A tu per tu con Donatella Rettore, la nostra intervista in occasione dell’uscita del nuovo e atteso album “Antidiva putiferio”
È sempre un piacere chiacchierare con Donatella Rettore, specie dopo che è passato un po’ di tempo dall’ultima intervista (che trovate qui) e in occasione dell’uscita del suo nuovo atteso album “Antidiva putiferio”, che arriva a tredici anni e mezzo dal precedente lavoro in studio.
Attraverso le dodici tracce in scaletta, Rettore si conferma un’artista senza tempo, capace di innovare e di stupire, mantenendo intatta la sua identità artistica e il suo spirito anticonformista. Numerose le collaborazioni, tra cui spiccano i featuring con Ditonellapiaga, BigMama, La Sad, Beatrice Quinta, Tancredi e Marta Tenaglia. Scopriamone tutti i dettagli con la diretta interessata.
Come si è sviluppato il processo creativo di questo album?
«Questi brani fanno parte degli ultimi tre anni della mia storia. In questi tredici anni e mezzo che mi separano dall’uscita del precedente disco, “Caduta massi”, ho lavorato a dei progetti che rimangono ancora nel cassetto. Quello del 2011, infatti, era un disco autoprodotto, curato con tutte le attenzioni e anche molto costoso, poiché registrato in sala con tutti i musicisti, mentre “Antidiva putiferio” è un disco tecnologico, a bassissimo costo, ma di grandissima presa. È bello da ascoltare, speriamo che non si perda nel marasma di tutti i dischi che escono, perché non se lo merita».
Rispetto ai tuoi esordi, sei più cambiata tu o il mondo che ti circonda?
«Penso che sia cambiato più il mondo, non solo rispetto a me, ma anche rispetto a tanti colleghi e ai nostri coetanei. La mia generazione ha goduto di un certo periodo storico favorevole, eravamo tanti e facevamo gruppo, tutti cercavamo di aiutarci l’uno con l’altro. Adesso, invece, non c’è più una discussione tranquilla, si comincia un ragionamento che poi, se non la pensi allo stesso modo, sfocia quasi sempre in una rissa, subito, alla seconda parola, mentre noi eravamo abituati ad ascoltare e a rispettare le motivazioni degli altri. Questo sì che è cambiato, purtroppo».
Parte della responsabilità andrebbe attribuita anche ai social network, tu nella traccia di apertura “Antidiva” non le mandi certo a dire. Canti: “Io la foto non la faccio e non la posto e non vi taggo”. Porta chiusa?
«Io la porta non la chiudo mai completamente, non metto le barricate e non alzo muri. Ogni tanto do un’occhiata ai social, se non capisco chiedo, mi informo. Ammetto però che incorro sempre più spesso in fake news, accendo il computer e scopro che è molto qualcuno, ma alla fine non è vero. È capitato anche a me di scoprire di essere morta diverse volte, questo mi fa girare le scatole, più che altro perché non sono una persona diffidente, tendo a credere a una notizia o ad un’informazione. In un mondo dove la bufala e dietro l’angolo, mi scoccia non riuscire più a fidarmi ciecamente di ciò che leggo o di ciò che sento. Però, ripeto, non chiudo completamente la porta. Si può sempre migliorare, magari mettendo delle regole».
Tu sei stata sicuramente una pioniera: dal lanciare le caramelle a Sanremo ai vari look, per non parlare dei temi trattati nelle tue canzoni, faccio l’esempio di “Maria Sole”, nel 1975 parlavi già di aborto. Ecco, negli artisti con cui hai collaborato in questo nuovo disco, riconosci quel tuo stesso desiderio di distinguere e di non omologarsi a ciò che c’è in giro?
«Sì, assolutamente! Da Marta Tenaglia a La Sad, sono tutti ragazzi che hanno un desiderio folgorante di distinguersi, per questo si meritano di collaborare con me e io mi merito di collaborare con loro. I ragazzi de La Sad sono formidabili, anche se mi hanno un po’ abbandonato per strada, nel senso che avevo deciso di uscire con “Beepolare” come singolo… e invece si sono sciolti. Secondo me è troppo presto per sciogliersi, avrebbero dovuto fare altri tre o quattro anni insieme, portare a termine il percorso che avevano intrapreso. Fare i solisti, per me, è un po’ prematuro, ma se hanno deciso così pazienza, io li seguirà e li sosterrò sempre… perché io sono una mamma rock».
Un altro elemento che traspare in questo lavoro, come in tutti i tuoi dischi precedenti, è il sodalizio con il tuo compagno di vita a e di musica Claudio Rego. Questo rapporto che vi permette di spaziare da “Kobra” a “Di notte specialmente”, fino alle canzoni di questo album. La vostra unione rappresenta, in qualche modo, la tua identità artistica?
«Eh sì, se prendiamo in esame la canzone che citavi prima, “Maria Sole” del 1975, quella l’ho scritta da sola e rappresentava una Rettore un po’ solitaria, timida, ombrosa e insicura. Poi arriva Claudio e con lui “Eroe”, “Splendido splendente” e via scorrendo. Io e lui siamo un cantautore, un simbionte. Insieme ci completiamo, ma con credo che Claudio sia il mio segreto, bensì la possibilità di essere chi sono».
Hai definito “Antidiva putiferio” un cubo di Rubik, quali combinazioni e quali colori hai voluto tirar fuori da questo cubo?
«Tutti i colori e tutte le combinazioni possibili! La vita è a colori, non è in bianco e nero, non è Greta Garbo ed Eleonora Duse, ma è un film a colori, dove la tinta del sangue si vede benissimo, così come il colore della polvere da sparo, purtroppo».
Una sensazione che questo disco trasmette sin dal primo ascolto è che sarebbe potuto uscire vent’anni fa, così come quaranta oppure, perché no, anche tra dieci anni. Ti rende orgogliosa il fatto di essere riuscita a realizzare un album che resta fedele alla tua storia pur restando profondamente contemporaneo?
«È un grande complemento che mi fai, ti ringrazio. Questa è sempre stata un po’ la mia prerogativa, se pensi ad esempio a “Brivido divino” che è uscito nel 1979, un momento in cui impazzava la disco music. Io decisi invece di uscire con un disco rock, nonostante il pezzo pilota fosse “Splendido splendente”, il resto della scaletta si muoveva in un’altra direzione, a cominciare da “Eroe” che apriva l’ascolto. Quindi sì, ho sempre concepito la mia musica in questo modo. In futuro chissà, ho già delle idee in testa, ma per il momento sono curiosa di seguire il flusso di ciò che accadrà e di come la gente percepirà “Antidiva putiferio”».
Per concludere, a tal proposito, pensi sia cambiato il modo di fruire la musica con l’avvento delle nuove tecnologie o l’attenzione del pubblico, alla fine, è sempre la stessa?
«La gente è molto meno attenta di un tempo. In questo momento, le persone vengono soffocate da un disco dietro l’altro, esce troppa roba. Bisognerebbe mettere un po’ di spazio. Ho scelto di uscire il 10 di gennaio non a caso, perché penso che la gente abbia bisogno di nutrire la testa e il proprio udito, dopo aver nutrito la pancia durante le feste natalizie (sorride, ndr). Bisognerebbe tornare a sentirsi coinvolti nella musica, così come nei testi. La musica è importante perché ti accompagna nel corso della vita, ti eleva a uno stato mentale oppure ti eccita, ma esercita comunque un ruolo fondamentale. La musica ti sfama in maniera più nobile».