A tu per tu con il giovane cantautore e producer veronese, in uscita con il nuovo singolo intitolato “100ANNI“
Si intitola “100ANNI“ il nuovo singolo di Federico Secondomè, songwriter e producer classe ’95 che vanta collaborazioni con Raphael Gualazzi, Emma Muscat e Greta Menchi. Approfondiamo la sua conoscenza.
Ciao Federico, benvenuto. Partiamo dal tuo nuovo singolo “100ANNI”, che sapore ha per te questo pezzo?
«Questa canzone per me rappresenta una calma apparente, la tranquillità che vorrei conservare in ogni istante della mia vita. Se ci fate caso, c’è un suono fisso sulle frequenze medio-basse che aiuta il rilassamento».
Quali riflessioni e quali stati d’animo hanno ispirato questa canzone?
«Ero in casa con il covid, la mia ragazza era negativa e quindi siamo rimasti separati da una porta per una ventina di giorni. C’è stato un momento in cui ho sentito che non mi mancava, e ho scritto questa canzone, nella quale in realtà poi vado ben oltre in quanto a temi e discorsi trattati».
C’è una frase del testo che, secondo te, rappresenta e sintetizza al meglio il senso del brano?
«Sicuramente stare in casa per tutto il tempo libero ha agevolato questo passaggio, ma credo che in una relazione matura i partner debbano potersi permettere di dire “Non mi manchi, ma va bene così”. Si tratta di scavare nel profondo della propria intimità e ritrovare la propria individualità ancora lì, intatta, e guai a chi se la lascia scappare».
Dal punto di vista musicale, che tipo di sonorità hai voluto abbracciare?
«Direi lo-fi / indie / urban. Ad ogni modo, la mia sensazione è che finalmente le persone siano pronte ad eliminare l’idea di genere (almeno musicale), quindi cercherò come ho sempre fatto di non classificarmi».
Facciamo un breve salto indietro nel tempo, come e quando ti sei avvicinato alla musica?
«A 4 anni grazie a mia nonna che mi teneva in casa a suonare un vecchio organo elettrico. Le sarò riconoscente per sempre. Poi a 10 mi sono avvicinato alla scrittura, a 12 ho vinto un concorso nazionale come violinista e ho iniziato un percorso accademico dal quale mi sono allontanato verso i 19 tra vari problemi per ritrovarmi appieno in questo nuovo percorso come produttore e songwriter».
Quali ascolti hanno accompagnato e influenzato la tua crescita?
«Da piccolo Black Eyed Peas, Michael Jackson, Beyoncé, poi sono passato a un periodo di costante musica classica, poi al punk, poi a roba più elettronica (Paul Kalkbrenner, Flume, Daft Punk…) e in un momento successivo ai classici italiani. A caso insomma».
In questi anni hai collaborato con diversi artisti come autore e produttore, c’è un incontro in particolare che ti ha particolarmente segnato?
«Sicuramente l’incontro con Raphael Gualazzi (abbiamo lavorato a due canzoni del suo ultimo album) è stato decisamente stravolgente per la mia vita, mi ha riportato in un mondo con il quale avevo perso contatto e nel quale mi sono trovato benissimo: quello della musica pura. Nessun secondo fine discografico, solo musica libera».
“100ANNI” fa parte di una raccolta di brani di prossima uscita, cosa puoi anticiparci a riguardo?
«Fondamentalmente parlerò del mio sentirmi come un marciapiedi nei confronti della comunità artistica. Cosa che non mi dispiace affatto. Penso sarà un tema ricorrente da qui in avanti nei miei lavori. Ne vedrete di tutti i colori, davvero».
Per concludere, a chi si rivolge oggi la tua musica e a chi ti piacerebbe arrivare in futuro?
«La mia musica si rivolge esclusivamente a me, che sono un ragazzo di quasi 26 anni tanto motivato quanto disilluso. Chiunque è il benvenuto nel mio viaggio, non c’è limite di età, non c’è giudizio. Vorrei solo comunicare le mie sensazioni in maniera reale ed istintiva in un mondo dove tutto è calcolato. Sento di essere sulla strada giusta per arrivare a stare davvero bene con me stesso».
Nico Donvito
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