A tu per tu con il cantautore romano, in gara alla 71esima edizione di Sanremo con “Santa Marinella“
A due anni di distanza dalla nostra precedente chiacchierata, ritroviamo con piacere Filippo Uttinacci, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Fulminacci, in occasione della sua partecipazione al Festival della canzone italiana, per la prima volta in gara con il brano “Santa Marinella”. Lo abbiamo incontrato virtualmente per voi su Zoom, alla vigilia di questo importante appuntamento.
Ciao Filippo, bentrovato. Com’è nato e come si è svolto il processo creativo di “Santa Marinella“?
«”Santa Marinella” è una canzone che parla di una storia d’amore, l’ho scritta di getto e all’improvviso, circa due anni fa ormai, dopo che per un lungo periodo un mio amico mi aveva raccontato una sua storia d’amore. In realtà non ho fatto altro che calarmi nei suoi panni e far finta di essere lui. E’ stato un esperimento molto interessante, soprattutto perchè mi sono reso conto che la sento comunque una storia molto mia, che le cose che canto nella canzone mi emozionano come se fossero accadute a me in prima persona».
Porti in gara un brano fedele alla tua poetica e al tuo percorso, quali elementi e quali caratteristiche ti rendono più orgoglioso del risultato finale?
«Penso di potermi ritenere orgoglioso di questo pezzo perchè mi ci riconosco in tutto, questo mi fa sentire molto tranquillo sotto vari punti di vista. Con questa canzone mi immedesimo nella storia di qualcun altro e, al tempo stesso, ne approfitto per dire qualcosa di me, una forma di furbizia che ho avuto, nel provare a dire qualcosa con il volto di un altro. Tutto questo mi trasmette una sensazione molto liberatoria».
Nel corso della serata dedicata alle cover, hai scelto di omaggiare Jovanotti cantando “Penso positivo”. Con te sul palco ci saranno Valerio Lundini e Roy Paci, come sono avvenute le scelte della canzone e degli ospiti?
«Per quanto riguarda la canzone, l’ho scelta perchè si differenzia molto dal pezzo che porto in gara, per far capire a chi non mi conosce quali sono le cose che mi piace fare. “Penso positivo” è un pezzo molto funky, con un bpm piuttosto allegro, mentre “Santa Marinella” rappresenta un po’ il contrario di tutto questo. Entrambi i mood, però, fanno parte del mio bagaglio e del mio gusto. Per quanto riguarda gli ospiti, ho voluto Roy Paci perchè c’è una parte molto importante di fiati e lui è uno dei trombettisti più grandi che abbiano in Italia. Valerio Lundini, invece, lo considero uno degli intrattenitori più interessanti del momento, mi piaceva l’idea di raccontare al pubblico la trasversalità del nostro mestiere, perchè lui è comunque un musicista, anche se svolge un altro lavoro. Ci stimiamo e, alla fine, facciamo entrambi la stessa cosa: cerchiamo di intrattenere le persone».
Il cast di quest’anno si divide tra due fazioni, chi ha dichiarato di patire l’assenza del pubblico in sala e chi ha raccontato di sentirsi comunque a proprio agio. Tu dove ti collochi?
«Guarda, alla fine penso di essere molto tranquillo da questo punto di vista, perchè il pubblico può anche rappresentare un’arma a doppio taglio. Se il tuo pezzo non piace o se in quel momento non sei abbastanza energico, per una questione anche tecnica, le persone in sala possono anche trasmetterti ulteriore mancanza di fiducia in te stesso, con le loro facce incerte oppure annoiate. Senza pubblico questo problema si elimina, per cui te li immagini a casa tutti contenti che ti amano e va bene così (ride, ndr)».
Sei soddisfatto della piega che il Festival ha preso quest’anno a livello di cast?
«Moltissimo, sono davvero esaltato da questa cosa. E’ un Festival con un cast fantastico, se non ci fossi stato lo avrei sicuramente seguito con grande passione anche da casa. Ci sono un sacco di artisti che ascolto frequentemente, ma non soltanto io, perché ce n’è davvero per tutti i gusti e tutte le età. Anche se il reparto giovani spicca molto, in realtà, sono rappresentati tanti mondi diversi. Sono convinto che ciascun italiano potrà riconoscersi in qualcosa, perchè la cosa bella di questo Sanremo è la trasversalità, non soltanto la giovinezza».
Per concludere, al di là della classifica finale, quale sarebbe per te la vera vittoria di questo tuo Sanremo?
«Beh, sentirmi pienamente soddisfatto, mi piacerebbe che le mie esibizioni fossero dignitose e belle. Riuscire a trovare la tranquillità per abbandonarmi al momento, perchè le emozioni bisogna farle entrare quando bussano. Spero di divertirmi tanto, anzi sono sicuro che sarà così».
© foto di Filiberto Signorello
Nico Donvito
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