A tu per tu con il giovane cantautore calabrese, fuori con il singolo d’esordio “Errore bellissimo“
Dopo aver firmato brani per altri artisti, tra cui spicca la recente partecipazione sanremese di Francesco Renga con “Aspetto che ritorni“, per Giacomo Eva è tempo di lanciare il singolo che segna, di fatto, il suo debutto discografico, intitolato “Errore bellissimo”, disponibile in rotazione radiofonica dallo scorso 16 settembre. In occasione di questa interessante uscita, abbiamo raggiunto il cantautore cosentino classe ’92, già noto al grande pubblico per aver preso parte alla nona edizione italiana di X Factor e all’ultima di Amici.
Ciao Giacomo, partiamo dal singolo “Errore bellissimo“, che sapore ha per te?
«È il mio primo singolo come cantante, emozionato e felice del percorso che mi ha portato fin qui».
Un pezzo prodotto da Gianni Testa e composto con Marco Rettani, com’è stato collaborare con loro?
«C’è sempre da imparare, poi quando riesci ad abbinare alla collaborazione artistica una forte empatia umana, hai fatto bingo».
Nel testo svisceri in profondità il valore di ogni nostro singolo errore, sbagliando cosa hai imparato?
«Sbagliando si impara giusto? Ma cosa si impara, a non risbagliare? No, sarebbe troppo facile. Ho imparato che ogni errore ha il suo valore e l’esperienza è un tesoro da custodire».
Dal punto di vista musicale, invece, quali sonorità hai scelto di abbracciare?
«Non mi piacciono i generi, essere classificato in uno stile lo trovo altamente limitante per chiunque faccia musica. Sto abbracciando sonorità elettroniche ma amo l’intimità di un piano e voce, molte delle mie canzoni nascono proprio così».
Che ruolo gioca la musica nel tuo quotidiano?
«Il mio quotidiano è la musica, il ticchettio della pioggia sul vetro della finestra è ritmo, la vicina che strilla ha una sua vocalità, tutto può essere uno spunto per far musica, alla fine sin da neonati in pancia ascoltiamo il cuore della mamma pulsare, siamo fatti di ritmo. Non faccio distinzione tra quotidiano e musica, la mia vita è musica, la vita di tutti lo è».
Quali ascolti hanno accompagnato e segnato la tua crescita?
«Cantavo Modugno e Battisti insieme a mia madre durante le nostre serate, soprattutto estive. Sono cresciuto con il cantautorato e la musica classica che suonava mia sorella al pianoforte».
Che cosa ti hanno lasciato le due esperienze di X Factor e di Amici?
«Tante, tante cose. Ho imparato molto e molto ancora voglio fare».
Qual è l’aspetto che più ti affascina nella composizione di una canzone?
«Le parole. Amo scrivere in italiano perché è una lingua ricca di sfumature e capace di creare immagini potentissime».
In un’epoca in cui siamo inondati di musica, tutto và velocemente e l’attenzione del pubblico è diminuita, quali caratteristiche deve possedere una canzone per non essere “skippata”?
«Non so quale musica si debba fare per non essere “skippati”, voglio essere libero di fare la mia musica senza dover scrivere con l’ansia di come il mercato possa reagire alle mie opere. È un grosso rischio, lo so, ma voglio essere sincero con me stesso e con chi mi ascolta».
Come descriveresti il rapporto con la tua terra e quanto incidono in musica le tue radici?
«In una sola parola: tutto! Amo la mia terra e i ricordi che mi ha regalato. Mi sento molto fortunato a riconoscermi in un luogo, molte volte capita che non sia così per la maggior parte delle persone e questo mi dispiace, perché io dalla mia terra prendo tanta forza».
Con quale spirito ti affacci al mercato e come valuti l’attuale scenario discografico italiano?
«Vorrei sentire più originalità perché scorrendo le classifiche mi sembra tutto uguale e piatto. Sempre più raramente qualcuno è capace di cogliere la mia attenzione e questa cosa mi rattrista molto, credo che manchi il coraggio di azzardare».
Hai partecipato a Sanremo come autore nel 2015 per Rakele e lo scorso anno per Francesco Renga. Ti piacerebbe calcare il palco dell’Ariston in gara?
«Da sempre Sanremo è il mio sogno. L’anno scorso vi ho rinunciato perché ero all’interno della scuola di Amici, ma in futuro sarebbe davvero un onore poter salire su un palco calcato da mostri sacri della musica».
Per concludere, dove e a chi ti piacerebbe arrivare con la tua musica?
«Al cuore delle persone, nella parte più sensibile di loro, tante volte nascosta perché troppo fuori moda in un mondo in cui i sentimenti sembrano usa e getta».
Nico Donvito
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