A tu per tu con il cantautore romano, in uscita con il suo nuovo singolo intitolato “Senti che musica“
A qualche mese di distanza dalla nostra precedente chiacchierata, ritroviamo con piacere Daniele Folcarelli, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Folcast, artista che abbiamo imparato a conoscere nel corso dell’ultima edizione del Festival di Sanremo, dove si è classificato terzo tra le Nuove Proposte con “Scopriti“. Si intitola “Senti che musica” il singolo scelto per traghettarci dalla primavera all’estate, un brano impreziosito dal featuring con Roy Paci.
Ciao Daniele, bentrovato. Partiamo dal tuo nuovo singolo “Senti che musica”, come sono nate questa canzone e la collaborazione con Roy Paci?
«La canzone è nata la scorsa estate quando, durante il lockdown, il riff di chitarra mi suonava tra le dita e voleva trovare una libera uscita. Con Lorenza Ventrone ci siamo poi messi a scrivere un testo che esprimesse questa voglia di uscire. Voglia che abbiamo poi notato essere la stessa che avevamo noi in quel momento. Abbiamo anche capito che a volte si può trovare il modo per andare altrove anche restando fermi. Per me la musica è questo. È il mio posto felice e non ho bisogno di andare chissà dove per trovarlo.
Quando abbiamo sentito Roy, lui si è dimostrato subito molto entusiasta ed ha infatti dimostrato grande coinvolgimento, portando nel pezzo tutto il suo mondo artistico, che comprende, oltre alla musica, anche il suo flow metrico. Ci siamo trovati benissimo anche se abbiamo lavorato a distanza e siamo molto felici della canzone».
Un inno alla musica, in un momento in cui da una parte soffre, mentre dall’altra rappresenta una grande fonte di evasione, forse molto più che in qualsiasi altro periodo storico. Che significato attribuisci alla parola “condivisione”?
«Condivisione è crescita. Se la vogliamo collocare in un ambito artistico credo che lo stare insieme possa significare l’accettazione della diversità e l’imparare ad accogliere i cambiamenti che vengono dall’esterno. Avere delle sicurezze è fondamentale. È altrettanto importante capire quando è il caso di farsi da parte e considerare che non siamo i migliori in questo mondo. Dimostrarsi aperti è importantissimo nella musica, come nella vita».
C’è una frase che, secondo te, rappresenta e sintetizza al meglio il significato della canzone?
«”Se mi sento quel posto non ho più sete. Ho pace, mare e fanfare”».
Sei reduce dall’esperienza del Primo Maggio, com’è stato esibirti in una delle manifestazioni più importanti a livello nazionale?
«È un palco importantissimo. Ero molto emozionato prima di salirci, anche se in una situazione completamente diversa. Sono stato a tanti concerti in piazza e il bagno di folla che si crea in piazza San Giovanni è un’esperienza quasi mistica. Comunque da fare!
Ho avuto anche la possibilità di andare con la mia band, perciò questo mi ha reso molto più onorato. Era importantissimo per me suonare con loro. Andrea Fusacchia, Stefano Rossi e Riccardo Adamo a cui, per l’occasione, si sono aggiunti Giorgio Tebaldi, e Giacomo Serino. Siamo tutti uniti nella scalpitante voglia di poter ritornare a suonare».
A due mesi di distanza dal Festival di Sanremo, invece, qual è il tuo personale bilancio di questa avventura?
«Assolutamente positivo. Sono rimasto in contatto con le persone incontrate durante il percorso e questo è stato il premio più bello. È stata un’esperienza che ci resterà a vita e che ci ha segnato e unito».
Per concludere, quali sensazioni e quali riflessioni ti piacerebbe riuscire a trasmettere a chi ascolterà “Senti che musica”?
«Mi piacerebbe che chi ascolta la canzone possa individuare il suo posto felice. Trovare e mettere a fuoco qualcosa che gli permetta di andare altrove pure se non si possono prendere treni o aerei. A volte può davvero essere salvifico».
© foto di Chiara Mirelli
Nico Donvito
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