martedì 22 Ottobre 2024

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Il Tre: “Trovate il vostro posto e cercate di prendervelo” – INTERVISTA

A tu per tu con il giovane rapper romano, in uscita con l’album d’esordioAli – Per chi non ha un posto in questo mondo

Si intitola “Ali – Per chi non ha un posto in questo mondo” il biglietto da visita discografico di Guido Senia, meglio conosciuto con lo pseudonimo de Il Tre. In scaletta sono presenti quindici tracce, tra cui emergono i featuring con Clementino a Emis Killa, a Mostro, Nayt e Vegas Jones. I temi affrontati in questo lavoro, ruotano attorno ai valori più profondi della vita, dall’importanza per le piccole cose all’attaccamento per la propria famiglia e per i veri amici, così come restare fedeli a se stessi e ai proprio sogni.

Ciao Guido, benvenuto. Partiamo da “Ali – Per chi non ha un posto in questo mondo”, come è cominciato e come si è svolto l’intero processo creativo?

«Quando abbiamo cominciato a capire che stava nascendo un album, era già troppo tardi (sorride, ndr), nel senso che mentre scrivevo questi brani non pensavo che venissero inseriti in un disco. Di conseguenza il processo creativo è stato molto casuale, dopodiché mi sono accorto che c’erano dei pezzi interessanti, cominciando a lavorare alle ultime tracce che potessero rappresentare un po’ la ciliegina sulla torta».

Il tre ali

In una società ultra veloce che, almeno apparentemente, sembra offrire possibilità a tutti, chi sono secondo te le persone che non hanno un posto nel mondo?

«Possono essere i ragazzi dai tredici anni, fino a uomini o donne fino ai cinquant’anni. L’età in questo caso non conta, bisogna scegliere la propria strada da seguire, il proprio sentiero da percorrere. Credo che là fuori ci siano tante persone che non sanno ancora come catalogarsi, ma è importante che ciascuno di noi scopra per cosa è più portato».

Più che ostentare traguardi e trofei, in questo disco parli molto di fragilità. Comporre queste tracce ti ha aiutato a liberarti da qualche zavorra di troppo?

«Sicuramente sì, anche perchè ciò che era prima soltanto una mia preoccupazione o un mio problema, adesso questi pensieri saranno di tutte le persone che ascolteranno questo disco. Ho riversato il peso di quello che mi portavo dentro attraverso la musica, questo è un bene, perchè mi ha aiutato a venire allo scoperto».

Tra i feat. presenti in scaletta, spiccano i nomi di Vegas Jones, Emis Killa, Clementino, Nayt e Mostro. Qual è stato il criterio di selezione degli ospiti?

«Per quanto riguarda i featuring, sono nati tutti da situazioni che si sono create nel corso del tempo. Onestamente anche questo aspetto non è stato curato più di tanto, perchè credevo di fare un album quasi solista, perchè non mi reputavo così dentro la scena per poter realizzare collaborazioni così importanti. Poi, crescendo sia mentalmente che numericamente parlando, il mio nome si è ingrandito e alcuni artisti si sono accorti di me. Da lì, grazie ad una serie di circostanze, sono nati i pezzi».

La tua è stata una gavetta un po’ vecchio stampo, cosa ti rende orgoglioso del percorso fatto finora?

«Il fatto di avere alle spalle un background che conta, mi rende molto fiero. Oggi come oggi, il percorso è molto più semplificato se vogliamo, dato che la possibilità di fare un pezzo e di svoltare c’è. Per fortuna non è quello che è capitato a me, perchè mi sono fatto le spalle larghe grazie a quello che ho fatto e imparato nel mio passato. Questo castello l’ho costruito mattone dopo mattone».

A proposito di questa gavetta fatta di freestyle, battle e tanti live, come stai vivendo questo lungo periodo di stop dai concerti?

«Oltre che surreale, questo periodo è molto limitativo per me. Il live è uno degli aspetti più forti del mio progetto. Non ti dico che sto facendo fatica, però sarebbe andata sicuramente meglio, mi sarei sentito meglio. Per causa di forza maggiore non può essere che così, l’augurio è che nel giro massimo di un anno si possa risolvere la situazione».

Per concludere, in un momento storico così particolare e inedito per l’intera umanità, cosa ti piacerebbe riuscire a trasmettere a chi ascolterà questo tuo disco?

«Ciò che mi piacere trasmettere è un semplice concetto: “non abbiate timore di realizzare ciò che sognate di fare”. Può sembrare una roba un po’ banale, però alla fine è il fulcro della vita di un adolescente. Anche io ho avuto paura, il segreto sta nel trovare il proprio posto e cercare di prenderlo».

Il tre

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.