Con il nuovo album il cantautore romano chiude il cerchio iniziato nel 2017 con il progetto del debutto, Pianeti
Era la primavera del 2017, di musica ne girava ovviamente tanta, tanta bella e tanta ovviamente meno, tra i molti emergenti del tempo, sul canale YouTube di Honiro, capito per caso su un brano che mi incuriosisce, si intitola Chiave e l’autore è un giovane cantautore che molti avvicinano erroneamente al rap, si fa chiamare Ultimo e viene da Roma. “Per chi ha chiesto di esistere ma nessuno risponde, per le volte che ho urlato io mi sento diverso”, un lunghissimo sfogo accompagnato da un sottofondo musicale essenziale che si apre nel ritornello. A quel brano seguono poi a ruota Giusy e Ovunque tu sia, e man mano tutti gli altri singoli che daranno vita al primo album ufficiale dal titolo Pianeti, uscito nell’ottobre del 2017.
Ciò che colpisce fin da subito è la capacità incredibile che questo ragazzo possiede nel descrivere i propri sentimenti scegliendo un lessico semplice ma non per questo meno efficace, ed è forse lì, alla fine, la chiave del suo grande successo. Pianeti (qui la nostra recensione) è un ottimo disco, prodotto alla grande e scritto in maniera superlativa, al suo interno spiccano veri e propri gioielli come la stessa title track o Sogni appesi, forse il brano che più di ogni altro sintetizza al meglio ciò che Ultimo è e sarà.
Come nelle composizioni poetiche delle epoche passate c’è poi una cosiddetta parola-tema che esce e si ripropone nascosta qua e là tra tutte le tracce ed è rivalsa: “dalla parte degli ultimi per sentirmi primo”, pur non conoscendo Niccolò la sensazione è quella di aver a che fare con un ragazzo che ha trovato nella musica la sua più importante valvola di sfogo, e così si sente che Ultimo è quello che scrive, Ultimo è Giusy, brano che con le dovute proporzioni sembra rappresentare quello che Sally rappresenta per Vasco.
Piano, voce e poco altro, e così di colpo, dopo solo un album, il giovanotto si trova davanti a mezza Italia a cantare tra i le Nuove Proposte di Sanremo 2018 con Il ballo delle incertezze. Neanche a dirlo arriva una vittoria schiacciante, ma non solo, Ultimo oscura perfino i big e il suo secondo album (uscito in concomitanza con il Festival) risulta (e di molto) quello più venduto in tutta l’edizione della kermesse, si intitola Peter Pan (qui la nostra recensione) ed è un disco molto più leggero del precedente.
Se nel primo album aleggia più o meno in tutte le tracce il tema della solitudine e dell’evasione, qua sembra tutto più smorzato, a parte qualche episodio come Ti dedico il silenzio o la stessa title track, Ultimo si muove su terreni più soft. Canta e parla d’amore esattamente come parlerebbe d’amore un ragazzo innamorato della sua generazione e lo fa da diverse prospettive, dal romanticismo esasperato de La stella più fragile dell’universo, sicuramente colonna sonora di numerose giovani coppie, passando per il singolo Poesia senza veli, in cui l’amore è visto e narrato dal punto di vista ingenuo di un bambino.
Un album che fa il suo anche se non stupisce come il precedente, forse anche per la fretta di averlo a disposizione per il Festival. Al disco fa seguito così un lungo tour tutto sold out, chiuso con tre super date (più la data zero) nei palazzetti di Roma e Milano, che lo fanno diventare il più giovane artista italiano a conquistare un simile traguardo.
Neanche il tempo di godersi il successo e il buon Niccolò sceglie di cogliere la palla al balzo e si ripresenta a Sanremo di quest’anno tra i big con I tuoi particolari, brano che non vince ma (evitiamo qua di parlare ancora delle varie polemiche sanremesi), arriva dove deve arrivare e si trasforma in un nuovo enorme successo da aggiungere alla (già lunga) lista.
Si arriva così a Colpa della favole, un disco molto più concreto dei precedenti, in cui c’è spazio per varie sfaccettature: dal reggae di Aperitivo grezzo passando per la poetica Fateme cantà e la leggerezza che troviamo in Piccola stella, un brano che il giovane artista ha composto addirittura a 14 anni. Un album solido, arrangiato molto bene e che, pur muovendosi più o meno sui soliti binari, certifica il talento compositivo del cantautore.
In Pianeti Ultimo ci narrava con schiettezza tutta la sua volontà di scappare dai disagi della vita, spesso chiedendo di essere portato altrove, quell’altrove che troviamo poi in Peter Pan, in cui l’amore sembra il rifugio perfetto per ogni male e che viene descritto come una bella favola, la stessa favola che può però finire e riportarti alla realtà, quella realtà cantata con consapevolezza in Colpa delle favole.
C’è poi un brano in particolare, dal titolo La stazione dei ricordi, che riesce nel compito di chiudere perfettamente il cerchio iniziato con il primo album con una riflessione a 360° che tocca tutti i temi più cari al cantante: “noi siamo quelli senza scuse, col passato in fiamme, quelli che parlano con tutti ma non è niente di importante, che le cose belle stanno dentro e meritano stelle, siamo tutti Giusy, cambia soltanto dentro a quale pelle”; e te lo immagini così, fermo e chino sul pianoforte a scrivere e suonare, di notte, tra un pacchetto di sigarette e magari un bicchiere di vino, con la consapevolezza di trovare in quelle note suonate e in quelle parole scritte il più forte mezzo di comunicazione per approcciarsi al mondo.
Da Pianeti a Colpa delle favole, da Chiave a La stazione dei ricordi, sembra siano passati secoli, eppure non sono passati nemmeno due anni. Anni in cui Ultimo ha costruito qualcosa di importante, aprendosi una strada che lo porterà il prossimo 4 luglio (dopo il tour nei palazzetti) a conquistare lo stadio Olimpico della sua amata Roma. Da lì, poi, sempre tra favole e realtà, sarà tutta un’altra storia da scrivere.
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