A tu per tu con lagiovane band romana, in uscita con il loro disco d’esordio intitolato “Voci di corridoio“
E’ disponibile negli store digitali e sulle piattaforme streaming a partire dallo scorso 29 maggio “Voci di corridoio”, l’album che segna il debutto dei Réclame (qui la nostra precedente intervista), gruppo musicale di Roma che abbiamo conosciuto in occasione della loro partecipazione a Sanremo Giovani 2019. Un album ben strutturato che ha avuto una lunga e giusta gestazione, impreziosito da testi dal respiro cantautorale e tradizionale, arricchiti da un sound contemporaneo e dal forte approccio internazionale. In occasione di questa interessante uscita, abbiamo raggiunto via Skype il frontman della band, per approfondire la conoscenza della loro ispirata visione musicale.
Ciao Marco, bentrovato. Partiamo da “Voci di corridoio”, com’è nato e come si è evoluto nel tempo questo vostro primo lavoro?
«In questi mesi abbiamo avuto una buona risposta da parte del pubblico, che si è appassionato e ha gradito il brano che abbiamo portato a Sanremo Giovani, anche se non siamo riusciti a portarlo all’Ariston. “Voci di corridoio” è un lavoro che ci ha impegnato per almeno un paio di anni, suoniamo insieme da una vita, ma aspettavamo il momento adatto che poi dopo non si è presentato, anzi se vogliamo è uscito nel momento peggiore in assoluto, ma è un modo per andare avanti e sperare che tutto finisca il prima possibile».
Quali tematiche e che tipo di sonorità avete voluto abbracciare in queste otto tracce?
«Le sonorità sono parecchie, ci sono suggestioni più orientate verso il pop, che poi sono un po’ le nostre origini, ovvero gli ascolti che abbiamo fatto da adolescenti. Dal punto di vista della scrittura dei testi, ci siamo rifatti al grande cantautorato, da Fabrizio De Andrè a Francesco Guccini, passando per Giorgio Gaber, Franco Battiato e Francesco De Gregori, giusto per citarne alcuni».
Questa sarà un’estate sicuramente diversa, soprattutto per una band come la vostra, cosa vi mancherà di più dei live?
«Naturalmente ci mancherà tantissimo suonare dal vivo, avevamo già delle delle date in cantiere che sono saltate. Per quanto ci riguarda, l’esperienza live è il giusto compimento di un progetto discografico, in un concerto ci si ritrova davanti al pubblico in carne ed ossa, quindi ci dispiace molto non riuscire a presentare dal vivo questo progetto, almeno per il momento. Ci mancherà la reazione da parte delle persone, l’augurio è che si possa tornare presto a suonare e godere della bellezza degli spettacoli live».
Per concludere, a chi si rivolge oggi la vostra musica e a chi vi piacerebbe arrivare in futuro?
«Stando ai dati che ci arrivano attraverso i social, abbiamo un pubblico che va dagli ultra sessantenni fino ai ventenni. All’interno di questo disco ci sono talmente tante sfaccettature che credo si adatti a qualsiasi fascia di età, la nostra è un tipo di musica che necessita di più ascolti: questo non è un album usa e getta, è un disco che consiglierei ad ascoltatori attenti e non distratti».
Nico Donvito
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