domenica 24 Novembre 2024

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Francesco Guccini nella classifica FIMI senza streaming: è questo il futuro per i big?

Il cantautore toscano ha scelto di non pubblicare il suo ultimo album sulle piattaforme streaming

Il supporto fisico può ancora dire la sua in epoca di streaming? A quanto pare no. Siamo proprio noi a dimostrarvelo, pubblicando ogni settimana le vendite sulle piattaforme Amazon, IBS, Feltrinelli e Mondadori con gli ottimi posizionamenti di vari album che fanno però poi gran fatica in una classifica FIMI in cui si verifica invece l’esatto contrario, con diversi lavori che presenziano addirittura in Top10 nonostante non risultino nemmeno tra i 50 più venduti nel comparto fisico. Esistono però, fortunatamente, anche le eccezioni e una di queste è Francesco Guccini.

Strategia che sta pagando |

Il cantautore toscano ha deciso, infatti, insieme alla sua etichetta discografica BMG, di pubblicare il suo ultimo album – “Canzoni da intorto“, uscito lo scorso 18 novembre 2022 – solo su cd e vinile. Nessuna possibilità di ascoltarlo quindi su Spotify, YouTube o Amazon Music.

Ignoro cosa sia lo streaming“, ha dichiarato durante la conferenza stampa di presentazione. Una scelta atipica, fuori dal tempo, che, ad alti livelli, in Italia aveva preso solo Roberto Vecchioni quattro anni fa con “L’infinito“. Progetto arrivato poi ad un inaspettato disco d’oro. Lo stesso risultato raggiunto nel 2011 dopo la vittoria del Festival di Sanremo con “Chiamami ancora amore“, ma in una situazione discografica nettamente diversa da quella attuale.

E il ribellarsi allo streaming al momento sta ripagando anche Guccini che ha debuttato al secondo posto della classifica FIMI dietro solo a Ernia, primo però solo in virtù dei più di 20 milioni di ascolti raggiunti su Spotify che, da soli, hanno significato già circa 9-10.000 copie. Ci troviamo quindi di fronte a un ottantaduenne che, a livello di dischi realmente venduti, ha staccato ampiamente uno dei rapper oggi maggiormente influenti, ma anche Tiziano Ferro, sceso alla sua seconda settimana dal primo al quarto posto. Il tutto grazie a una strategia netta e assolutamente vincente: vuoi ascoltare il mio nuovo album? Comprarlo è l’unico modo per poterlo fare. Ma può essere questa una scelta percorribile da tutti gli artisti che non hanno nello streaming la loro isola felice? Può essere questo il futuro per i big della musica italiana?

L’esempio di Eros Ramazzotti |

La risposta è affermativa, perchè chi porta avanti generi come il cantautorato o il pop più tradizionale è doppiamente penalizzato dalle piattaforme streaming. Piattaforme che, da una parte, non li inseriscono nelle playlist di punta (essenziali per far crescere esponenzialmente il numero di ascolti di un disco o di un singolo) e, dall’altra, toglie loro anche le copie di chi un disco lo comprerebbe ma non lo fa potendolo ascoltare gratuitamente.

Vediamo un esempio pratico. Eros Ramazzotti ha pubblicato il suo ultimo album – “Battito infinito” (di cui qui la nostra recensione) – a metà settembre e, nel giro di poco tempo, è scivolato in posizioni di rincalzo della classifica FIMI, vendendo finora, secondo le stime, circa 17.000 copie. Un risultato basso per i suoi standard e molto lontano dai risultati del precedente “Vita ce n’è“, arrivato al disco di platino e ancor di più a quelli dei suoi lavori precedenti.

I risultati su Spotify parlano, però, di un disco che ha comunque avuto dalla sua un buon bacino di ascoltatori. La media delle tracce non ancora estratte come singoli gira intorno ai 350.000 ascolti, ed è quindi ipotizzabile che tra le 100.000 e le 150.000 persone, almeno, l’abbiano ascoltato interamente lì. Un numero senz’altro ragguardevole per un artista musicalmente lontano dai generi più in voga nello streaming, ma che poco sposta in una piattaforma dove i rapper viaggiano senza difficoltà a 15-20 milioni di ascolti settimanali.

Inciderebbe però eccome se lo guardassimo dalla stessa prospettiva “gucciniana“. Perchè è evidente che una parte di questi ascoltatori, se messi davanti all’aut-aut “o lo compri o non lo ascolti”, il disco l’avrebbe acquistato. Sarebbe decisivo anche solo un 10%, perché parleremmo di 10-15.000 copie in più. Quasi il doppio di ciò che è stato venduto finora. Significherebbe, da una parte, essere già disco d’oro e, dall’altra, la dimostrazione che ai big della musica italiana lo streaming, più che aggiungere, toglie. Guccini, e ancor prima Vecchioni, insegnano. Ora sta agli altri cogliere la lezione.

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Nick Tara

Classe '92, ascoltatore atipico nel 2022 e boomer precoce per scelta: mi nutro di tradizione e non digerisco molte nuove tendenze, compro ancora i cd e non ho Spotify. Definito da Elettra Lamborghini "critico della sagra della salsiccia", il sogno della scrittura l'ho abbandonato per anni in un cassetto riaperto grazie a Kekko dei Modà, prima ascoltando un suo discorso, poi con la sincera stima che mi ha dimostrato.