venerdì 22 Novembre 2024

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Marco Masini, venticinque anni de “Il cielo della vergine”

Album Amarcord: i dischi più belli da riascoltare

Tra i dischi italiani che festeggiano quest’anno le nozze d’argento con il pubblico, troviamo “Il cielo della vergine”, il quarto progetto discografico di Marco Masini rilasciato il 25 gennaio del 1995. Reduce dal grande successo dei precedenti “Marco Masini” del 1990, “Malinconia” del 1991 e “T’innamorerai” del 1993, il cantautore toscano aggiunge un importante e ispirato tassello al proprio percorso, attraverso un album ricco di spunti e di pezzi che esprimono le dinamiche e il malessere di un’intera generazione, riscuotendo riscontri positivi anche all’estero.

L’artista, all’epoca trentenne, continua attraverso le sue canzoni a farsi portavoce di un disagio di un’epoca, che rispetto a quella attuale era meno evidente, si avvertiva ma non come accade oggi. Per certi versi un pioniere, per altri in netto contrasto con un mondo, quello della musica leggera italiana, abbastanza patinato e ovattato da un buonismo di facciata. La poetica di Masini, e quella del fedele compagno di avventure musicali Giancarlo Bigazzi, appare piuttosto distante da ciò che era, nell’immaginario collettivo, il clima che si respirava negli anni ’90.

Ne rappresenta un ottimo esempio “Bella stronza”, un brano criticato e profondamente incompreso (purtroppo ancora oggi ), che in qualche modo denuncia la violenza e non la scagiona affatto, descrivendo le dinamiche che scattano nella testa di un uomo ferito dalla propria donna, in maniera cruda e sfrontata, perché non serve a nulla nascondere la polvere sotto il tappeto, per condannare una piaga sociale è necessario affrontarla e sviscerarla da tutti i punti di vista, sia della vittima ma anche del carnefice, anche se in questo caso il protagonista del brano non commette alcun gesto di violenza, il pensiero lo sfiora ma la lucidità lo porta ad andare via dopo essersi sfogato.

Di fatto, quindi, è un brano femminista, anche perché nel disco è presente un altro pezzo che fa da contraltare, ovvero “Principessa”, in questo caso il protagonista è innamorato di una ragazza vittima di violenze da parte del padre. Rabbia espressa anche attraverso “Volersi male”, che in questo caso racconta le violenze di una donna manesca nei confronti del proprio uomo, altro pezzo piuttosto esplicito. Rapporti di coppia tortuosi e complicati, raccontati in maniera precisa e dettagliata, attraverso dieci tracce che, riascoltate oggi, risultano tematicamente e musicalmente attuali, anche perché dal punto di vista sonoro gli arrangiamenti sono più acustici e minimali rispetto ai suoi precedenti lavori, caratteristiche che rendono le canzoni senza tempo, poiché il suono di una chitarra o di un pianoforte resta sempre lo stesso.

La voce graffiante e l’interpretazione sentita di Marco Masini rendono “Il cielo della vergine” un disco di rottura per la carriera dell’artista, per la musica italiana ma anche per l’intera società che, di lì a poco, subirà un profondo e radicale mutamento dovuto alla digitalizzazione, a rapporti sempre meno diretti e ad un linguaggio sempre più violento. In tal senso questo disco non fa altro che anticipare argomenti e atteggiamenti che ritroviamo oggi nei dischi dei rapper, ma senza provocare particolare sgomento o sconcerto. Poeticamente parlando, possiamo pure considerare il cantautore fiorentino il padre dell’urban italiano, scusate se è poco.

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Il cielo della vergine | Tracklist e stelline

  1. Bella stronza
    (Giancarlo Bigazzi, Marco Masini)
  2. Il cielo della vergine
    (Giancarlo Bigazzi, Giuseppe Dati, Marco Masini)
  3. Frankenstein
    (Giancarlo Bigazzi, Giuseppe Dati, Marco Masini)
  4. Il morbo di Beautiful
    (Giancarlo Bigazzi, Giuseppe Dati, Marco Masini)
  5. Cuccioli
    (Giancarlo Bigazzi, Marco Falagiani, Marco Masini)
  6. Principessa
    (Giancarlo Bigazzi, Marco Masini)
  7. Volersi male
    (Giuseppe Dati, Marco Falagiani, Marco Masini)
  8. Fatti furbo
    (Giancarlo Bigazzi, Marco Falagiani, Giuseppe Dati)
  9. Zero
    (Giancarlo Bigazzi, Marco Masini)
  10. Tempo buttato via
    (Giancarlo Bigazzi, Marco Falagiani, Giuseppe Dati)
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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.