successo clamoroso come quello della vecchia che balla non è certo un’impresa semplice, al punto che quelli de Lo Stato Sociale non ci hanno nemmeno provato. “Facile” è un brano insipido, colonna sonora della dieta macrobiotica che d’estate è tanto in voga. Più che un salto in avanti assistiamo ad un ritorno al passato, con sonorità poco originali e parole messe insieme a casaccio, con lo stesso criterio con cui si mescolano gli ingredienti dell’insalata di riso tipica delle gite fuori porta e dei pranzi da spiaggia. Parararà parararà pam pam.
69. Emis Killa – Rollercoaster
Molto più trap di quanto ne avessimo memoria, Emis Killa torna con una valigia piena zeppa di autotune, un ritornello accattivante e, forse, un pochino troppo ripetitivo. Un testo osé che, intervallato da una serie infinita di “alè alè alè”, racconta con passione le vicende di due amanti, lui infoiato e lei ninfomane, anche se il brano comincia in modo abbastanza romantico citando le opere d’arte di Kandinsky e i disegni di Walt Disney, per poi sterzare sulla strada sterrata dell’erotismo. Che dire? 50 sfumature di Killa.
68. Micaela – 3 volte niente
Prodotta negli States da Fabrizio Sotti, “3 volte niente” è il pezzo che segna il ritorno di Micaela Foti, che arriva a sei anni di distanza dal grande successo di “Splendida stupida”. Una canzone che strizza l’occhio alla positività, con un testo che invita a voltare pagina dopo la fine di una travagliata storia d’amore, che incita a ripartire da zero, a rimettersi in gioco con gli annessi rischi e il timore di ricadere ancora una volta in scelte sbagliate. Il mixaggio finale di Luca Pretolesi, attualizza la melodia e ci restituisce una Micaela più uptempo che mai.
67. Federico Stragà – Ho esaurito la paura
C’è una riflessione attenta e responsabile tra le righe di “Ho esaurito la paura”, che parla della troppa dose di timore che aleggia nel nostro quotidiano. Federico Stragà torna alla musica in punta di piedi, da vero artista, con un pezzo apparentemente leggero ma denso di significato. Niente a che vedere con “mia nonna è un’astronauta” ma, stando all’involuzione musicale degli ultimi anni, l’italiano medio preferisce ascoltare parole frivole messe a casaccio, piuttosto che ricevere input che possono portarlo ad una riflessione. E comunque po po pò.
66. Gianni Morandi – Ultraleggero
Dimenticare il momentaneo sodalizio con Rovazzi per Gianni Morandi non deve essere stato facile, perché la prima visualizzazione non si scorda mai. Si intitola “Ultraleggero” il singolo scelto dal cantate per affrontare la calura estiva, un pezzo da novanta scritto per lui da mister Ivano Fossati, inserito all’interno di “D’amore d’autore”, il disco che ha cercato di ridonare dignità, splendore e prestigio ad una fase discutibile della sua insindacabile carriera. Metti insieme due grandi artisti e il risultato non può che essere straordinario.
65. Pacifico – Sarà come abbracciarsi
Romantica e poetica, nulla a che vedere con gli stereotipi delle canzoni estive e, proprio per questo motivo, più che mai interessante. D’altronde, i cantautori non fanno della trasversatilità la loro peculiarità, anzi, risultano essere piuttosto fedeli a se stessi e al proprio repertorio, quasi a voler improntare in ogni brano il loro marchio di fabbrica. Pacifico si conferma come una delle migliori penne del nostro scenario autorale, raffinato ed estraneo dall’attuale concetto di mainstream, perché la vera arte non tiene conto del calendario.
64. Roberta Bonanno – Controtendenza
Scacciati i fantasmi dal proprio passato, Roberta Bonanno conquista la scena a ritmo di un convincente elettro-pop frutto di una lunga ricerca e della voglia di imporsi in maniera originale e, per l’appunto, in “Controtendenza” rispetto alle attuali proposte. Estiva fino al midollo, la canzone si lascia riascoltare con facilità ma, soffermandosi sul testo, ci si rende conto che l’asticella è molto più alta rispetto alla media, oltre che all’apparenza. Un brano importante, lasciato abbronzare al sole di questa torrida estate, apprezzabile in qualsiasi altra veste.
63. Noemi – Porcellana
Noemi è brava, possiede una delle voci più interessanti di sempre, ma non ha ancora trovato la sua giusta dimensione, a differenza di altre colleghe della sua stessa generazione. Cucirsi su misura un repertorio adatto non è una cosa semplice, bisogna ammetterlo, a questo punto allora si potrebbe sperimentare altro, che ne so, proporre un disco di cover, puntare su sonorità diverse. “Porcellana” ha l’unico pregio di mettere in risalto la potenza vocale della sua interprete, sempre più brava tecnicamente, ma non aggiunge nulla di nuovo al suo discorso musicale.
62. Nina Zilli – Ti amo mi uccidi
Nina Zilli lascia alle spalle quel passato retrò che le è valso i suoi primi successi, per votarsi ad un cambiamento radicale e strizzare l’occhio a qualcosa di più moderno ma, oggigiorno, si può ricercare più freschezza nel vintage rispetto alle attuali sonorità che si sentono in giro. “Ti amo mi uccidi” è un brano orecchiabile e tutto sommato ritmato, ma non sempre queste due caratteristiche riescono da sole a dar vita ad un capolavoro, l’attitudine e la natura di un artista hanno bisogno di essere sfogate, non studiate a tavolino.
61. Timothy Cavicchini – Mondo hotel
Un po’ di sano rock per Timothy Cavicchini, sempre fedele a se stesso e al suo innato spirito libero. “Mondo hotel” è un brano completo, che funziona in tutte le stagioni, sia d’estate che d’inverno, con tanta energia e chitarre suonate con estrema maestria. Sono passati cinque anni dalla sua partecipazione a The voice of Italy, lo ricordiamo oggi come uno dei concorrenti più completi che hanno calcato il palco del talent show di Rai Due, un artista che meriterebbe maggiore attenzione da parte dei media, perché possiede un’identità ben definita.
60. Danti – Troppo commerciale
Se l’estate 2017 è stata dominata da Tommaso Paradiso (autore dei successi “Riccione”, “L’esercito del selfie”, “Partiti adesso”, “Mi hai fatto fare tardi” e “Pamplona”), l’hitmaker di questa stagione balneare è senza ombra di dubbio Daniele Lazzarin, alias Danti, protagonista delle classifiche 2018 con “Bye bye” di Annalisa, “Italiana” di J-Ax e Fedez e “Faccio quello che voglio” di Fabio Rovazzi. Dopo tanto altruismo arriva “Troppo commerciale”, brano che gioca un po’ troppo con sonorità trap, ma conferma le sue abilità artigiano-commerciali.
59. Lorenzo Baglioni – L’apostrofo
Archiviata l’esperienza del Festival di Sanremo, per Lorenzo Baglioni è tempo di bissare il successo grammaticale riscosso da “Il congiuntivo”, come solo un prof-canterino degno di questo titolo può fare. “L’apostrofo” è l’ennesimo esperimento di un pop-didattico ben fatto, anche in un periodo di apparente tregua scolastica, perché la cultura non va in vacanza e l’ortografia non cessa di esistere a giugno, luglio e agosto. Come a dire, l’educazione musicale è un apostrofo rosa tra la lettera elle e la parola “estate”.
58. Malika Ayane – Stracciabudella
Una ballatona non di primo impatto, che necessita talmente tanti ascolti che forse verrà capita con l’uscita del suo prossimo singolo. Chi ipotizzava per un’immediatezza sulla falsa riga di “Senza fare sul serio”, è rimasto un po’ spiazzato da questo ritorno di Malika Ayane, raffinato più di quanto ci si potesse aspettare. Sarà che anche il titolo non aiuta, un po’ come i genitori che danno ai figli dei nomi brutti che poi si porteranno dietro per tutta la vita. Bisognerebbe tutelare pure le canzoni, non se la meritano una cattiveria del genere.
57. Lene – Domani è un altro giorno
Teniamoci stretti i nostri sogni perché il futuro è un’incognita, questo il messaggio alla base di “Domani è un altro giorno”, il nuovo singolo di Lene. Una voce interessante accompagna un accurato testo che mescola elementi pescati dal passato con riferimenti presi in prestito dal nostro presente, da Dawson’s Creek a Netflix, il tutto rivestito da sonorità pop che rendono l’ascolto piacevolmente radiofonico. Un pezzo del genere negli anni ’90 sarebbe diventato una hit, benvenuti nell’immeritato scenario discografico del nuovo millennio.
56. Motta – Quello che siamo diventati
Tempo di conferme per Francesco Motta, che invigorisce la propria credibilità al ritmo scanzonato-introspettivo di “Quello che siamo diventati”. Per il cantautore toscano è il momento del salto di qualità, perché le genialità per essere comprese realmente hanno bisogno di trovarsi al posto giusto e nel momento giusto, una fortuna e un lusso a numero chiuso. Rispetto al precedente singolo “La nostra ultima canzone”, in questo pezzo viene messa maggiormente a fuoco la poetica contemporanea e urbana che caratterizza fedelmente la scena indie-pop.
55. Seba Damico – Irraggiungibile
Non ha paura di cantare i suoi sentimenti Seba Damico, lo fa con una delicatezza atipica per la sua giovane età. “Irraggiungibile” è la prova che la musica italiana è viva e lotta ancora insieme a noi, perché solo il cantautorato fatto bene è in grado di superare la prova del tempo oltrepassando indenne le mode che, da sempre, si susseguono in qualsiasi ambito artistico. Una ballad che esplode nella melodia di un inciso ipnotico, di quelli che riescono a trasmetterti un messaggio positivo, in un’epoca in cui immedesimarsi in una canzone è diventata un’ardua impresa.
54. Briga – Dopo di noi nemmeno il cielo
L’artista romano affina le sue doti cantautorali in “Dopo di noi nemmeno il cielo”, secondo singolo estratto dal suo ultimo album di inediti, caratterizzato da una nuova consapevolezza e da un drastico cambio di rotta rispetto ai suoi precedenti lavori. Interessante svolta che ci restituisce un Mattia Briga più ispirato che mai, un qualcosa che nell’immediato sicuramente non ripaga, perché si oppone in controtendenza alle attuali logiche commerciali, ma che a lungo termine lo porterà a distinguersi e a restare a galla in questo mare di ripetitività discografica.
53. Veronica Ventavoli – Eterno movimento
Sonorità anni ’90 per il ritorno di Veronica Ventavoli, contraddistinto da una leggerezza che richiama una musica intrisa di spensieratezza e, al tempo stesso, di una certa maturità artistica. “Eterno movimento” è una sinuosa ballad che si avvicina al sound di Natalie Imbruglia e Alanis Morissette, senza scimmiottare o procurare alcun effetto nostalgia. La canzone rappresenta una delle poche proposte chiare e con una linea editoriale ben precisa, in questo mare sconfinato di cose confuse immesse sul mercato.
52. Dear Jack – L’impossibile
Continua il processo di riqualificazione discografica dei Dear Jack, che dopo aver cambiato due frontman, sembra abbiano trovato il giusto equilibrio in questa nuova formazione a quattro. “L’impossibile” vede la partecipazione autorale di Federico Zampaglione, che regala al gruppo suggestioni Tiromancino-style. Una ballad d’altri tempi, intesa dal punto di vista dell’immediatezza e della semplicità del testo e, soprattutto, per l’uso smodato di chitarre e strumenti veri, che vestono il pezzo di un abito analogico ed estremamente affascinante.
51. Alessandro Casillo – Ancora qui
La grandezza di Alessandro Casillo è l’umiltà, la capacità di riconoscere in “Ancora qui” il brano giusto per il suo atteso ritorno, anche se non è frutto della propria penna bensì quella di Emiliano Bassi. Questo, non è per niente scontato, anzi, tra i ragazzi di oggi c’è una certa spocchia e smania di bruciare le tappe. Una bella canzone pop ricca di consapevolezza che risuona come un manifesto della propria crescita, fresca e leggera, ma che racchiude al suo interno un messaggio personale e parecchio vissuto.
50. Nesli – Viva la vita
Ultra pop con un testo leggero e, forse, un po’ troppo ripetitivo, ma la cifra stilistica di Nesli si riconosce ed è sempre apprezzabile per la sua originalità, un tocco che hanno davvero in pochi. Più rap e meno mainstream di quanto potessimo auspicare, l’artista fa marcia indietro verso quello stile parlato che ha caratterizzato le sue prime produzioni. Un pezzo che anticipa l’uscita della sua nuova fatica discografica, prevista per il prossimo autunno, che fa ben sperare per il futuro. Incalzante il ritmo, da rivedere il testo. Meno slogan, più poesia.
49. Alice Caioli – Non ne posso più
L’abbiamo conosciuta tra le Nuove Proposte della passata edizione del Festival di Sanremo, in gara con l’introspettiva “Specchi rotti”, la ritroviamo più spensierata e leggera con un brano dal sound pop-estivo. Il testo, al contrario, ironizza sulle cose negative di questa stagione, recitando: “non ne posso più di questa estate, non ne posso più di ombrelloni e di risate, non ne posso più di questa estate, del cono all’amarena, di innamorarmi come una scema”. Un brano che mette ancora più a fuoco la forte personalità della giovane e bella artista siciliana.
48. Einar Ortiz – Notte d’agosto
Dopo aver dato sfoggio delle sue doti interpretative mediante intensissime ballad, il giovane italo-cubano lancia il pezzo più estivo del suo EP, l’unico che esprime appieno la spensieratezza dei suoi venticinque anni. “Notte d’agosto” racchiude sonorità attuali dal piglio internazionale, che profumano di salsedine e rendono un pochino più personale lo stile di Einar che, seppur sia bravo a cantare, pecca di mancanza di personalità, quindi sarebbe bene cucirgli addosso un repertorio che possa donargli maggiore identità, un po’ come accade in questo pezzo.
47. Edwyn Roberts – 2 minuti di calma
Riprende un discorso musicale interessante Edwyn Roberts, iniziato agli esordi da Tiziano Ferro e poi abbandonato per strada. “2 minuti di calma” è un pezzo dal forte animo rhythm and blues, non convenzionale, un giusto compromesso tra ricerca personale e avanguardia. Dopo essersi dedicato alla sua prolifica attività di autore, l’artista italo-argentino riprende in mano il proprio tempo e, con estrema determinazione, sviscera nel profondo la nostra quotidianità. Un brano che ridona centralità al messaggio e al significato delle parole, ci piace.
46. Leda Battisti – Il tatuaggio
Sound piacevole e stimolante, tra rock e reggae, il tutto condito con un feat molto interessante con Lion D. Questi gli ingredienti che Leda Battisti ha messo insieme ne “Il tatuaggio”, la sua personale proposta per l’estate 2018. Voce sporcata nelle strofe, che a tratti ricorda una Loredana Bertè prima maniera, e perfettamente cristallina nell’inciso, un seducente contrasto che si incastra magicamente nel repertorio della passionaria cantautrice reatina. Un brano che racchiude al suo interno verità e veracità, senza filtri.
45. Anna Tatangelo – Chiedere scusa
Dismessi i panni di Lady Tata, la Tatangelo torna ad essere Anna, l’ex “ragazza di periferia” che ha imparato troppo in fretta ad “essere una donna”. Nella vita c’è un tempo per tutto, anche per rinascere e reinventarsi, in tal senso, “Chiedere scusa” fa capolino anticipando la seconda stagione della carriera dell’interprete di Sora che, si spera, sia più florida della prima. Un brano dalle venature elettropop che si apre in un inciso melodico, arricchito da un’interpretazione che mostra una piena maturità artistica. Dopo la tempesta arriva sempre il sole.
44. Cosmo – Quando ho incontrato te
Sonorità minimali che sfociano in un inciso arioso e canticchiabile per Cosmo, che manifesta tutta la sua crescita artistica in “Quando ho incontrato te”, un brano che mescola i principi del cantautorato ai dogmi dell’elettronica. Una poetica surreale che descrive il mondo reale e che evoca emozioni senza tempo, perché parla di famiglia e di sentimenti che non passeranno mai di moda. Se Lucio Battisti e Franco Battiato avessero scritto qualcosa insieme, avrebbero dato vita a questa canzone, un inno alla vita senza filtri e senza schemi.
43. Artù – Ti voglio (ft. Rino Gaetano)
Un brano lasciato nel cassetto per troppi anni, affidato nelle mani di Artù, che è riuscito a donare nuova vita al pezzo senza alterare l’equilibrio narrativo-musicale tipico di Rino Gaetano. Una canzone che dimostra quanto la bellezza sia immortale, perché resta nel tempo, è nostro compito valorizzarla e restaurarla di tanto in tanto, come le opere d’arte. Artù ha il merito di aver ristrutturato la Cappella Sistina, ravvivando i colori e i suoni di un’opera che, altrimenti, sarebbe rimasta sconosciuta al grande pubblico.
42. Daniele Stefani – Italiani
Ma chi l’ha detto che per raccontare l’essenza di noi italiani si debba per forza attingere dal giardino della retorica? Per il suo atteso ritorno, Daniele Stefani sceglie un brano che dimostra una certa maturità a livello testuale, oltre che un volersi mettere alla prova con tematiche meno sdolcinate e distanti dai sentimenti. “Italiani” è un brano originale e molto emigrated-friendly, che abbraccia con orgoglio un po’ di sano patriottismo, sviscerando pregi e contraddizioni del nostro popolo. Funziona perché è una canzone vera, oltre che verace.
41. Mahmood – Uramaki
Se non ci fosse Alessandro Mahmood dovrebbero inventarlo, il suo timbro molto personale lo rende, di fatto, unico e stravagante. “Uramaki” è uno dei suoi pezzi migliori, almeno sino ad oggi, perché incastra un sound adatto alle sue corde vocali con un testo accattivante e per nulla scontato, direi più da menù alla carta che da All You Can Eat. Resta un mistero il fatto che su un talento del genere, genuino ma al tempo stesso istrionico, non si investa in maniera seria e concreta, la sua vocalità ipnotica e multietnica merita decisamente maggiore attenzione.
40. La Rua – I 90
“I 90” rappresenta il manifesto di un’epoca vicina temporalmente, ma ideologicamente distante anni luce dal mondo di oggi. Fotografare un momento e riproporlo sotto forma di polaroid, riuscendo nel difficile intento di farci viaggiare indietro nel tempo con la fantasia e far scoprire qualcosa di nuovo, magari con l’ausilio di sonorità contemporanee. Se una canzone riesce a fare questo, allora sì che la musica si riappropria del suo potentissimo e nobile ruolo all’interno della società.
39. Calcutta – Paracetamolo
“Lo sai che la Tachiprina 500 se ne prendi due diventa mille?”, comincia così la proposta per l’estate 2018 di Calcutta, cantautore che più di ogni altro ha incarnato lo spirito commerciale dell’indie senza snaturarlo. Dopo i successi di “Orgasmo” e “Pesto”, l’artista trova in “Paracetamolo” la giusta dose di originalità mista ad un pizzico di follia, quella che in genere manca agli attuali esponenti musicali italiani. Il sound leggermente retrò, infine, il tutto rendendo il risultato finale piuttosto estemporaneo e, al tempo stesso, un autentico evergreen.
38. Carmen Ferreri – Tra le mani
Il duo Virginio Simonelli-Andrea Bonomo confeziona una canzone che valorizza l’intensa vocalità dell’artista siciliana, sempre molto profonda anche in territori sonori più spensierati. L’elettronica rende il risultato molto attuale, anche se l’arrangiamento e la struttura non si discostano molto dalla classica forma canzone così come la conosciamo, mescolando innovazione e tradizione. Per Carmen potrebbe trattarsi della giusta strada da perseguire per raggiungere la piena consapevolezza e la sua personale collocazione discografica.
37. Carl Brave – Fotografia (Francesca Michielin e Fabri Fibra)
Si intitola “Fotografia” l’esordio solista di Carl Brave, un brano che si avvale della partecipazione di Francesca Michielin e Fabri Fibra, mettendo assieme mondi sonori ben distanti e apparentemente diversi in maniera molto credibile. Unico grande problema? Troppo autotune nelle strofe e nel ritornello rendono l’ascolto molto confuso, al punto da non capirci niente… tant’è che l’inciso della Michielin sembra eseguito in ostrogoto, con tanto di sottotitoli disponibili alla pagina 777 del televideo. Conseguenze inevitabili di una musica troppo effettata.
36. Federica Abbate e Marracash – Pensare troppo mi fa male
Federica Abbate sa scrivere, questo è fuori da ogni tipo di discussione. In questo pezzo cresce anche come cantante, affinando sia la comunicazione che l’interpretazione, sempre molto introspettiva e profonda. Il testo descrive appieno la sua personalità, la complessità e la bellezza custodite da una ragazza di 27 anni, tra paranoie e voglia di leggerezza, per poter evadere dal mondo reale e lasciarsi ispirare dalla forza della fantasia. Buona la produzione, complessivamente di grande impatto, il brano si lascia ricordare.
35. Lorenzo Fragola e Gazzelle – Super Martina
Nell’epocale esodo di artisti che passano dall’indie al pop, a volte, capita di assistere al tragitto contrario, definiamola pure un’inconsueta transumanza ma, dopo Francesca Michielin, anche Lorenzo Fragola si è convertito a nuove sonorità, ad uno stile musicale più underground e sempre meno commerciale. La canzone rappresenta potenzialmente il giusto compromesso tra l’inedito sound di “Bengala” e le sue precedenti scanzonate produzioni, da “L’esercito del selfie” ai ray-ban, la vodka e l’odore del mare di “#Fuoricèilsole”.
34. Max Pezzali – Un’estate ci salverà
Chi sostiene che Max Pezzali sia rimasto ancorato agli anni ‘90 si sbaglia di grosso, questo brano è la dimostrazione che l’artista pavese sia addirittura tornato indietro nel decennio precedente, grazie all’uso smodato di sintonizzatori anni ’80 che, più che agli 883, ci riportano alla memoria Sandy Marton. Dalla sua zona di comfort, il buon Max, non solo non ha alcuna intenzione di uscire, anzi, ci ha pure costruito una villa con piscina, purtroppo abusiva. E’ ufficiale, l’Uomo Ragno è stato ucciso una seconda volta.
33. Laura Pausini – E.STA.A.TE
E’ apprezzabile l’irrefrenabile voglia di non adagiarsi sugli allori e nelle cosiddette zone di comfort melodiche ma, indubbiamente, il DNA della Pausini è composto dai nostri migliori prodotti agroalimentari a Denominazione Origine Protetta, la sua voce profuma di basilico e trasuda dello stesso siero che sgorga dalle mozzarelle di bufala, ergo la sua cifra stilistica è a forma di stivale, un qualcosa che non si può camuffare o riassumere in un jingle pubblicitario, che esula dalla forma canzone così come la conosciamo e la intendiamo in tutta Italia, isole comprese.
32. Jovanotti – Viva la libertà
Diciamolo pure, nel suo ultimo disco “Oh, Vita!”, Jovanotti ha puntato tutto sui testi e sulla comunicazione, una netta presa di coscienza sulle proprie capacità autorali, ma un taglio netto rispetto al precedente disco “Lorenzo 2015 CC”. Chiamiamola pur sempre evoluzione, perché ci ha spesso abituati a grandi sorprese, ma mai così bruscamente, piuttosto gradualmente. Saranno i posteri ad esprimere la loro insindacabile ardua sentenza, per il momento “Viva la libertà” suona meglio intorno a un falò che in radio.
31. Francesca Michielin – Tropicale
Più indie dei Thegionalisti (che tanto poco ci vuole) il nuovo singolo di Francesca Michielin, scritto a quattro mani da Calcutta e Dario Faini, dal forte clima “Tropicale”. Chiari riferimenti alla spiaggia e al mare, per uno dei brani di maggiore impatto sonoro di “2640”, terzo album di inediti dell’artista di Bassano del Grappa, vincitrice della quinta edizione italiana di X Factor. Al grido di “Non è tequila se ci togli il sale e non è amore se dura due ore”, il brano si impone per i suoi ritmi tribali che, sicuramente, riecheggiano con molta originalità.
30. Ultimo – Poesia senza veli
Il 2018 è l’anno di Ultimo, non solo per la vittoria della categoria Nuove Proposte di Sanremo ma, soprattutto, per il grande abbraccio del pubblico che lo ha accolto come uno dei più interessanti giovani cantautori dell’attuale scenario discografico. “Poesia senza veli” è il giusto compromesso tra rap e musica d’autore, impreziosito da un coro di voci bianche a servizio di un testo crudo, diretto e quanto mai attuale, in un mondo dove bisognerebbe tirare fuori più spesso la purezza attraverso i nostri sentimenti e, di conseguenza, il bimbo custodito in ognuno di noi.
29. Thomas – Non te ne vai mai
Nonostante la sua giovanissima età, Thomas ha già dimostrato tanto e continua ad indovinare la scelta dei singoli. La sicurezza della sua vocalità si fonde con un ritmo coinvolgente, che gioca con la dance e profuma di naturalezza, ciò che canta è sempre molto spontaneo e nulla è studiato a tavolino. Un mondo sonoro che richiama chiaramente Michael Jackson, suo mito assoluto, senza storpiarlo né scimmiottandolo troppo, bensì omaggiandolo come solo gli artisti dotati di grande sensibilità sanno fare.
28. Valerio Scanu – Capovolgo il mondo
Leggerezza è la parola chiave di questa curiosa incursione estiva di Valerio Scanu, che non ha davvero più nulla da dimostrare a livello vocale, al punto da potersi permettere di tornare a giocare con il pop. La sua bravura sta proprio nel riuscire ad armonizzare strofe e inciso, per un brano che di base ha una buona ossatura melodica, dipinta da sonorità calde e colorate tipiche di questa stagione. Il risultato sorprende e soddisfa non soltanto la nutrita fanbase dell’artista, ma acchiappa nuovi lovers e mette a fuoco tutta la versatilità del suo interprete.
27. Le Deva – L’estate tutto l’anno
Non basta un titolo che richiama i pomeriggi azzurri di celentaniana memoria per rendere superficiale un pezzo che di banale non ha proprio nulla, certo, i riferimenti all’estate sono palesi, ma la struttura della canzone è molto più importante della veste che le viene data. Le Deva hanno deciso di alzare l’asticella e rischiare la carta del tormentone, croce e delizia per le carriere di tantissimi artisti. Esperimento più che riuscito e pericolo decisamente arginato, che culmina in un corale e spensierato “oh oh oh, oh oh oh oh”.
26. Bianca Atzei – Risparmio un sogno
Prendete Bianca Atzei (fatto?), toglietele da dosso il tocco di Kekko dei Modà e fatele cantare una canzone di un artista diverso (fatto??), magari uno dei cantautori più interessanti tra le nuove leve, che ne so, ad esempio Ultimo, sì lui potrebbe andare (fatto???). Il risultato sarà piacevole come una fresca fetta di anguria sulla spiaggia. “Risparmio un sogno” commuove e regala emozioni, al punto da chiedersi come mai non sia stata pensata per il Festival di Sanremo, piuttosto che finire a fare da colonna sonora al filmino delle vacanze di Santorini.
25. Emma – Mi parli piano
Altro brano che con l’estate c’azzecca poco ma che supererà sia la prova costume che la prova panettone. “Mi parli piano” piace perché è autentica, dall’animo onesto e melodico, una canzone che arriva come una manna dal cielo in un’epoca dove cantare di pene d’amore sembra essere fuori moda. Il tema dell’incomunicabilità trattato con i guanti, da due solide realtà autorali che corrispondono ai nomi di Roberto Casalino e Davide Simonetta, cantato magistralmente dalla grintosa interprete salentina.
24. Diodato – Essere semplice
Tutti quanti abbiamo ancora in testa l’arioso inciso di “Adesso”, brano che ci ha restituito la grazia di una delle più interessanti vocalità della nostra attuale riserva naturale di promesse della musicale leggera italiana. Ipnotico e mai banale, Diodato riesce a risultare contemporaneo pur ispirandosi ai grandi cantautori del passato, mediante un’orchestrazione armonica, fresca e accattivante. Votato alla riflessione, “Essere semplice” racchiude sonorità genuine e quanto mai analogiche. Buona la seconda, aspettiamo la terza.
23. Biagio Antonacci – Mio fratello
Un giro di chitarra e un ritmo coinvolgente per un brano che racchiude un messaggio di denuncia sociale nei confronti della famiglia contemporanea, sempre meno unita rispetto al passato. Richiami mediterranei, un po’ come era già accaduto con “Pazzo di lei”, “Sognami” e “Non vivo più senza te” solo che, dopo anni di vacanze in Salento, l’artista milanese ha finalmente deciso di cambiare meta turistica, preferendo il sole della Sicilia. Uno dei pezzi meglio riusciti della sua ultima opera “Dediche e manie”.
22. Cesare Cremonini – Kashmir kashmir
L’ex Lunapop riesce nell’intento di accattivarsi le radio con l’ennesimo brano non banale della sua era discografica da solista, lontano anni luce dai tempi di “50 special” e “Qualcosa di grande”. Nulla di prevedibile, dunque, anzi un messaggio sociale e attuale nascosto tra le righe, che non guasta affatto, perché pubblicare d’estate un singolo che non parla di spiagge senza un grammo di reggaeton è da ritenersi legale, oltre che molto apprezzabile. Il brano più estivo di “Possibili scenari”, una scelta dovuta, inevitabile e quanto mai azzeccata.
21. Virginio – Semplifica
Ritorno denso di sorprese per Virginio, che sceglie in “Semplifica” il giusto cocktail di sonorità e parole per il suo personale aperitivo estivo, che anticipa l’uscita della sua prossima fatica discografica. Un pezzo di quelli che non ti aspetti, in grado di rimanere in testa già dal primo ascolto, con un messaggio contagioso e più che mai condivisibile. Bello l’incastro tra strofe e inciso, riuscito e funzionale l’arrangiamento che si poggia su un’interessante struttura acustica, nell’insieme rasenta un tuffo nel mare della consapevolezza.
20. Ex-Otago – Tutto bene
Più Thegiornalisti degli attuali Thegiornalisti, meno indie di quanto ne avessimo memoria, gli Ex-Otago tornano con uno dei pezzi più forti di questa estate 2018, un brano che segue l’ondata nostalgica degli anni ’90, a ritmo della miglior deep house in circolazione. Convincono e si impongono come i veri outsider di questa annata, forti di un tormentone capace di entrarti in testa già dopo un paio di ascolti. Un singolo destinato a non passare inosservato, ricco di riferimenti stagionali e carico di iodio, spensierato quanto basta. Modalità “Tutto bene” ON.
19. Le Vibrazioni & Jake La Furia – Amore zen
Nostalgia degli anni duemila portami via, ascoltando questo nuovo singolo de Le Vibrazioni si ha la netta impressione che il tempo si sia fermato, perché richiama fortemente le sonorità delle prime produzioni della band milanese. Dopo la riapparizione sanremese con “Così sbagliato”, possiamo annunciare ufficialmente che Sarcina e compagni sono tornati, davvero, con la stessa grinta rock d’un tempo che non viene scalfita nemmeno dai fraseggi rap di Jake La Furia, che in questo brano ci sta come la nutella sulle cozze.
18. Fabio Rovazzi – Faccio quello che voglio
Quello che piace di Rovazzi è l’autoironia e la chiarezza, dato che non si è mai spacciato per un cantante, a dispetto di tanti suoi “colleghi”. Diciamolo pure, “Faccio quello che voglio” è una genialità totale perché si avvale di ben tre “feat. a tradimento”. Dopo aver costretto Gianni Morandi a cantare con lui prendendo in ostaggio la sua Anna, questa volta Fabio ruba per l’occasione le voci di Emma, Nek e Al Bano, passando dal reato di sequestro di persona a quello di appropriazione indebita. Che dire? Pa, pa, pa, ra-ra, pa-pa, ra-ra, ra-ra, pa, pa, pa, ra-rà.
17. Shade – Amore a prima Insta
Bissare l’ottima prova di “Bene ma non benissimo”, non deve essere stato facile per Shade, che in questo brano ritroviamo più maturo sia nelle sonorità che nel cantato, al punto da dimostrare che si possono ancora realizzare interessanti tornentoni “no filter” e, sopratutto, senza l’ausilio di particolari featuring. Il testo racconta di un tizio che va in fissa per una tipa vista su Instagram, certo, non sarà la love story del secolo, ma descrive in senso metaforico e con estrema ironia la nostra attuale società 2.0, divisa tra direct dm, superzoom e swipe-up.
16. J-Ax & Fedez – Italiana
Un brano che si ascolta con facilità, tutto sommato rimane uno dei pezzi migliori realizzati dal duo sotto il patrocinio dell’Algida, sarà forse per l’effetto-Itaca… visto che rappresenta l’ultimo capitolo dell’Odissea di “Comunisti col Rolex” e poi ognuno a casuccia sua, come si suol dire. Chi avrà tratto maggior vantaggio da questa collaborazione? Lo scopriremo solo vivendo, sempre ammesso ci siano stati degli effettivi benefici che esulano da un discorso meramente economico, ma questa è tutta un’altra storia… e anche se piove la musica suona.
15. Alessandra Amoroso – La stessa
Arriva in leggero ritardo sulla tabella di marcia rispetto agli altri pezzi estivi “La stessa”, la risposta a chi afferma che la musica pop non è più in grado di fornire al pubblico proposte innovative e interessanti, frutto del genio di Dario Faini, sempre più ispirato da un sound elettronicamente molto internazionale, che non tradisce le aspettative e non snatura l’interprete salentina, mediante un’ossatura melodica e ben riconoscibile. A dimostrazione che si può cambiar pelle, ma d’estate è bene abbondare con la crema solare, non si sa mai.
14. Ermal Meta – Io mi innamoro ancora
Come si fa a non voler bene ad Ermal Meta? Ascoltare un inciso che decanta l’amore verso la vita e le persone in generale, persino nei confronti di un’automobile o di una casa senza il mare, oggigiorno è un dolce amarcord di una bella poetica che, di fatto, dovrebbe essere alla base di canzoni leggere ed estive, a dimostrazione che la musica, quando vuole, sa dare ancora spazio ai valori, perché è sempre bello mostrare il sorriso migliore che abbiamo, anche attraverso questa nobile forma d’arte. Ergo: volemose tutti più bene.
13. Luca Carboni – Una grande festa
Dal successo di “Luca lo stesso” per il cantautore bolognese sono trascorsi ben tre anni, ma le sonorità di thegiornalistiana memoria sono rimaste le stesse, seppur tra gli autori non figuri Tommaso Paradiso. “Un grande festa” è il tipico brano fresco ma non prettamente estivo, che parla d’estate in maniera non dichiarata, sviscerando tutti quegli argomenti tabù che nella musica pop bisognerebbe evitare. L’ironia come chiave di lettura di un brano contemporaneo, frutto del genio di uno dei nostri più ispirati rappresentanti della canzone d’autore.
12. Alessio Bernabei – Ti ricordi di me?
Bernabei senza ciuffo è come l’amatriciana senza guanciale, dal punto di vista gastronomico una vera schifezza ma, musicalmente parlando, una bella sorpresa. “Ti ricordi di me?” suona dal primo ascolto come il brano della vita di Alessio, che ha trovato il giusto sound per valorizzare al meglio la propria vocalità. Un ritorno frutto di un prolifico anno sabbatico, arrivato dopo la sovraesposizione del triennio sanremese. La pausa gli è servita per meditare, reinventandosi pur rimanendo se stesso. Standing ovation per il vecchio caro Jack.
11. Annalisa – Bye bye
Quello che colpisce della nuova Annalisa è la capacità di reinventarsi mantenendo la stessa direzione, nonostante il mancato positivo riscontro del precedente album “Se avessi un cuore”. Col senno di poi aveva ragione lei, un brano come “Bye bye” incarna alla perfezione il suo attuale desiderio di diversificazione. Riscopre se stessa, senza fronzoli e si mostra matura e, al tempo stesso, rigogliosa di una ritrovata identità, sinonimo di un cambiamento e di scelte di vita personali che, da sempre, pesano su quelle artistiche.
10. Irama – Nera
Se è vero che “una rondine non fa primavera”, solitamente “una canzone estiva non necessariamente fa tormentone”, ma ci si avvicina parecchio. Nel complesso, lo stile dell’artista c’è e resta intatto, per nulla scalfito dalla parentesi balneare, ma siamo certi che il suo potenziale è orientato verso ben altro. “Nera” si ascolta e si riascolta in loop, d’altronde non si può compiacere tutti, questa volta è toccato al mondo delle radio, altro giro altra corsa. Unico punto negativo? Qualche ahi ahi ahi di “loslocosiana memoria” di troppo.
9. Benji e Fede – Moscow mule
Reduci dalla buona prova della scorsa stagione con “Tutto per una ragione”, per i due giovani artisti è tempo di conferme. Gli ingredienti per funzionare ci sono tutti, prendete 4,5 cl di Vodka, 12 cl di zenzero, un paio di teen idol e un fetta di lime, shakerate per bene e servite con ghiaccio, il risultato sarà convincente all’ascolto e rinfrescante al palato. La musica d’autore è ben altra ma, nel grande universo parallelo dei tormentoni estivi, rappresenta uno di quei rari corpi celesti in grado di ospitare forme di vita intelligenti.
8. Fred De Palma e Ana Mena – D’estate non vale
Anche l’estate 2018 ha la sua cover italiana di “Despacito”, Fred De Palma e Ana Mena confezionano un pezzo che rievoca la madre di tutte le hit estive, al punto che ci puoi cantare sopra “pasito a pasito, suave, suavecito”. Ma, si sà, l’estate, il caldo e le bollette da pagare, ti portano a cercare nuove contaminazioni, così è un attimo che dal rap passi al reggaeton senza nemmeno accorgertene. Il pezzo comunque funziona… in maniera prepotente e convincente… sarà colpa del vino, colpa del mare… ma in musica d’estate tutto vale.
7. The Kolors e J-Ax – Come le onde
La vera forza dei The Kolors è cantare in italiano, perché in inglese i riferimenti artistici si sprecano, mentre nella nostra lingua rappresentano un’autentica ventata d’aria fresca. “Come le onde” mescola un sound internazionale al rap casereccio di J-Ax. L’esperimento italo-funky funziona e convince maggiormente rispetto al pezzo sanremese che, a riascoltarlo oggi, rievoca cose già sentite. Stash & company riescono a salpare verso nuovi mondi, pur rimanendo ancorati alla propria zona di comfort, grazie ad un brano che si lascia fischiettare in allegria.
6. Baby K – Da zero a cento
Baby K riesce a scombussolare ogni tipo di logica, se da un lato tende a farci esclamare “aridatece la lambada”, dall’altro si riconosce il buon potenziale estivo che trasuda dalle sue produzioni e che, di fatto, la rendono la regina incontrastata dei tormentoni made in Italy. In un mercato dove tutto è in discussione e non esistono più certezze, ogni ritorno della rapper è sorprendentemente senza alcuna sorpresa, riflettendoci, questa può risultare oggigiorno una cosa positiva, il resto è solo andale, andale, andale e vida loca.
5. Thegiornalisti – Felicità puttana
Dopo esserci scottati per un’intera stagione “sotto il sole di Riccione di Riccione“, i Thegiornalisti tornano per la seconda “prova costume”. Tommaso Paradiso e compagnia bella ci spiegano la filosofia di vita della “Felicità puttana”, intesa come un effimero momento di gioia che spesso dura quanto un gatto in tangenziale. Il traffico delle vacanze, gli stabilimenti balneari, l’aria che sa di mare, la birra che si scalda in fretta e tutti riferimenti palesemente estivi che ci traghettano da “c’era una volta l’indie” a “e vissero tutti felici e in tendenza”.
4. Elodie, Michele Bravi e Guè Pequeno – Nero Bali
Chi ha pensato a questo insolito ménage à trois è da considerarsi un pazzo totale, ma dietro ogni barlume di follia si nasconde spesso una lucida genialità, perché il bello della musica è proprio questa capacità di rendere credibile l’imprevedibile. Un manifesto del non prenderla sul personale e mai troppo sul serio, il trionfo del non volersi vestire bene in casa, l’apoteosi del luddismo anti-social che invita a buttare in mare i cellulari che, molto probabilmente, non abbiamo ancora finito di pagare a rate. Funziona all’ennesima potenza.
3. Dolcenera – Un altro giorno sulla terra
Ed è subito Brasile per Dolcenera che torna a contaminare la propria musica elettronica con sfumature urbane prese in prestito dai “peggiori bar” della periferia di San Paolo. Nel corso della sua poliedrica carriera, l’artista salentina ha sperimentato restando sempre fedele alla propria arte, con la solita disinvoltura che contraddistingue ogni suo gradito ritorno. Originale ed istrionica, la cantautrice non smette di stupire e regalarci sonorità innovative grazie ad un arrangiamento che, molto semplicemente, è da ritenersi pura avanguardia musicale.
2. Boomdabash & Loredana Bertè – Non ti dico no
Sulla carta un binomio improbabile, di fatto una bomba. A quasi quarant’anni dal successo di “E la luna bussò”, Loredana Bertè torna a familiarizzare con il reggae, genere che ha importato e proposto per prima sul suolo italico. Protagonista di un piacevole ritorno alle origini assieme ai Boomdabash, gruppo che risulta essere assai funzionale incastrandosi all’unisono con la vocalità della rocker. Era dai tempi di “All that she wants” che non ci si abbronzava a ritmo di una sonorità così martellante, senza alcun tipo di protezione solare.
1. Takagi & Ketra con Giusy Ferreri e Sean Kingston – Amore e capoeira
Squadra che vince si cambia, è questa la regola alla base del successo di Takagi & Ketra, duo di produttori che, letteralmente, stanno stravolgendo l’intera musica leggera italiana, a suon di collaborazioni improbabili, ma decisamente azzeccate e super riuscite. Dal sound vintage tipico degli anni ’60 de “L’esercito del selfie”, passando per le atmosfere anni ’80 di “Da sola/in the night“, fino alle sonorità carioca di “Amore e capoeira”, tormentone da ascoltare a ripetizione fino allo sfinimento e tanti cari saluti alla “La ragazza di Ipanema”.
Nico Donvito
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