Il racconto del concerto del cantautore romano, svoltosi il 26 ottobre nel tempio della musica milanese
Certi concerti meriterebbero molto più di una recensione, infatti, per raccontarvi l’ultimo spettacolo di Fabrizio Moro (qui la nostra recente intervista) andato in scena al Mediolanum Forum di Assago lo scorso 26 ottobre, tappa milanese del suo “Figli di nessuno Tour”, abbiamo deciso di raddoppiare proponendovi ben due analisi, attraverso i punti di vista di Nico Donvito e Francesco Cavalli. Buona lettura!
Tante cose si potrebbero dire riguardo al percorso che ha portato Fabrizio Moro ad esibirsi live al Mediolanum Forum di Assago ieri, sabato 26 ottobre, dopo la doppia tappa romana di settimana scorsa. Un percorso lungo e tortuoso, sicuramente pieno di ostacoli e di insidie, di “muri troppo alti” che però il buon Fabrizio non ha mai avuto paura di superare con pazienza e perseveranza.
Per un artista romano, per altro così legato alla propria città, tanto da arrivare a conquistare lo scorso anno il sogno dello Stadio Olimpico, suonare “fuori casa” rappresenta certamente una grossa sfida da sempre, una sfida che ha avuto, nella sua lunga storia, diverse tappe. Il primo concerto di Moro visto da chi sta scrivendo questo articolo fu nel 2015 al Teatro dal Verme di Milano, il periodo era quello dell’album “Via delle Girandole 10″ e lo spettacolo, così come l’album, incentrato su sonorità molto più acustiche ed analogiche rispetto agli ultimi progetti.
La cosa certa, ritrovata poi in tutti i concerti, è stata la capacità del cantautore di creare un’alchimia magica con il proprio pubblico, di capirlo, di fondersi con esso pur cambiando spesso “mood” e registro. Fabrizio Moro possiede il raro dono di saper comunicare la sua essenza cantando e scrivendo, mantenendo intatto il suo riconoscibilissimo stile pur variando temi, sonorità o genere. Se scrivere belle canzoni rimane un’arte difficilissima, ancor più complicato risulta arrivare al cuore delle persone parlando di sentimenti, descrivendoli con parole semplici ma immediate e, per questo, sincere. Sentimenti narrati in alcuni dei più grandi successi del cantautore, come “Portami via“, vero e proprio trampolino di (ri)lancio verso il grande pubblico mainstream che, ancora qui a Milano, ha cominciato a donargli sempre più amore e successo, ben individuabile in un altro concerto visto sempre nella città lombarda, stavolta al Fabrique, nel 2017, dopo Sanremo e la pubblicazione dell’album “Pace“.
Un percorso fatto di mattoncini posati con cura e con pazienza, che ha visto Moro allargare sempre di più il proprio pubblico, vario ed eterogeneo per età e sesso, portandolo ad un traguardo, quello del Forum, da sempre ben presente nella sua testa. Ed proprio per la lunga rincorsa presa che quello di ieri non poteva che essere un grande successo. Fabrizio infatti arriva sul palco con la consapevolezza di chi si trova nel posto giusto al momento giusto, con la testa e le spalle belle larghe, coperte da un pubblico pronto a proteggerlo, inondandolo d’amore e voglioso di ascoltarlo.
Con una scaletta che spazia dai brani del suo ultimo album “Figli di nessuno“ ai grandi (e tanti) successi della carriera, Fabrizio infiamma il palazzetto alternando momenti di puro rock, ben rappresentati dal potente inizio affidato alla martellante “Quasi“ e da autentiche perle come “Libero“, “L’essenza“ e “Sono come sono“, alle grandi ballate che emozionano il numeroso pubblico presente, unito in un grande coro nell’intermezzo acustico e sulle note degli ultimi grandi successi come “Portami via” o “L’eternità“.
Il tutto senza dimenticare l’impegno politico e sociale, da sempre tratto distintivo del cantautore, che viene fuori soprattutto dall’accoppiata “Pensa-Me n’ammoravo de te”. Un concerto, quello chiuso come sempre con la verve poetica del brano “Pace”, che certamente rappresenta per Moro un grande passo, un momento eterno scolpito nella mente di un artista che non si è mai arreso e che oggi sta finalmente ricevendo il meritato riconoscimento a livello nazionale.
Francesco Cavalli
Un viaggio musicale tra gli altopiani delle emozioni e le pianure della quotidianità, così potremmo definire lo spettacolo portato in scena da Fabrizio Moro sul palco del Mediolanum Forum di Assago, seconda tappa della sua nuova tournée inaugurata lo scorso 19 ottobre a Roma, che lo porterà ad esibirsi nei teatri e nei palazzetti più importanti del nostro Paese e che proseguirà nei prossimi due mesi a Catania, Firenze, Brescia, Bologna, Torino, Cremona, Cesena, Senigallia, Pescara, Napoli, Bari, Brindisi, Crotone, Varese, Montecatini e Sanremo, cittadina che lo ha visto trionfare al Festival della canzone italiana per ben due volte, nel 2007 tra le nuove proposte con “Pensa“ e tra i big nel 2018 insieme ad Ermal Meta con “Non mi avete fatto niente“. Sono queste due delle canzoni che hanno emozionato ed infiammato il pubblico milanese, accorso numeroso ad uno degli appuntamenti più interessanti di questa sessione live autunnale.
Al fianco del cantautore romano, i fedeli musicisti che compongono la sua storica band, a cominciare dal pianista Claudio Junior Bielli, passando per i chitarristi Roberto Maccaroni e Davide Gobello, il bassista Andrea Ra e il batterista Alessandro Inolti. Ad aprire il concerto due giovani e talentuosi artisti, Emanuele Bianco e Andrea Vigentini, che hanno scaldato a dovere il popolo di Fabrizio, una platea gremita e piuttosto eterogenea, composta da ragazzi e ragazze, uomini e donne, oltre che numerosi bambini. Un pugile dal cuore tenero, così potremmo definire Fabrizio Moro, che ha portato con sé sul palco il campione di box Mirko Valentino, unico ospite di una serata che ho la visto trionfare come assoluto protagonista.
Un ruolo determinante lo possiamo attribuire di certo alle canzoni, in grado di unire generazioni diverse e raggrupparle magicamente in un unico grande coro di voci, tra quelle che più hanno emozionato cito “Eppure mi hai cambiato la vita“, “Ho bisogno di credere“, “La felicità“, “21 anni“, “Sono solo parole“, “Libero“, “Da una sola parte“, “Me ‘nnamoravo de te“, “L’eternità“, “Portami via“, “Parole rumori e giorni“ e “Filo d’erba“. Il segreto del successo di Moro è direttamente proporzionale al suo repertorio, un ottimo mix di canzoni d’amore e di brani a sfondo politico-sociale, che raccontano la nostra epoca con un piglio nuovo ed estremamente originale.
Canzoni che arrivano dritte al cuore, nelle quali ognuno di noi può riconoscersi con estrema facilità. Pathos e melodia si intrecciano e fanno da tappeto a parole indovinate, dense di significato e universalmente condivisibili, a tratti urlate con trasporto, a tratti sussurrate garbatamente. Uno spirito puro e ribelle quello di Fabrizio Moro, che non si è mai sottratto dall’esprimere un pensiero o esternare un concetto scomodo, si è sempre fatto portavoce dell’autenticità, con la veracità tipica di chi proviene dalla strada e conosce bene l’odore del catrame e dell’asfalto. Suggerisce input, dona suggestioni e non si risparmia, dalla prima all’ultima canzone in scaletta, come un vero e proprio animale selvatico da palcoscenico.
Nico Donvito
Nico Donvito
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