Viaggio nella storia e nell’evoluzione dell’hip hop italiano, tra derive, evoluzioni e sottogeneri. A cura di Mattia Cantarutti
Nato nei ghetti d’America come espressione di ribellione e rivalsa sociale, l’hip hop ha attraversato l’oceano per piantare le sue radici anche in Italia. Quello che inizialmente era visto come un fenomeno d’importazione, con il tempo è stato assorbito e trasformato, diventando qualcosa di profondamente nostro. J-Ax
Dalle rime grezze dei pionieri fino alla conquista delle classifiche, il rap italiano ha saputo imporsi come una nuova forma di cantautorato contemporaneo, capace di raccontare le sfide e i sogni di un’intera generazione. In questa rubrica, Mattia Cantarutti ci guiderà attraverso la storia e l’evoluzione di un genere che, da sottocultura, è diventato parte integrante della nostra identità musicale.
Rap Italy, “Il bello d’esser brutti” e la rinascita mainstream di J-Ax
Lo scorso approfondimento, diviso in due parti, vedeva come protagonisti Emis Killa e Fedez. Abbiamo quindi ripercorso i loro primi passi nella scena e osservato il ruolo di entrambi durante l’esplosione mainstream del rap.
A confermare l’ottimo stato di salute del genere (che aumenterà ancora, come vedremo prossimamente) parliamo oggi di un disco estremamente popolare e che ha rilanciato uno dei percorsi artistici più interessanti in Italia, “Il bello d’esser brutti” di J-Ax.
L’album esce in un periodo in cui la carriera del rapper di Cologno si stava già riprendendo in più modi. Proprio assieme a Fedez assistiamo inoltre, nell’ormai lontano 2013, alla creazione dell’etichetta Newtopia. I due artisti, molto simili su alcuni aspetti e diversissimi in altri, dopo le prime collaborazioni e un ottimo rapporto umano, decidono di imbarcarsi in un’avventura che vedrà la nascita di parecchi altri progetti (“Happy Ep!” di Grido, “Pandamonium” dei Bushwaka…), tra cui l’album di successo “Pop-Hoolista” di Fedez e il citato “Il bello d’esser brutti” dello zio d’Italia.
Il disco viene anticipato nel dicembre 2014 dal singolo “Uno di quei giorni”. Nel pezzo Ax ci racconta con uno storytelling tipicamente suo, una giornata molto sfortunata. Finita però allegramente in compagnia dei suoi amici. Con lui è presente sulla traccia Nina Zilli in un ruolo dinamicissimo, divertente e perfettamente efficace. Le collaborazioni tra i due fortunatamente continueranno anche in futuro con altri brani.
Vengono realizzati e lanciati i videoclip “Hai rotto il catso” e “Intro”. Canzone ironica e pungente la prima, profonda ed incisiva la seconda. “Intro” diventerà non a caso uno dei testi cantati più a squarciagola dalla sua fortissima fanbase e porterà a casa svariati platini. Il brano vedrà anche una seconda versione con Bianca Atzei, molto popolare e incisiva anch’essa.
L’album alterna brani estremamente ironici e altri molto profondi. Canzoni d’amore e denunce sociali. A far compagnia a J-Ax nel suo viaggio troviamo, oltre a Nina Zilli, un perfetto Neffa in “Caramelle”, i Club Dogo nella muscolosa “Old Skull”, Valerio Jovine ed Emiliano Valverde nelle profondissime “Tutto o niente” e “Un altro viaggio”, il fratello Grido (all’epoca Weedo) con la popolare (nel vero senso del termine) “The Pub Song”. Compare ovviamente anche il solidale Fedez nella provocatoria “Bimbinkia4life”, pezzo che porterà atmosfere successivamente ampliate anche nel disco successivo, il nazionalpopolare e multiplatino “Comunisti col Rolex”.
Non stiamo dimenticando ovviamente la canzone più popolare dell’album (e una delle più famose di J-Ax nel complesso), la hit “Maria Salvador” realizzata in combo con Il Cile. Il pezzo, realizzato in due versioni, sfonderà la barriera delle visualizzazioni e delle radio, diventando un successo incredibile e ancora oggi ballabilissimo. La scelta di un tema purtroppo ancora oggi “controverso” nel nostro paese accompagnato da suono radiofonico e appunto ballabile, richiama la genialità della precedente hit di J-Ax con gli Articolo31, l’immortale “Ohi Maria”.
Il disco è dichiaratamente uno dei preferiti dello zio e non è difficile capirne il perché. Oltre al grande successo di vendite, l’album contiene tantissimi pezzi vincenti e incisivi. Citiamo anche le canzoni in solitaria “L’uomo col cappello”, “Miss & Mr. Hyde”, “Sopra la media” e il brano che dà il titolo al disco, “Il bello d’esser brutti”.
Nel disco Ax amplia molti temi portati negli anni, trovandone una chiave lettura diversa, più matura e spesso anche più ironica. La profondità di alcuni concetti non portano a dei pezzi fini a se stessi, ma vengono esplorati su più sonorità, anche pop, e con più stili.
La carriera di J-Ax mai veramente ferma e con un percorso artistico in realtà molto forte e curioso, riparte nel mainstream totale, effettivamente assente in questa forma così grande dagli ultimi anni degli Articolo 31.
Il passo successivo avverrà con “Comunisti col Rolex”. Joint album realizzato in coppia con il socio Fedez e che li porterà ad un periodo lungo circa tre anni di grandissimo successo e parecchie conquiste, culminato con una data sold out allo Stadio San Siro.
E mentre i fondatori della, ormai defunta e rinominata, Newtopia dominavano il mainstream, una nuova scena partiva dal basso e si presentava con brani su brani su YouTube. Parliamo della generazione 2016. Ci vediamo la prossima settimana!
Mattia Cantarutti
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