venerdì 4 Ottobre 2024

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Nyv: “Low profile? Il mio modo di concepire la musica” – INTERVISTA

A tu per tu con la talentuosa cantautrice reduce dalla partecipazione ad “Amici 19“, conosciamola meglio

A circa un anno e mezzo dalla nostra ultima intervista, ritroviamo con piacere Nyvinne Pinternagel, meglio conosciuta semplicemente con lo pseudonimo di Nyv, talentuosa e giovane artista che abbiamo avuto modo di apprezzare nel corso della sua partecipazione alla 19esima edizione di “Amici” di Maria De Filippi. Un percorso “Low profile”, proprio come suggerisce il titolo del suo album di inediti, disponibile sulle piattaforme digitali a partire dallo scorso 20 marzo. In occasione dell’uscita di questo progetto, abbiamo raggiunto la cantautrice via Skype per approfondire la conoscenza della sua personale visione di vita e di musica.

Ciao Nyvinne, bentrovata. Inaugurerei questa chiacchierata partendo dal tuo nuovo album “Low profile“, a cosa si deve la scelta del titolo?

«La scelta del titolo è nata perché io mi sento proprio così, il mio desiderio è quello di cercare di fare questo percorso musicale mantenendo sempre i piedi per terra, senza alcun tipo di pretesa, se non l’ambizione di riuscire a regalare canzoni a un pubblico sempre più vasto, con la speranza che quello che scrivo possa piacere e, magari, in qualche caso anche aiutare».

In scaletta ci sono dieci brani inediti, tra cui anche “Io ti penso”, il pezzo che avevi presentato a Sanremo Giovani nel 2018. A quando risalgono gli altri brani, ci racconti la genesi di questo lavoro? 

«”Low profile” è un disco che mette insieme brani nati in diversi momenti temporali, ad esempio “Sincero” è stata la seconda canzone che ho scritto in vita mia, avevo tipo tredici-quattordici anni, mentre altri pezzi sono stati composti di recente, come “A malapena”, “Tre sillabe” e “Padre”. In termini di tempistiche, le tracce sono state realizzate in periodi differenti».

A livello musicale, invece, i brani sono stati prodotti da ZEF, Fausto Cogliati e Federico Nardelli, alcuni dei produttori più richiesti del momento. La scelta di lavorare con più producer, in che modo ha giovato sulla tua ricerca sonora? 

«Sicuramente ho avuto la possibilità di interfacciarmi con grandi professionisti, in primis ZEF che è il produttore con cui ho realizzato più pezzi in questo disco. Sono stata io a richiedere alla mia etichetta di poter lavorare con lui, ascoltando le sue precedenti produzioni ho avvertito un feeling particolare, mi piace l’emotività che mette nei suoni. Con Fausto Cogliati prosegue la collaborazione ormai da tempo, per me sarà sempre il numero uno, mentre con Federico Nardelli la canzone è nata all’interno del percorso di “Amici”, quindi in realtà testo, musica e melodia sono nate praticamente insieme».

Veniamo ad “Amici”, sicuramente per te un’esperienza importante, che ti ha dato la possibilità di affrontare le tue fragilità, di scoprirti umanamente e artisticamente. Quali sono le cose che ti rendono orgogliosa del tuo percorso nella scuola?

«Sono orgogliosa in primis di aver partecipato a questo talent, al di là del pregiudizio che ci può essere nei confronti di questi tipo di format televisivi, il piccolo schermo ti regala la gigantesca opportunità di far ascoltare ad un pubblico vasto la tua musica. Durante tutto il percorso ho veramente fatto un lavoro su me stessa, mi sono ritrovata nella condizione di tirar fuori tutte le mie fragilità, senza alcun tipo di timore, soprattutto considerando che sono una persona riservata e che tendo a nascondere le mie emozioni. Questa esperienza mi è stata utile anche per quanto riguarda l’approccio con gli altri, sia musicale che umano».

Com’è stato il ritorno alla realtà,  a questo tipo di realtà?

«E’ stato veramente shockante, anche perché all’interno del programma non avevamo la percezione di quello che stesse accadendo fuori, vedevamo qualche notizia al telegiornale, ma essendo totalmente blindati nessuno di noi aveva idea che la situazione fosse realmente questa. Per tutti noi ci vuole sicuramente del tempo per cercare di prendere confidenza con tutto questo, non possiamo far altro che accettare e rispettare le regole».

Tu sei bilingue, in questo album abbiamo pezzi sia in italiano che in francese, a seconda di quali stati d’animo tendi a a sviluppare un brano in una lingua piuttosto che nell’altra?

«Guarda, mi sono resa conto in realtà che quando scrivo in francese tendo a raccontare delle storie, cerco di immedesimarmi nella persona che sta raccontando quella storia, cercando di difendere dei diritti e di sottolineare delle difficoltà, proprio come accaduto ad esempio con “Banlieue”, cosa che mi piacerebbe riuscire a fare anche in italiano, dove in genere tendo a mettere molti più filtri. Mentre butto giù un’idea, non so mai che lingua seguire, almeno fino a quando non inizio ad improvvisare melodicamente, diciamo che lo scopro anche io piano piano».

Negli ultimi anni hai sfiorato per ben due volte la partecipazione al Festival durante Sanremo Giovani nel 2017 e nel 2018. Stando al detto “non c’è due senza tre”, ci riproveresti?

«Per quanto riguarda il futuro, lascio veramente le porte aperte per qualsiasi cosa, in questo momento vorrei focalizzarmi sulle canzoni di questo disco e, parallelamente, cominciare a scriverne altre come sto già facendo. Poi, per quello che sarà, mi appoggio totalmente alla mia etichetta, il nostro è un vero e proprio lavoro di squadra, ho la fortuna di collaborare da tempo con la Sugar della signora Caselli, per cui ogni scelta viene presa davvero da tutti insieme. La mia speranza è solo quella di poter realizzare tanti dischi, concerti e quel che sarà sarà».

Per concludere, a chi si rivolge oggi la tua musica e a chi ti piacerebbe arrivare in futuro?

«Come dicevo all’inizio, senza alcun tipo di pretesa, spero solo che questi miei brani possano arrivare agli altri per come li ho sentiti io. Il mio più grande obiettivo è quello di riuscire a far diventare la mia musica l’aiuto ideale, tipo la canzone giusta al momento giusto, proprio come è stato per me tante volte da ascoltatrice. Questo per me sarebbe un vero onore».

© foto di Flavio&Frank

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.