venerdì 22 Novembre 2024

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Eurovision Song Contest: protagonisti e canzoni gli ANNI ’60

La storia della kermesse canora europea: l’affermazione della rassegna e l’atteso primo trionfo italiano

Dopo aver ripercorso insieme quanto accaduto negli anni ’50, prosegue la nostra retrospettiva dedicata all’Eurofestival, o come lo conosciamo oggi Eurovision Song Contest. Le prime quattro edizioni andate in scena dal 1956 al 1959, hanno messo in evidenza un potenziale ancora inespresso. Due vittorie dei Paesi Bassi, una della Svizzera e una della Francia, è il riassunto di una grande prova generale che vedrà il suo definitivo rodaggio proprio negli anni ’60. Dopo l’amara sconfitta di Domenico Modugno, terzo classificato con la celeberrima “Nel blu dipinto di blu“, il nostro Paese è pronto a prendersi la sua bella rivincita.

1960: arrivederci Italia

A seguito del rifiuto dei Paesi Bassi, la quinta edizione del concorso ha luogo a Londra, la prima capitale europea ad ospitare la manifestazione. Tredici le nazioni partecipanti, tra cui la debuttante Norvegia. A rappresentare il nostro Paese è Renato Rascel con “Romantica”, canzone che si era appena aggiudicata la vittoria di Sanremo. Nonostante l’artista godesse di una buona fama internazionale, grazie all’interpretazione di “Arrivederci Roma”, anche questa volta dovremo accontentarci di un deludente ottavo posto. Dopo cinque annate che hanno visto trionfare la chanson, vince una canzonetta: “Tom Pillibi” della francese Jacqueline Boyer.

1961: la minaccia dittatoriale

Dopo il soggiorno inglese, l’Eurovision Song Contest fa il suo ritorno in Costa Azzurra. La sesta edizione va in scena a Cannes, i Paesi in concorso salgono a quota sedici, grazie agli esordi di Spagna, Finlandia e Jugoslavia. A rappresentare il bel canto italiano è Betty Curtis con “Al di là”, mentre sul gradino più alto del podio si impone Jean-Claude Pascal, rappresentante del Lussemburgo, con la canzone “Nous les amoureux”. Polemiche e proteste per l’ingresso di due nazioni dagli ordinamenti non democratici, la Spagna del generale Francisco Franco e la Jugoslavia del maresciallo Tito, la nuova Europa postbellica non vede di buon occhio qualsivoglia forma di regime dittatoriale.

1962: il tris della Francia

Il 18 marzo all’auditorium di Villa Louvigny, in Lussemburgo, va in scena la settima edizione della kermesse. L’Italia partecipa con uno dei massimi esponenti della nostra tradizione canora: Claudio Villa, che debutta con “Addio, addio”, canzone vincitrice dell’ultimo Sanremo in coppia con Modugno. Dovremo accontentarci di un altro amaro nono posto, mentre la Francia conferma il suo monopolio aggiudicandosi il terzo titolo con “Un premier amour”, interpretata da Isabelle Aubret.

1963: il vento sta cambiando

Come già accaduto in precedenza con i Paesi Bassi, anche la Francia si rifiuta di organizzare nuovamente, così viene designata nuovamente Londra come location. Emilio Pericoli rappresenta l’Italia con “Una per tutte”, ottenendo un ottimo terzo posto. In prima posizione si impronta la Danimarca con il brano “Dansevise”, eseguito dal duo Grethe e Jørgen Ingmann.

1964: l’età giusta

Il 21 marzo va in scena a Copenhagen la nona edizione del “Grande Premio Eurovisione della canzone”, come si usava dire all’epoca. Sul fronte politico, continuano le polemiche: la Svezia non partecipa a causa di uno sciopero degli artisti, torna in gara il Portogallo, al tempo governato dal regime autoritario di Salazar. Proteste e striscioni da parte dei pacifisti, dominano l’intero svolgersi della manifestazione. In merito alla competizione, dopo qualche delusione di troppo, l’Italia si aggiudica la sua meritata vittoria grazie a Gigliola Cinquetti con “Non ho l’età”. La sedicenne veneta resta ancora oggi la più giovane vincitrice della storia del concorso. Che dire? Campioni d’Europa!

1965: welcome to Italy

Dopo il trionfo tricolore, la Rai sceglie Napoli come città ospitante. Il numero delle nazioni partecipanti sale a diciotto, tra cui la debuttante Irlanda. La decima edizione dell’Eurovision vede l’Italia schierare, come da tradizione, l’ultimo vincitore di Sanremo, vale a dire Bobby Solo con “Se piangi, se ridi”. Quinto posto per lui, mentre si aggiudica nuovamente il titolo il Lussemburgo con France Gall e la sua “Poupée de cire, poupée de son”.

1966: l’incompreso Modugno

Per la seconda volta viene scelto l’auditorium di Villa Louvigny, in Lussemburgo, come teatro della finale dell’Eurovision. Al terzo tentativo consecutivo, Udo Jürgens porta la vittoria all’Austria con “Merci, chérie”, mentre l’Italia schiera nuovamente Domenico Modugno con “Dio come ti amo”. Per lui zero punti dagli altri paesi e un amaro, amarissimo, ultimo posto in classifica. E’ il peggior piazzamento del nostro Paese nella storia della manifestazione.

1967: a piedi nudi

La dodicesima edizione del concorso ha luogo a Vienna, al salone delle feste del Palazzo Imperiale. L’Italia viene rappresentata per la seconda volta da Claudio Villa con “Non andare più lontano”, che viene preferita a “Non pensare a me” con la quale aveva vinto il Festival. Infatti, è la prima volta che il nostro Paese non gareggia con il pezzo che si è aggiudicato la vittoria di Sanremo. Ad aggiudicarsi il gradino più alto del podio è, per la prima volta, il Regno Unito con Sandie Shaw, nota con l’appellativo di “cantante scalza”. La sua canzone “Puppet on a string” è considerata ancora oggi, insieme a “Nel blu dipinto di blu”, tra le più ricordate dell’Eurovision.

1968: dal bianco e nero ai colori

Londra ospita per la terza volta la manifestazione, questa volta nel prestigioso scenario della Royal Albert Hall. L’Italia viene rappresentata da Sergio Endrigo con la canzone “Marianne”, che ottiene soltanto il decimo posto. Ancora una volta viene scelto un brano diverso rispetto a quello con cui l’artista ha vinto il Festival di Sanremo. Si aggiudica il primo posto la Spagna con Massiel e la sua “La, la, la”, anche se il maggior successo in termini discografici viene ottenuto dal britannico Cliff Richard con la celebre “Congratulations”. Questa è stata la prima edizione registrata e trasmessa a colori.

1969: uno per tutti, tutti per uno

L’eurovision del 1969 è, ancora oggi, considerato uno dei più surreali mai andati in scena. Madrid ospita, mentre l’Italia punta su Iva Zanicchi, fresca vincitrice di Sanremo con la celeberrima “Zingara”. Come diventato ormai di consuetudine, viene scelto un altro brano, così “Due grosse lacrime bianche” si piazza soltanto al tredicesimo posto. A vincere questa particolare edizione sono stati ben quattro paesi: la Francia con Frida Boccara e la sua “Un jour, un enfant”, il Regno Unito con Lulu e la sua “Boom bang-a-bang”, i Paesi Bassi con Lenny Kuhr e la sua “De troubadour” e la stessa Spagna, nazione organizzatrice, con Salomé e la sua “Vivo cantando”. Primo e unico caso di pari merito nella storia, fino a quel momento il regolamento aveva previsto un caso del genere. Un sistema, ormai obsoleto, che verrà presto rivoluzionato.

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.