A tu per tu con l’artista piemontese, frontman degli Statuto, in uscita con “Sentimenti travolgenti”
Dopo più di trent’anni di carriera condivisa con gli Statuto, tra cui spiccano numerosi concerti e ben quindici album in studio, per Oscar Giammarinaro è arrivato il momento di mettersi alla prova in veste solista con “Sentimenti travolgenti“, disco d’esordio che mostra aspetti inediti dell’artista torinese. In scaletta otto tracce, tra cui spiccano: “Rimani”, “Provaci con me”, la title track “Sentimenti travolgenti”, “Avversaria e bella”, “Lei canterà”, “Ti amo”, “Invisibile” e “Neanche lei”, cantoni intime e personali che scavano nel profondo dell’animo del cantautore, che dà sfoggio di tutta la sua eleganza e capacità evocativa a livello comunicativo. Una dimensione per certi versi diversa rispetto a quanto mostrato con la propria band nel corso degli anni, proprio per questo motivo molto ispirata e interessante.
Ciao Oscar, partiamo dal tuo primo album da solista “Sentimenti travolgenti”, cosa racconta?
«Sono otto canzoni che hanno come filo conduttore l’eleganza, essenzialmente dal punto di vista compositivo, sia per il tipo di linguaggio che per i concetti espressi dai testi, dove sono i sentimenti a farla da padrone. Proprio per questa ragione, oltre che in formato digitale, abbiamo deciso di stampare questo progetto solo su vinile, perché il pubblico al quale mi rivolto è adulto, mi piaceva l’idea di dare risalto alla grafica, trovando il giusto supporto per rappresentare questo tipo di grafica».
Quanto c’è di Oscar e quanto degli Statuto in questo progetto?
«Sono due situazioni volutamente e decisamente diverse, gli Statuto sono ovviamente la mia vita e fanno parte del mio quotidiano, un percorso che prosegue parallelamente senza alcun tipo di intoppo. Nel mio progetto solista, invece, c’è la voglia di realizzare dei brani che abbiano un percorso diverso, anche per quanto concerne i temi trattati e le scelte musicali del tutto personali».
Un percorso parallelo che, in qualche modo, può fornire anche un nuovo stimolo per la band stessa, dopo trent’anni forse è anche necessario, no?
«Sicuramente un’attività così lunga ha fatto in modo di consolidare un certo patrimonio artistico, da cui ho inevitabilmente attinto per realizzare questo progetto. E’ una strada che nel tempo porterà i suoi benefici anche per gli Statuto, ne sono certo».
L’album è stato anticipato dal singolo “Lei canterà”, com’è nata questa canzone?
«E’ un ricordo, un omaggio per la grande Mia Martini, un brano che racconta il momento in cui la conobbi al Festival di Sanremo nel 1992, lei era in gara tra i Campioni con “Gli uomini non cambiano”, noi tra le Nuove Proposte. All’epoca era consuetudine da parte dei discografici portare i giovani a conoscere i big in gara, abbiamo fatto il giro di tutti i camerini, fino ad arrivare a quello di Mimì che era chiuso. Dopo aver bussato abbiamo chiacchierato un po’, è stata molto gentile, mi ha fatto un’ottima impressione, anche se non riuscivo a capire perché fosse da sola chiusa nel suo camerino.
Il mio discografico mi raccontò le voci che giravano su di lei che non conoscevo, rimasi allibito e sconcertato, la storia ha poi mostrato la sua fragilità e quanto queste calunnie l’abbiano ferita e distrutta. Lo scorso anno mi trovavo a Sanremo per altri motivi e, casualmente, stavano girando la fiction dedicata a lei, così mi è venuto in mente il nostro incontro ed è nata questa canzone. Ho pensato di renderle questo piccolo omaggio, perché quello che ha subito è qualcosa di anomalo e vergognoso, una macchia per l’intero mondo della musica».
A ventiquattro anni dalla scomparsa di Mia Martini, qual è la sua caratteristica che ci manca oggi di più?
«In primis il suo talento vocale, le straordinarie doti interpretative e il riuscire a cucirsi addosso i pezzi che sceglieva di cantare. Una duttilità originale e diversa a seconda del pezzo da eseguire, era emotivamente sempre molto coinvolgente, un’artista completa a 360 gradi, come ce ne sono state e come ce ne sono poche nel panorama musicale italiano».
Rispetto alla vostra partecipazione datata 1992 con “Abbiamo vinto il Festival di Sanremo”, quanto è cambiata la kermesse ligure nel tempo?
«Insomma, non credo tantissimo, nel senso che prima forse c’era più spazio per la parte musicale, mentre oggi viene data altrettanta importanza allo spettacolo. Più o meno il Festival è sempre interessante, l’attenzione e il coinvolgimento del pubblico è tornato alto come negli anni ’90, è molto cambiato il mondo intorno e il tipo di canzoni, ma Sanremo è sempre Sanremo e credo continuerà per molto tempo ad esserlo».
Ti senti rappresentato dall’attuale scenario discografico italiano?
«Per la discografia è un momento piuttosto difficile, la musica sta cambiando e la rete ha completamente stravolto le nostre abitudini, la qualità e il tipo di ascolto che viene attribuito ai brani è molto più superficiale. Bisogna prenderne atto e fare i conti con questo momento attuale, per questo ho scelto di uscire su vinile per avere una collocazione diversa sotto tutti gli aspetti, in fin dei conti credo che la riscoperta di questo tipo di supporto sia un segnale importante».
Quali ascolti hanno influenzano i tuoi esordi e quali invece accompagnano il tuo attuale percorso?
«Quelli degli esordi sono legati essenzialmente alla musica inglese anni ’70, negli anni ho approfondito la musica afroamericana, dal soul al rytme and blues, fino al pop britannico e, inconsciamente, ho sempre assorbito la canzone classica italiana, tuti ingredienti che ho cercato di inserire in maniera istintiva e spontanea in questo mio album che ho appena realizzato».
In che direzione andrà la tua musica? Continuerai ad alternare l’attività con gli Statuto al tuo progetto solista?
«Assolutamente andranno avanti entrambe in modo parallelo, sono due progetti completamente diversi e proprio per questo motivo possono essere portati avanti in maniera ambivalente. Con gli Statuto facciamo un tour estivo dedicato alle canzoni da vacanza, al sole e al mare, mentre con il mio progetto da solista faremo una serie di presentazioni per il disco, alcune apparizioni in giro per i festival e una serie di concerti in autunno».
Per concludere, qual è il messaggio che ti piacerebbe trasmettere oggi al pubblico attraverso questo album e la tua musica in generale?
«Nessun messaggio, vorrei trasmettere emozioni, proprio come suggerisce il titolo “Sentimenti travolgenti”. Chi ascolta può interpretare a suo modo le canzoni, farle proprie e identificarsi a livello personale. Con gli Statuto i messaggi impegnati ci saranno sempre, anche di carattere ideologico, mentre da solista vorrei invece concentrarmi sulle sensazioni, emozioni e sentimenti».
Nico Donvito
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