mercoledì 4 Dicembre 2024

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Ritrovamenti: spazio a “Leoni” di Francesca Michielin e Giorgio Poi

Le canzoni che sono rimaste nel tempo nonostante non siano state estratte come singoli dai rispettivi album di provenienza. A cura di Marco Zollo

Benvenuti a “Ritrovamenti”, la rubrica dedicata alle canzoni che, pur non avendo rappresentato a livello promozionale un progetto discografico, hanno continuato a vivere nel cuore degli ascoltatori. Ogni settimana, Marco Zollo ci guiderà in un viaggio attraverso melodie e testi mai dimenticati, ma che meritano di essere riscoperti. Leoni Francesca Michielin Giorgio Poi

Queste perle musicali, raccontano spesso storie profonde e universali, e rappresentano sfaccettature meno conosciute degli artisti di riferimento, al punto da vivere una vita propria. In ogni puntata scopriremo insieme un pezzo del passato che, per qualche motivo, ha saputo sfidare il tempo e trovare una sua dimensione nel presente.

Ritrovamenti: spazio a “Leoni” di Francesca Michielin e Giorgio Poi

Il 13 marzo 2020 usciva il quarto album in studio di Francesca Michielin, “FEAT (Stato di Natura)”, lavoro che contiene fra gli altri il brano che oggi ho ritrovato per voi, “Leoni”. Ecco, intanto mi sembra rispettoso sottolineare il coraggio di aver voluto pubblicare musica nuova durante la pandemia da Covid-19, senza la possibilità di fare promozione con il pubblico in presenza. Si è cercato quindi di reinventarsi e di improvvisare strategie di comunicazione online che non hanno portato sempre molta fortuna ma che in fin dei conti sono state genuine. La gente, noi, si aveva tutti bisogno di sentirsi meno soli, sentirsi parte di qualcosa. E con il suo entourage la Michielin ci ha provato.

Ma se a questo punto state facendo un po’ fatica a ricordarvi quali siano stati i singoli scelti oltre a “Cheyenne”, vero grande successo del progetto, è comprensibile. Valutando solo la prima edizione di “FEAT” – ce ne sarebbe stata una seconda l’anno dopo – in radio ci sono andati anche “Stato di Natura” con i Måneskin e “Monolocale” con Fabri Fibra, due brani che ad oggi contano su Spotify rispettivamente 7.000.900 mln e 3 mln di ascolti. Non sono numeri bassi in senso stretto, ma “Leoni” che in radio non c’è mai arrivato oggi ne conta più di 6, quindi il doppio del terzo singolo ufficiale e poco meno del secondo. Come lo spieghiamo? Non è difficile.

“Leoni”, scritto, prodotto e cointerpretato da Giorgio Poi, è una canzone che richiama alla spensieratezza, alla leggerezza della libertà. Ma al contempo è la necessità di spezzare la routine, perché come ha dichiarato la stessa Michielin in un’intervista su All Music Italia: «a volte, abbiamo bisogno tutti di uscire dagli schemi»: “E va bene così, se abbiamo perso davvero il controllo, fra un libro aperto e un mistero profondo”. E in questo modo inizia il ritornello, melodicamente perfetto per appiccicarsi addosso; è costruito tutto su poche note che si alternano a formare un appiglio vocale semplice, che infonde serenità e voglia di movimento. Il brano infatti è un uptempo che solletica il desiderio di seguire il ritmo.

Ciò che può colpire ancora di più è la scelta delle parole che Giorgio Poi ha fatto per lo sviluppo di tutto il testo, parole che sanno trasportare chi ascolta in un luogo preciso, il mare, da sentire quasi il calore e la salsedine sulla pelle. Se si prende in considerazione anche solo l’incipit della prima strofa, è lampante che l’intento non sia propriamente un gioco di metafore fine a se stesso, ma è piuttosto la volontà di descrivere in maniera del tutto calibrata il contesto e le sensazioni personali che diventano collettive, come fosse una scenografia: “Se guardi bene c’è un filo sottile, è il profilo del mare. Non ci può andare nessuno, nemmeno chi è bravo a nuotare. Ma quando arriva l’estate, arriva sempre dalla finestra e ti accarezza la testa”. È impossibile non sentirsi coinvolti.

Ho sempre pensato che “Leoni” fosse il predestinato come singolo estivo di “FEAT (Stato di Natura)”, avrebbe avuto tutte le carte in regola. Per carità, sarebbe andato bene anche d’inverno. Ma qui il fatto è che l’atmosfera del pezzo non avrebbe chiesto altro che tuffarsi da uno scoglio assieme ai bagnanti. E invece si è deciso di lasciarlo come fanalino di coda delle undici tracce del disco, buttato un po’ lì a caso. E così si è fatta promozione attraverso brani tecnicamente più fragili, ad eccezione di “Cheyenne”, ripeto. Ciononostante, chi detta il successo di una canzone rimane il fruitore ultimo ma primo in termini di importanza: il pubblico. Pensate che una sera del giugno di quel 2020, mentre ero in vacanza al mare, c’era un locale che all’esterno trasmetteva musica ad alto volume. Trasmetteva tutte grandi hit italiane, quindi tutte passate in radio, e mai mi sarei immaginato che in quella playlist sarebbe comparsa anche “Leoni”. Mi meravigliai all’istante e capii a maggior ragione che la rivincita esiste per tutti, e pure per le canzoni.

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Marco Zollo

Classe 1996, è autore, speaker, podcaster e conduttore live. Amante delle contaminazioni musicali, generalmente ascolta per non parlare troppo e comunica per eccesso di adrenalina. Dal 2014 ad oggi ha intervistato centinaia di artisti italiani e varie personalità delle istituzioni e dello spettacolo.