Il racconto dello spettacolo milanese andato in scena nell’incantevole cornice del Castello Sforzesco
Fresco vincitore del premio MEI “PIMI 2019” come Miglior Artista Indipendente dell’Anno, Giovanni Truppi porta sul palco il suo animo introspettivo ed eclettico, in modo pacato e garbato, esponendo in maniera critica, a volte anche in chiave ironica, la propria visione del mondo che lo circonda, senza mai puntare il dito, con il tatto e la saggezza tipiche di un buon osservatore. La scaletta si apre con “L’unica oltre l’amore”, per poi proseguire con “Borghesia”, “Conoscersi in una situazione di difficoltà”, “Quando ridi”, “I miei primi sei mesi da rockstar”, “Le elezioni politiche del 2018”, “Adamo” e “‘Mia”, tracce contenute all’interno del suo ultimo disco “Poesia e civiltà” pubblicato lo scorso 22 marzo, per poi proseguire a ritroso nel tempo con canzoni tratte dai suoi precedenti lavori, come “Il mondo è come te lo metti in testa”, “La domenica”, “Stai andando bene Giovanni”, “Lettera a Papa Francesco I”, “Ti voglio bene Sabino”, “Superman”. “Amici nello spazio” e “Pirati”.
Ad accompagnarlo sul palco cinque musicisti di tutto rispetto: Paolo Mongardi alla batteria, Duilio Galeotto al pianoforte, Giovanni Pallotti al basso, Daniele Fiaschi alla chitarra e Nicoletta Nardi ai cori e alle tastiere. Il “Poesia e civiltà Tour” è uno spettacolo da vedere e da consigliare agli amici, quelli veri, quelli a cui vuoi bene davvero, perché rappresenta un interrail di stati d’animo diversi, a tratti contrastanti, che ti avvolgono e ti coccolano, come sfogliare un album di famiglia fatto di brani che ripercorrono fotogrammi di vita vissuta. Un vero concerto fatto di musica suonata, di belle canzoni e nient’altro, perché non contano un c***o le immagini, i video, le coreografie, i ballerini e il circo equestre che spesso fanno da contorno ad un live. Senz’altro stiamo parlando di un artista che dal vivo rende molto di più che in studio, proprio perché concede largo spazio alla comunicazione, incentrando tutto sul contenuto, come qualsivoglia abile oratore musicale che si è fatto le ossa nei locali e nei club della scena underground.
© foto di Antonio Agostinelli
Nico Donvito
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Pensa te ho fatto la stessa considerazione! E i coriandoli ? E i fuochi d’artifio e le fiamme , le luci, le pedane che si muovono ? Ma allora non servono …