Omaggio all’artista siciliano, pragmatico quanto elegante, nonché uno dei più istrionici musicisti della seconda metà del Novecento. Il nostro ricordo del Maestro Franco Battiato
Sono trascorsi quattro anni dalla scomparsa di Franco Battiato, indiscusso poliedrico artista che, nel corso dei suoi oltre cinquant’anni di carriera, ha nobilitato il vivaio della musica leggera italiana e rivoluzionato il concetto di arte stessa, attraverso il suo linguaggio raffinato ed estremamente ricercato. Numerosi i generi approfonditi, arrivando a maturare uno stile personale, eclettico, unico e originale. Dal pop al rock progressivo, passando per l’elettronica, la musica etnica, la canzone d’autore e l’opera lirica, contaminandosi con sonorità provenienti da tutto il mondo.
Nato il 23 marzo 1945 in un paesino in provincia di Catania, Franco si avvicina all’arte sin da giovanissimo, trasferendosi prima a Roma e poi a Milano, dove conosce e frequenta illustri colleghi della scena cantautorale anni ’60, tra cui l’amico Giorgio Gaber. Dopo i primi passi mossi nel nazional-popolare, si avvicina alla musica sperimentale e all’avanguardia colta, spostandosi e concentrandosi sul minimalismo, pubblicando diversi album strumentali improntate sulle sue composizioni. A fine degli anni ’70 incontra Giusto Pio, con il quale instaurerà un proficuo e duraturo sodalizio artistico che darà vita ai suoi dischi di maggior successo.
Dopo anni di ricerca e di impegno intellettuale, nel 1980 arriva il suo primo reale riscontro commerciale con “Patriots”, seguito a ruota l’anno successivo da “La voce del padrone”, che contiene al suo interno alcuni dei suoi principali evergreen, tra cui “Centro di gravità permanente“, “Bandiera bianca” e “Cuccurucucù“. I positivi pareri di critica e di pubblico incrementano le sue richieste autorali, inizia così a comporre pezzi di successo anche per numerosi colleghi, in modo particolare verso alcune talentuose interpreti, tra cui citiamo: Giuni Russo (“Un’estate al mare”, “Una vipera sarò” e “L’addio”), Milva (“Alexander Plaz” e “I processi del pensiero”) e Alice (“Messaggio”, “I treni di Tozeur” e “Per Elisa” che si aggiudica il Festival di Sanremo nel 1981).
Tante le belle canzoni incise, da “Voglio vederti danzare” a “E ti vengo a cercare”, tra cui svetta per bellezza e poetica “La cura”, entrata di diritto nel giro di poco tempo nel firmamento della nostra amata musica leggera italiana. Arte e filosofia, queste le due colonne portanti di una carriera fatta di luci e di ombre, ma di un’onesta coerenza che rendono Franco Battiato uno dei massimi rappresentanti del retropensiero d’autore. Baluardo della comunicazione, menestrello di una certa bellezza che non conosce confini spazio-temporali, a quattro anni dalla sua prematura scomparsa, continua e continuerà a mancarci sia spiritualmente che intellettualmente.