In attesa dell’uscita del suo nuovo singolo “Se parlassero di noi” il giovane milanese ha sciolto ogni riserva su una sua possibile partecipazione al Festival
“Il successo gli ha dato alla testa” diranno alcuni, “I numeri parlano chiaro e può permettersi di dire così” risponderanno altri, “Ma chi è sto Riki?!” si chiederanno altri ancora… a tal proposito, cerchiamo di fare un po’ di chiarezza: Riccardo Marcuzzo, classe ’92, è un giovane cantautore venuto alla ribalta nel corso della sedicesima edizione del talent show Amici della lungimirante Maria De Filippi, che ha vinto questa sua ennesima scommessa televisivo-discografica. Nonostante il secondo posto, il ragazzo ottiene da subito un notevole riscontro, tanto da pubblicare lo scorso maggio il suo primo album “Perdo le parole” (di cui qui la nostra recensione), che sarà seguito nel mese di ottobre già dal secondo disco “Mania” (qui tutti i dettagli), due in un solo lustro mensile… come a dire “tciù is megl che uan”.
Dopo un’estate passata tra set fotografici e scatti in riva al mare (pare che abbia più foto lui del modello di punta della collezione autunno-inverno di Emporio Armani), il Justin Bieber italiano ha preso consapevolezza, il che non rappresenta sempre un bene. Nell’intervista prosegue parlando di come nascono le sue canzoni, da melodie che gli vengono in testa e senza l’ausilio di alcuno strumento: <<In questo momento non sento l’esigenza di imparare a suonare e comunque non ho tempo. Lo farò sicuramente, ma la verità è che mi fa un po’ paura cambiare una cosa che funziona così bene. Io compongo e scrivo d’istinto, poi ci pensa il mio produttore Riccardo Scirè a trasformare quelle melodie e quelle parole in canzoni. Imparare a suonare significherebbe dare una struttura a questo percorso creativo e mi sentirei limitato>>. Interessante. <<E io pirla che ho studiato per dieci anni il pianoforte!>> gli fa eco sarcasticamente dal suo profilo Facebook Francesco Baccini, uno che la musica potrebbe tranquillamente insegnarla nelle scuole.
Ma la curiosa chiacchierata prosegue, al punto da arrivare anche a delle pretese riguardo le location della sua imminente tournée: <<In realtà volevo subito i palazzetti, i 3.000 posti dell’Alcatraz di Milano mi sembravano un po’ pochi e per questo ho protestato con il mio manager Francesco Facchinetti, al limite si fa sempre in tempo a spostare il concerto in un posto più grande>>. Non so voi, ma io è la prima volta che leggo una cosa del genere e mi sento un attimino contrariato, nel senso che ben venga se questo accade, glielo auguro, ma il suo non sarebbe di certo il primo sold out in Italia… ma dirlo prima? Perchè non lasciare parlare i numeri, anzi no, la musica?
Nico Donvito
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