L’artista piacentina alla sua quarta prova discografica, il vintage lascia spazio alla modernità grazie alla produzione affidata a Michele Canova Iorfida
Si intitola “Modern Art” (qui la nostra recensione) il nuovo album di Maria Chiara Fraschetta, meglio nota con lo pseudonimo di Nina Zilli, che apre le uscite discografiche del mese di settembre dopo la fine della stagione estiva. «Questo è un po’ il modo di vedere la vita che avevamo negli anni ’90 – racconta la cantautrice – mio e di chi ha vissuto quei tempi, di noi che non condividevamo la vita su Facebook e le nostre giornate erano decisamente molto più lunghe, anzi non passavano mai. La tecnologia ci ha permesso cose pazzesche, ma tutta questa modernità ci porta a concentrarci su noi stessi e meno su quello che accade nel mondo».
Modern Art | Tracklist
1. Domani arriverà
2. Ti amo mi uccidi
3. 1XUnattimo
4. Mi hai fatto fare tardi
5. Il punto in cui tornare
6. Notte di luglio
7. Butti giù (con J-Ax)
8. Il mio posto qual è
9. IgPF
10. Sei nell’aria
11. Per un niente
12. Come un miracolo
Undici inediti più la cover di “Il mio posto qual è”, una canzone del ‘67 poco conosciuta, scritta da Franco Califano e cantata da Ornella Vanoni. «Nonostante abbia cinquant’anni, il brano possiede un sound pazzesco, a cavallo tra il beat e il rock, con un testo molto semplice ma al tempo stesso crudo, per certi versi super attuale. Tutti noi guardando il telegiornale ci sentiamo oggi come dei pesci fuor d’acqua, perché le guerre non dipendono in prima persona da nessuno di noi. Una canzone che mi sentivo addosso, che ho deciso di inserire perché si adattava alla perfezione ai temi affrontati nel disco».
Ad anticipare l’era dell’arte moderna è stato il singolo estivo “Mi hai fatto fare tardi”, scritto dalla stessa artista insieme a Dario Faini, Calcutta e Tommaso Paradiso, frontman dei TheGiornalisti ed autentico re Mida delle sette note, dato che tutto ciò che tocca entra di diritto in classifica.
Un progetto discografico nel quale le quote retrò sono ridotte ai minimi termini, soprattutto se pensiamo ai suoi esordi e ad hit com “50 mila” e “L’uomo che amava le donne”. La scelta è stata quella di virare altrove, realizzando un qualcosa di totalmente diverso ed eterogeneo, come racconta la stessa Nina: «Un disco è sempre una scelta spontanea, almeno per quanto mi riguarda, scrivendolo in prima persona gli argomenti arrivano quasi in maniera inconscia. Una volta finita questa creativa fase arriva il momento di vestire le canzoni, mettergli addosso il giusto abito, così ho sentito una forte esigenza di rinnovamento, uno stacco completo rispetto al passato, anche se a dire il vero credo di aver esplorato tutti i generi musicali nel corso della mia lunga gavetta. Mi sono chiusa nella mia cameretta e ho tentato di creare un mondo di suoni nuovi, poi per fortuna ho mollato tutto questo malloppo a chi fa questo di mestiere, molto ma molto meglio di me, cioè Michele Canova, che ha saputo realizzare appieno quello che avevo in mente».
Parlando degli autori, invece, racconta che: «In passato ho quasi sempre composto i testi da sola, con questo progetto ho scoperto che mi piace moltissimo condividere la scrittura, proprio come per lo stesso bisogno di rinnovare il sound. In questo disco ho collaborato con l’autrice inglese Lola Coca, la mia amica Alessandra Flora, le new entry Emilio Munda e Piero Romitelli, oltre che J-Ax, presente nella traccia ‘Butti giù’. Questo pezzo arriva dopo la divertente esperienza di ‘Uno di quei giorni’, contenuta all’interno di un suo disco, ci è piaciuto tanto lavorare insieme così abbiamo deciso di ripetere l’esperimento con un brano dai toni decisamente diversi, che definirei rivoltoso. Parla del desiderio e del bisogno di pace che tutti avvertiamo, credo fermamente che quando le cose non vanno sia necessario far sentire la propria voce e lui, nella sua parte, ha realizzato davvero uno dei suoi migliori pezzi rap, sono davvero orgogliosa e lo ringrazio di cuore».
Anche se definirlo un “concept album” potrebbe sembrare un tantino esagerato, il tema che lega le tracce di questo progetto è la pace, simbolo riportato anche sulla copertina e rimarcato anche nel brano “Come un miracolo” che chiude il disco: «L’ho scritto dopo la strage di Parigi, ho visto il terrore negli occhi delle persone e questo credo sia davvero la cosa peggiore, perché avere paura non porta mai nulla di buono. In questa canzone c’è tutto l’augurio che questo sentimento si trasformi in coraggio, per far sentire la nostra voce e dire insieme basta a tutto quello che sta succedendo».
Si è messa a nudo Nina, mostrando tutta la sua sensibilità e anima artistica, riportando momenti personali della sua vita come in un diario. Nel booklet del disco, infatti, sono riportate alcune illustrazioni frutto del suo estro: «In realtà quando ero piccola dipingevo, ma la musica piano piano mi ha strappato via sia dalla mia passione per la pittura che dal basket, il rock and roll si è impossessato di me e non ho finito nemmeno il conservatorio. Quello che faccio oggi sono dei semplici disegni, che faccio a tempo perso quando non ho nulla da fare, anziché andare sui social, mi diverte passare il tempo così». Per concludere, “Modern Art” è il disco della consapevolezza (come raccontato dettagliatamente qui), dotato di diversi colori e sfumature in grado di tracciare una nuova strada per la Zilli, una percorso più rischioso lastricato di buone intenzioni e sentimenti veri.
Nico Donvito
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