Le 50 canzoni dei primi 6 mesi del 2019 che non si possono non ascoltare
Quali sono le 50 canzoni di questi primi 6 mesi del 2019 che non si può assolutamente non aver ascoltato? Rigorosamente in ordine alfabetico ecco la nostra personale selezione:
01. Abbi cura di me – Simone Cristicchi E’ stata definita una preghiera laica ma, in realtà, è l’ennesima bella canzone di Simone Cristicchi che quando si mette a scrivere con profondità riesce sempre a tirare fuori una poesia intensa sull’uomo. Non c’è la paura di ammettere una difficoltà o il bisogno dell’altro, dell’amore, dell’aiuto di chi ci sta affianco proprio perchè “l’amore è l’unica strada, è l’unico motore”. La forza di sentirsi in condizione di chiedere a qualcuno di avere cura del proprio io significa proprio amarsi e fidarsi di chi ci accompagna nel nostro viaggio. Un urlo di libertà e fiducia che ha il coraggio di dire: “abbracciami se avrai paura di cadere che nonostante tutto noi siamo ancora insieme”. 04. Andrà tutto bene – Levante Stupisce con gli effetti speciali Levante che per il primo singolo del suo più importante progetto discografico (finora) ha avuto il coraggio di osare un brano particolarmente intriso di uno spirito critico verso la società attuale. Tra le polemiche contro l’inquinamento, il respingimento dell’immigrazione e lo scarso coraggio la cantautrice siciliana non risparmia nemmeno lo Stato e i cosiddetti rivoluzionari che hanno perduto il desiderio di cambiare le cose. “Quanti sogni devo allo Stato in questo stato?”. Le parole, a volte, sanno essere ispirate e taglienti. Ben vengano. 07. Buona (cattiva) sorte – Tiziano Ferro Tiziano torna in tutti i sensi. Torna sul mercato discografico dopo il suo abituale periodo di pausa ma lo fa, sorprendentemente, d’estate. Torna alle origini anche dal punto di vista stilistico che, in questa occasione, lo rivede movimentato, sperimentale, internazionale. La produzione di Timbaland lo aiuta non poco nel dare uno scossone alla sua proposta dando al brano quell’arrangiamento potente e strutturato che da qualche tempo al cantautore di Latina mancava. Pezzo difficile da assimilare ma che, sicuramente, segnerà uno spartiacque non solo nella sua carriera. 10. Chiedo di non chiedere – Giordana Angi Il brano più contemporaneo di quelli proposti in questa sua seconda vita artistica da Giordana Angi ha il merito di riuscire a proporsi come scollegata da qualsiasi altro filone musicale del momento ma di risultare comunque spendibile e credibile. In un cantato che si avvicina particolarmente al parlato la cantautrice racconta un attimo di passione in cui l’unico pensiero è lasciarsi andare all’istinto senza troppi pensieri. Lo special finale in francese non fa che rendere ancora più godibile il tutto aprendo, poi, il pezzo anche alla variazione di dinamica del cantato. 13. Cosa ti aspetti da me – Loredana Bertè E’ la canzone della rivincita personale dopo una carriera fatta di tanti momenti di stop forzati. Loredana sembra aver trovato finalmente il suo equilibrio interiore ed artistico e lo testimonia nel palco più importante d’Italia dove, spesso, non è riuscita nell’impresa di impressionare. I suoi pezzi migliori sono sempre stati lontani dal Festival. Questa volta, complice un bel brano, la Bertè graffia e ruggisce come una vera leonessa del pop-rock all’italiana: ritornello potente, orchestrazione moderna ed insieme classica e voce che sa incantare con quel suo graffio incorporato che testimonia una vita vissuta appieno. Una vera benedizione per chi da lei si aspettava ancora qualcosa di grande. Occorre l’ennesima standing ovation. 16. Dove e quando – Benji & Fede Quando nasci dal web e hai come pubblico di riferimento un esercito di giovanissimi/e è difficile uscire dal seminato e, soprattutto, costruirsi una carriera che sappia guardare anche al futuro. A Benji & Fede va dato il merito di essere a lavoro in questo senso già da qualche episodio e anche questa nuova parentesi estiva conferma quanto di buono i due ragazzi modenesi stiano facendo. Leggera ma non talmente scontata da adottare le tinte del reggae la canzone si rivela perfetta per l’ombrellone e le feste in spiaggia. Anche questa volta e, forse, più di tutte le altre volte. Irresistibile. 19. Forza e coraggio – Alessandra Amoroso Se si pensa al repertorio decennale dell’interprete salentina è assai complicato riuscire a trovare un brano più “sociale” di questo up-tempo che Daniele Magro le ha regalato per la sua nuova primavera musicale. C’è naturalmente l’amore e la rivincita verso la vita che, a volte, ci mette davanti delle difficoltà insormontabili ma c’è anche un accenno a chi “di notte attraverserà il mare per sbarcare un giorno migliore” o a chi sceglie di “amarsi senza alcun appoggio come hanno fatto Luca e Sergio”. Tassello dopo tassello Alessandra sta costruendosi un nuovo futuro che, anche per mezzo delle canzoni, vuole arrivare a dire la propria opinione sulla vita. 22. I tuoi particolari – Ultimo Era il brano eletto per la vittoria dell’ultimo Festival di Sanremo da parte del pubblico ma, in qualche modo, la sua vittoria l’ha ottenuta poi conquistando il cuore di chi ha voluto accogliere queste note semplici nel proprio cuore. Ultimo non sfarfalla, non ricerca parole difficili, non punta a rinnovarsi a tutti i costi. Piuttosto guarda all’essenzialità delle cose e dei sentimenti che racconta, alla verità delle parole che si trova a pronunciare, ai momenti di emozione che vuole regalare a chi lo ascolta per mezzo della propria musica. E la ricetta è sempre quella ma è sempre la più azzeccata: pianoforte per introdurre, ritornello in continua crescita ed una frase must che non può che colpire e rimanere in testa. 25. Indispensabile – Alberto Urso In una stagione in cui la musica italiana si allontana a gran velocità dalla classicità delle sue origini Alberto Urso rappresenta l’ultimo disperato tentativo di frenare quella che a molti appare una deriva più che un’evoluzione. La sua vittoria ad Amici è frutto di una bella vocalità dotata non solo di un’indiscutibile potenza ma anche di una romantica eleganza e delicatezza comunicativa che, poi, si riflette, non a caso, anche nel suo repertorio che con il primo album si è ritrovato tra le mani. Dolce, delicato, soffice e mieloso Alberto punta a raccontare i sentimenti e per farlo sceglie la chiave inossidabile delle dediche d’amore eterno ed insostituibile. D’altronde cosa potrebbe dire di più romantico un innamorato di un qualsiasi “io sceglierei te”? 28. La ragazza con il cuore di latta – Irama Non solo frizzante d’estate ma anche intenso e cantautorale. Irama vuole essere tutto e lo dimostra sul palco che qualche anno fa lo lanciò con più o meno fortuna. A Sanremo il ragazzo che un anno fa vinceva Amici e ritrovava il successo ha portato la storia intensa e personale di una ragazza, Linda, che si scopre grande a tappe forzate che la vita le ha messo davanti. La sua unica consolazione è sapere che “io ci sarò comunque vada”. C’è un padre violento, un ritornello con il coro gospel ed un bambino che sta nel ventre ad aspettare. 31. Luci d’America – Ligabue Ligabue riscopre un rock ispirato e grazie ad una produzione nuova e più fresca di Nardelli che, comunque, non tocca i cardini della musicalità di Luciano che continua a suonare ricco di chitarre e bassi per amplificare i ritornelli da stadio a cui tanto è legato da sempre. Piacevole si rivela l’intermezzo afro nello special finale che spezza l’atmosfera e, finalmente, inserisce anche un elemento nuovo e innovativo in uno schema compositivo ormai diventato un classico in ogni sua ultima riproposizione. 34. Non è amore – Carmen Non ha avuto, forse, la fortuna che meritava ma il primo singolo estratto dall’ultimo progetto discografico della giovanissima Carmen Ferreri è uno di quei pezzi che avrebbero meritato una grande occasione e un’esposizione tale da risuonare in quanti più orecchi possibili. Un testo cruento, deciso, senza timori reverenziali racconta l’ennesima tragedia contro una donna costretta a rinunciare alla vita per l’amore di un uomo che non ha saputo amarla davvero. Carmen, pur avendo un’età ancora giovanissima, riesce a far sue le parole di questa storia reale interpretando con potenza, una dinamica vocale preziosa e corretta ed una partecipazione emotiva davvero sentita che si percepisce nella volontà di scandire le parole e di sottolinearne il valore. Un piccolo gioiello. 37. Pensare male – The Kolors e Elodie Stanno lentamente ritrovando la loro unicità i The Kolors che con questo brano compiono un passo importante verso il recupero del proprio sound anche in italiano. Un bel brano con sporcature funk che dalla presenza di Elodie trae un ovvio punto a favore grazie a quella sensualità vocale ed interpretativa che la voce di Tutta colpa mia riesce a portare sempre con sè, anche in brani più leggeri e frivoli come questi. Il sound è di quelli che conquista, che fa impazzire le radio in primavera e che non può che suscitare l’irrinunciabile passo di ballo sotto al palco mentre il beat scorre con piacevolezza negli orecchi. 40. Quando un desiderio cade – Federica Abbate Che Federica sia un abile autrice è un dato di fatto ormai inoppugnabile. Il suo vero salto di qualità, però, lo deve ancora fare dal punto di vista del cantato e del proporre sè stessa come interprete delle proprie creazioni. La cosa migliore di cui è stata capace finora, stranamente, arriva dal singolo meno pubblicizzato e, forse, meno atteso dato che arriva da una delusione importante e sofferta. Intima, essenziale e classica la Abbate trova la sua cosa migliore lontana dalle cose che solitamente scrive per gli altri. 43. Rondini al guinzaglio – Ultimo Il tema della libertà è da sempre uno dei punti cardini del repertorio di Niccolò che, come sempre, unisce con efficacia il desiderio di una pace eterna con la necessità, ad esso collegato, di dover lasciare la sua attuale dimensione. Solo lei può salvarlo e portarlo “dove mi ami anche se sbaglio”, un posto in cui “tutto si trasforma, dove il mondo non mi tocca” lasciandolo, dunque, libero come “una rondine al guinzaglio” che, questa volta, si ribella volando via. Immagini semplici, quotidiane che hanno la forza di suonare come immediate e vere per arrivare a tutti. 46. Sai che ti ho pensato sempre – Lorenzo Licitra Cantare la propria vita è sempre impresa complicata soprattutto se non si è autore dei propri pezzi e se si è agli inizi della propria carriera. Lorenzo ha il merito di esserci riuscito con questo brano che unisce tutte le sue diverse anime musicali mentre si dedica a narrare un percorso di vita fatto di pause, partenze, momenti bui e gioie infinite. Si guarda al passato con gratitudine (“dove sono stato, con chi ho camminato lo ricorderò per sempre”) e contemporaneamente al futuro con attesa e trepidazione (“nuove rotte da tracciare”). Orecchiabile e profondo. Pop e classico. Vincente. 49. Ti ho creduto – Giordana Angi L’episodio più impegnato della proposta della cantautrice di Latina è dedicato all’importante tema della violenza sui minori. Raccontato in prima persona il brano si concentra sul dolore di un ragazza che tra sè e sè si chiede “se il tuo sudore andrà via con il sudore” dopo che un uomo l’ha fatta sua con l’inganno. L’impeto del cantato sottolinea la drammaticità delle parole che, con maestria, sono state scritte da un penna ancora giovanissima ma particolarmente profonda e strutturata dal dolore e dalle vicende della vita. Due versi bastano per lasciare con il fiato sospeso e per far scendere la lacrima con la voce della stessa Giordana che si rompe dall’emozione: “togli quella bocca che la barba mi fa male, lasciami le gambe che da grande ci devo ballare”. |
02. Amati sempre – Ultimo Il lato struggente della scrittura di Ultimo esce tutta in questo brano che rappresenta l’apoteosi indiscutibile del suo talento autorale nel riuscire a raccontare il dolore, la lontananza, la solitudine per mezzo della quotidianità. Malgrado una storia d’amore si sia appena chiusa Niccolò trova l’ispirazione per dedicare alla sua lei un brano che le ricordi di mettere sempre sè stessa al primo posto, di dare la massima importanza alle proprie esigenze. L’augurio più bello da farsi è proprio quello di amare sè stessi sopra ogni condizione mentre la melodia cresce mano a mano e sottolinea con efficacia il messaggio. 05. Anna siamo tutti quanti – Fiorella Mannoia “E c’è ancora qualcuno che con coraggio difende l’amore” dice Fiorella guardando il bicchiere mezzo pieno prima di dedicarsi alla storia di Anna, una ragazza giovane che rappresenta tanti dei giovani d’oggi. Giovani che si trovano senza possibilità, senza occasioni, senza passioni, senza futuro. “Perchè sentirsi persi a vent’anni, dopo vent’anni di sogni, è come uccidere la libertà, è come uccidere la verità”. Attuale come poche canzoni hanno il coraggio di essere (merito di Bungaro, Cesare Chiodo e Rakele che la firmano) soprattutto se, poi, si scopre che “Anna siamo tutti quanti” prima di capire che Anna, ora “vive davvero con la sua forza e la sua identità, con il suo coraggio e la sua libertà”. 08. Calipso – Charlie Charles e Dardust feat. Mahmood, Sfera Ebbasta e Fabri Fibra Alla trap mancava un tormentone per essere davvero un genere nazional-popolare e non una setta segreta per pochi o tanti adepti internauti. A Charlie Charles e Dardust va dato il merito di essere riusciti a trovare la chiave giusta per unire tre generazioni e tre stili musicali differenti ma, poi, non così distanti. Mahmood fa la parte della voce “pop” da ritornello lasciando a Sfera e a Fibra gli interventi più “rap” ma, in realtà, il mix è così micidiale che non si pul fare a meno di canticchiare dall’inizio alla fine del brano. Merito anche, e forse soprattutto, di una produzione davvero azzeccatissima ed ispirata. 11. Colpa delle favole – Ultimo Ultimo azzecca anche il suo primo “tormentone” da stadio raccontando il secondo stadio della sua avventura con la musica. Un’avventura tanto sognata e desiderata per arrivare al cuore di chi si sente solo ed isolato ed ora divenuta, in alcuni momenti, anche una piccola “sofferenza”. Una sofferenza che occorre ascrivere al realizzarsi dei sogni che ora, in qualche modo, impongono regole, esigenze e compromessi con un lavoro che, non per forza, si limita a scrivere canzoni e cantare. “E’ colpa della musica che mi ha reso troppo astratto” dice lui che si rivolge direttamente ad una lei che prima lo amava per ciò che la musica sembra aver cancellato per sempre. 14. Diamante lei e luce lui – Roberto Casalino Colui che fu autore unico di questo grande successo, datato 2011 e cantato originalmente da Annalisa come brano di debutto nel post-Amici, sceglie oggi di riprenderselo e ridargli nuova luce con una sua personale interpretazione. Poco rimane della leggerezza, dell’eleganza e della dimensione eterea e sospesa creata da un’allora fragile interprete savonese. Casalino, che ormai il mestiere di cantautore l’ha ben compreso, riveste il brano di un arrangiamento pop-rock deciso con la ritmica in primo piano per sostenere la sua vocalità sempre graffiata e sporcata di quei colori della vita e delle emozioni che solo una grande anima sa rendere palesi. Una versione che non fa che arricchire il percorso di questa canzone. 17. E’ sempre bello – Coez Uno degli indiscussi protagonisti del nuovo indie-pop italiano si è ripresentato sulle scene con questo nuovo singolo che, indubbiamente, riprende i suoi canoni stilistici e autorali ma che lo ripropone indubbiamente in forma. La voce, come sempre, viene dopo tutto il resto e non si regala quasi alcuna variazione dinamica ad esclusione dell’inciso orecchiabile dove entrano in gioco le armonie vocali ed una tonalità più fine. “Fuori com’è?” si chiede Coez prima di poter descrivere il mondo fuori dal proprio microcosmo, un mondo che, stranamente, viene visto come positivo e, semplicemente, “bello”. Semplice e lineare ma estremamente efficace. 20. Ho bisogno di credere – Fabrizio Moro Il cantautore romano si dedica per la prima volta nella sua carriera al tema della fede, alla centralità che essa ricopre nella vita di chi sente il bisogno di credere in qualcosa, in un sostegno sempre presente. Lo fa affidandosi ad una bella ballata che riprende tutti i dogmi della sua abituale scrittura che qui viene traslata ulteriormente verso l’attualità per mezzo di un cantato tutto sorretto dalle armonie delle doppie voci che riempie il suono quasi a voler rapportarsi con la pienezza creata dalla fede. 23. Il futuro ha bisogno d’amore – Arisa Il messaggio è spesso quello che fa la differenza in una canzone ed il pensiero che Arisa abbia deciso di dedicare un brano alla necessità di amore nel mondo d’oggi è decisamente un punto a suo favore. La voce svetta su tutto il resto trovando nella sua crescita dinamica il più bel episodio dell’album fino ad arrivare ad un ritornello orecchiabile e martellante che punta al verso chiave che recita con potenza: “tutti abbiam bisogno di sognare, di trovare un senso, una ragione. Siamo tutti uguali sotto questo sole”. 26. Io so aspettare – Federica Carta Malgrado nelle ultime stagioni abbia preferito presentarsi come interprete leggera e giovanile quando Federica Carta riesce a recuperare quel suo lato nostalgico, dolce e fragile non ce n’è per nessuno. In questo nuovo attesissimo episodio la giovanissima cantautrice romana parte lenta e con una voce che quasi risulta soffusa e poi trova un inciso che rappresenta il compromesso con l’attualità ed una produzione più sostenuta nei suoni elettronici e sintetici. Il dolore in questo caso è quello provocato dall’amore che guarda altrove con chi comunque sceglie di aspettare il suo ritorno o, per meglio dire, il suo tornare sui propri passi. 29. La somma – Mr.Rain e Martina Attili Lei è il talento fresco, cristallino ed ingenuo emerso nell’ultima edizione di X-Factor. Lui è uno di quei nuovi cantautori-rapper che da il meglio di sè in compagnia di una bella voce femminile a cui riservare i suoi incisi. La coppia funziona trovando un’alchimia particolare nella fusione che fa leva sulla fragilità, sull’emozione e sull’atmosfera cupa che, in un modo o nell’altro, emerge da due voci dark. La struttura musicale è quella di sempre con lui che fa le strofe e lei che si prende i ritornelli ma la pasta vocale dei due si completa alla perfezione e regala un bel mix di intenzioni ed emozioni. 32. L’ultimo ostacolo – Paola Turci Il ritorno di Paola Turci sul palco dell’Ariston è passato, questa volta, dalla porta dell’intimità e del racconto personale. C’è lo spazio per raccontare il rapporto con il padre ma anche quello per concedere all’ascoltatore una più libera interpretazione. Di mezzo, però, c’è ancora un ostacolo pronto a farci “cadere insieme” all’interno del diluvio universale. Paola si concede ad un cantato dinamico capace di passare, insieme alla melodia, ad un suono pieno e graffiato ad uno più dolce, delicato e rotto. 35. Nonno Hollywood – Enrico Nigiotti Il cantautore toscano tira fuori per la sua occasione più importante in carriera la canzone migliore del suo repertorio. Il tema è il ricordo del nonno scomparso poche ore prima della scrittura del brano. Le immagini della memoria si susseguono mano a mano che l’arrangiamento riempie gli spazi, si forma un nodo alla gola per l’emozione e l’intensità del brano si fa palpabile. “Mi tengo stretto addosso i tuoi consigli perchè lo sai che qua non è mai facile per chi fa muso contro”. Emozionante e viscerale nelle parole come nella voce commossa e vera. 38. Per un milione – Boomdabash Avete voglia di lanciarvi in un ballo spericolato sulle note di un vero tormentone radiofonico? I Boomdabash fanno, ovviamente, al caso vostro con questo loro ennesimo successo sulle basi del loro tipico reggae pronto a sfoderare tutto il suo ritmo trascinante ed il calore estivo ma, in questo caso, anche senza stagione perchè non c’è mai freno alla musica che conquista e che si fa canticchiare con leggerezza e positività. 41. Quante volte ad aspettarti – Giordana Angi L’ennesimo capolavoro della giovane penna di Giordana si rivolge al padre che non ha mai avuto. C’è il graffio di una voce che apre il ritornello dicendo con rabbia “quante volte ad aspettarti e tu dov’eri? Quante notti sveglia e tu non c’eri” ma c’è anche la dolcezza di una figlia che conserva l’amore verso il proprio genitore malgrado tutto: “sarebbe stupido provare del rancore: un seme resta un seme e chi lo pianta lo fa sempre per amore”. Pop nella musicalità ma profondamente cantautorale nell’impegnante struttura testuale che non si adagia a convenzioni o abitudini commerciali. Lodevole quanto emozionante per la verità personale che ha la forza di mettere in primo piano. Da brividi. 44. Rose viola – Ghemon Portare il soul e l’R&B sul palco dell’Ariston nel 2019 è un atto di coraggio già di per sè. Lo è tanto più se a farlo è un artista come Ghemon che, comunemente, viene etichettato come “rapper” ma che, in realtà, ha dimostrato di essere ben altro. Il cantato cristallino e leggero gli permette di svolazzare tra le note dello spartito con compostezza ed eleganza mentre il testo racconta, per mezzo di immagini suggestive, quella sensazione di mistero che in una relazione ha sempre il suo fascino emozionale. 47. Senza farlo apposta – Shade e Federica Carta Si tratta dell’ennesima congiunzione tra un rapper ed una bella voce pop, è vero. Eppure la rinnovata ditta Shade-Carta riesce a bissare un successo raggiunto anche senza televisione e radio. Non era facile, tanto meno partendo dal palco dell’Ariston che, si sa, non è ancora del tutto sdoganato verso le proposte più contemporanee. Il tema è quello dell’amore a due affrontato con un linguaggio fresco e giovane che rimanda ai social e ai mezzi di comunicazione decisamente più attuali. Lui s’incarica delle strofe “rappate” con leggerezza, lei incanta con la sua voce pulita nell’inciso. Un buon mix da canticchiare a squarciagola. 50. Vale la pena – Arisa E’ tornata a proporsi leggera e sbarazzina come ai tempi delle sue origini eppure non ha saputo mettere da parte quella sua anima fragile, insicura ed incantevole nel bel canto melodico. Questo unico episodio all’interno dell’ultimo album della cantante potentina lo si deve alla penna incantevole di Edwyn Roberts e Niccolò Agliardi che cuciono addosso alla voce di Rosalba l’ennesima bella ballata pop dedicata al sentimento doloroso dell’amore pur se con un arrangiamento più movimentato di quanto ci si sarebbe potuti aspettare. Lei canta come un’usignolo (come al solito) e colpisce il bersaglio una volta in più. |
03. Anche fragile – Elisa
L’anima dell’artista friulana dona alla musica italiana l’ennesima gemma di leggerezza e poesia facendo leva su di una voce incantevole e su di un testo sospeso che sa riflettere sulle proprie forze ma anche sulle proprie insindacabili debolezze. In una bella crescita armonica che coinvolge tutta l’orchestrazione (con i soliti archi toffoliniani in primo piano) Elisa si rivolge direttamente al suo destinatario riflettendo sul senso dell’amore e di una vita passata insieme tra momenti up e altri down. L’invito è quello di avvicinarsi, di palesarsi e di stare insieme perchè “ridiamo insieme che ridiamo sempre, sempre sempre che non basta mai”. 06. Aspetto che torni – Francesco Renga Renga torna per una volta al cantato leggero e melodico, all’orchestrazione classica e sinfonica, alla voce suadente ed emozionale per raccontare uno spaccato di vita distante dalle solite (ed impersonali) relazioni a due. C’è la vita di una madre volata via troppo presto e di un padre che “adesso è stanco e forse sta per arrivare, che la ama più di prima ed è l’unica cosa che sa ricordare”. Certo, manca il ritornello appiccicoso, il motivetto orecchiabile perfetto per l’alta rotazione radiofonica o l’appeal per diventare una hit sanremese ma, in compenso, è un brano ricco di emotività, verità e voce. Quella voce che ci mancava da un po’ troppo tempo. 09. Casa – Giordana Angi Una semplice casa può diventare mezzo per raccontare sè stessi, la propria vita e la relazione che fino a poco prima si è vissuta con particolare intensità e passione. Giordana rivive la propria storia d’amore proprio per mezzo delle stanze, gli oggetti ed i ricordi che ogni singolo oggetto richiama alla mente. Con delle strofe che sanno di parlato la cantautrice italo-francese racconta il suo desiderio di costruire una casa per sè e per la propria compagnia. Desiderio che si spegne insieme al riconoscere che la relazione che le univa ora si è conclusa: “e lo capisco mentre te ne vai, casa è il posto dove tu mi penserai”. 12. Con te dovunque al mondo – Maryam Tancredi Avete nostalgia di una classica voce all’italiana e di una di quelle canzoni dedicate all’amore a due in modo romantico e, a tratti, anche sofferente? Avete voglia di ascoltare un crescendo vocale importante che porti all’esplosione in un ritornello da cantare sotto la pioggia a tutta voce? Ecco, Maryam Tancredi vi da esattamente ciò che cercavate. Non è il grande classico che tutti conosceranno ma questo pezzo ha il merito di ricordarci cosa siamo e da dove veniamo musicalmente. Una voce potente, pulita ma riconoscibile racconta una storia che finisce ma non prima di rendersi conto che, in fin dei conti, si rimarrà legati all’altra persona per sempre. D’altronde “non c’è un’altra via”. 15. DJ di merda – Lo stato sociale, Arisa e Myss Keta Riuscire a cantare un pezzo scanzonato non è mai semplice: ne va della credibilità artistica di chi vi prende parte. Il terzetto in questione, però, riesce nell’impresa e, in qualche modo, si porta a casa un pezzo volutamente leggero ma perfettamente dentro al mondo musicale contemporaneo. Il grosso dello sforzo lo fa, ovviamente, Arisa con la sua voce ariosa e sbarazzina che nel ritornello dona quella leggerezza che il brano richiama fin dall’inizio con prepotenza. 18. Figli di nessuno (Amianto) – Fabrizio Moro e Anastasio La ricetta non è nuova per Fabrizio Moro eppure questa sua rinnovata collaborazione con il mondo rap-pop che avanza è sempre sorprendete e azzeccata. Tanto più se, come in questo caso, il brano in oggetto è condito, in tutti i suoi versi, di quella rabbia e ribellione che esponenti cantautorali come Anastasio incarnano alla perfezione. Si parla di “porte chiuse in faccia, di ‘le faremo sapere'” per raccontare il mondo dei giovani d’oggi che si vedono continuamente rinnegare e sbarrare la strada. Il tutto ha il suo epilogo proprio nel finale quando ci si ricorda che “giorni migliori arriveranno”. Non tutto è perduto, c’è ancora spazio per la speranza e per il domani. 21. I passi dell’amore – Irene Grandi Il ritorno (pop) di Irene Grandi arriva per la strada di una bella ballata dedicata all’amore con tutti gli elementi classici della canzone all’italiana. Una chitarra acustica apre le porte ad un crescendo sia vocale che musicale per raccontare con maggior impeto una relazione a due che si trova ad un punto morto mentre cerca “una risposta che non arriverà”. Si può scegliere di ripartire insieme o da soli ma “tutto può succedere” quando si sceglie di rincorrere la felicità. 24. Il peso del coraggio – Fiorella Mannoia Fiorella si carica sulle spalle, ancora una volta, il peso della denuncia, del racconto reale del Paese e della società. Non c’è spazio, non c’è tempo per raccontare di cuori spezzati o sentimenti che, seppur lodevoli, rimangono volatili. La firma di Amara riporta l’interprete romana a dedicarsi alla gente, a quello che pensa e dice ogni giorno mettendo l’accento su diritti e doveri, sulla necessità della partecipazione attiva, sul ruolo di ogni singolo per la causa collettiva. C’è spazio al riferimento di un “bambino che muore” per poi lanciarsi nell’appello al fatto che “ci vorrebbe più rispetto, ci vorrebbe più attenzione se si parla della vita, se parla di persone”. Parole pensanti per testimoniare il fatto che “siamo noi l’umanità, siamo in diritto di cambiare tutto e di ricominciare” contrariamente a chi decide di “stiamo ancora zitti che così ci preferiscono, tutti zitti come cani che obbediscono”. Ce ne vuole di coraggio per cantare questi versi…
27. La luna e la gatta – Takagi & Ketra feat. Jovanotti, Calcutta e Tommaso Paradiso Che a Takagi e Ketra piaccia sperimentare diversi mondi sonori lo si era capito e che il periodo invernale rappresentasse l’ideale per le cose più “estreme” lo era ancor di più. Il trio formato da Jovanotti, Calcutta e Tommaso Paradiso dei Thegiornalisti era alquanto prevedibile quanto impossibile eppure la loro fusione sorprende e convince con gli ascolti grazie a quel ritornello convincente, al fischio post-inciso che indubbiamente cattura l’ascoltatore e a quel sound perfettamente anni ’70-style. 30. La vita copiata in bella – Paola Turci Una bella ballata pop-rock in perfetto stile Paola Turci che, in questo caso, si riscopre interprete per la penna, sempre ispiratissima, di Fabio Ilacqua che mette nei versi il tema caldo della rivoluzione. Una rivoluzione sociale, certo, ma anche interiore. Una rivoluzione che, in questo caso, sta per iniziare anche se non ce se ne accorge: “c’è in atto una rivoluzione anche quando non si sente”. L’arrangiamento classico fa leva prepotentemente sulla ritmica lasciando alla bella voce di Paola il compito di viaggiare tra sensualità e decisione, tra leggerezza ed impeto, tra dialogo e azione. Una canzone completa. 33. Muhammad Alì – Marco Mengoni Piero Romitelli, Tony Maiello e Davide Simonetta che ne firmano testo e musica insieme allo stesso Mengoni stupiscono uscendo dal loro abituale territorio musicale e sperimentando con un brano estremamente movimentato e non scontato nemmeno sul tema. Si racconta della forza che ognuno di noi ha dentro se stesso. Una forza che, anche sorprendentemente, può essere tale da farci scoprire nuovi e straordinariamente invincibili contro le varie prove della vita che, si sa, continuamente ci mette alla prova. 36. Notturna – Enrico Nigiotti Il Nigio azzecca anche la canzone dell’estate impossessandosi di quel fischio che fa tanto LP ma che, in realtà, dona leggerezza ad un brano in cui “non pensiamo a niente”. Il cantautore toscano mette da parte l’impegno e si dedica al racconto di una notte di passione in cui il desiderio assume, piano piano, dimensioni colossali non lasciando spazio a pensieri di qualsivoglia altro tipo. Impossibile non battere il piede o fischiettare insieme quell’inciso ipnotico e trascinante. 39. Piccola – Paola Turci Una poesia incantevole che senza strafare arriva dritta al cuore. Il testo è di quel genio di Andrea Bonomo che quando si concentra sulle atmosfere più intima riesce sempre a tirare fuori macigni emozionali capaci davvero di soffocare l’ascoltatore sensibile. “Sembrano di vetro certe lacrime: ti tagliano ma poi non vanno giù” canta con delicatezza Paola prima di pensare al padre scomparso “senza salutare” quando ancora era una bambina. L’arrangiamento è essenziale, quasi freddo e lontano nella prima parte, poi, cresce con il brano e, idealmente, anche con la stessa vita della protagonista che, comunque, continua a sentirsi “piccola in questo mondo di grandi”. Un pugno allo stomaco che sul finale si apre lasciando uno spazio alla lacrima mentre gli archi svettano sul resto. 42. Rolls Royce – Achille Lauro Il grande innovatore. Doveva essere l’ultima piaga d’Egitto pronta ad abbattersi sul tempio della tradizione musicale italiana (che poi, in realtà, spesso è stato anche luogo d’innovazione) portando la trap ed, invece, Lauro vi ha portato un rock d’altri tempi che si rifà a Vasco ma che, in realtà, ha in sè tutta la sua identità e peculiarità. Trascinante, eclettico, orecchiabile, energico e sorprendente si è guadagnato sul campo un posto di rilievo nello scenario della musica d’oggi. Musicalmente interessante e controcorrente. Fa bene ad uno scenario che sempre più pare appiattirsi su sè stesso e le proprie proposte. 45. Rosso phard – Dolcenera Lei lo pubblica per gioco ma, invece, il suo esperimento indie è una delle cose più belle tra quelle ascoltate in questa stagione. Lo è perchè effettivamente riesce nell’intento di dedicarsi alla scrittura contemporanea nel linguaggio ma lo è anche, e soprattutto, perchè riesce a resuscitare quel canto di cui Dolcenera è ovviamente figlia e massima interprete. Si torna ad ascoltare una bella voce femminile, potente, sensuale, che canta senza trucchetti elettronici e che si lascia aperti quegli spazi armonici per respirare e dare forma al canto. Nostalgia anni ’90: mood on. 48. Soldi – Mahmood Il tormentone dell’anno viene, probabilmente, da chi meno ci si aspettava di vedere in cima alle classifiche alla vigilia dell’ultimo Festival di Sanremo. Mahmood dalla sua piazza su di un pezzo estremamente contemporaneo una bellissima ed ipnotica vocalità che da sempre gli si riconosce ma anche un acuta capacità e originalità autorale. Alla produzione due guru come Charlie Charles e Dardust compiono il miracolo arricchendo l’orchestrazione classica con suoni tipicamente attuali che, di fatto, rappresentano la marcia in più del brano divenuto famoso, in tutt’Euorap, anche, e soprattutto, per il suo clap-clap. Una ventata di freschezza. |
Ilario Luisetto
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