Le polemiche sanremesi ai tempi del Covid
Come da tradizione, il chiacchiericcio anticipa annualmente qualsiasi edizione del Festival della canzone italiana, non esiste storicamente un’annata che ne sia stata risparmiata, questo crea aspettativa e in molti casi rappresenta anche un vantaggio per la kermesse stessa, ma sotto un certo punto di vista può arrivare a danneggiare il lavoro dell’organizzazione, specie quando vengono presi di mira il direttore artistico e le sue dichiarazioni.
Travisare le parole di Amadeus sembra essere diventato lo sport preferito dalla stampa, che da una giusta e consapevole considerazione ci costruisce attorno un romanzo di fantascienza, riportando frasi e concetti mai espressi. Ma andiamo con ordine: “Sanremo non si fa senza pubblico”, “Non c’è un piano B”, “Gelo in Rai”, “Cancellato il Festival”, sono soltanto alcuni dei titoli apparsi sulle testate e sulle agenzie più autorevoli, all’indomani della partecipazione del conduttore al Festival della TV di Dogliani.
Tra i pochi a riportare in maniera fedele quanto detto realmente, figurano Giuseppe Candela de Il Fatto Quotidiano, Paolo Giordano de Il Giornale e l’ANSA, che hanno sottolineato la volontà del direttore artistico di posticipare (nel caso) la manifestazione facendo slittare le date, quindi, non di cancellare il Festival di Sanremo. Questo non per un capriccio dello stesso Amadeus, bensì per un senso di responsabilità civile che mi meraviglio non venga compreso, strumentalizzandone il contenuto proprio in un momento delicato come questo.
Prima di scrivere di un argomento come il Covid, bisognerebbe sanificare (oltre le mani) anche il proprio cervello, perché continuando a trattare il tema in questo modo si alimentano in maniera considerevole l’allarmismo e la disinformazione. Il ruolo dei media oggi è più che mai fondamentale, sia che a leggerti siano in 10, sia che a leggerti siano in 10.000, per chi si occupa di politica ma anche per chi scrive di musica, di intrattenimento, di sport e di argomenti apparentemente “leggeri ” e distanti.
Cosa emerge da un titolo come “Amadeus cancella Sanremo”? Che la situazione sta degenerando e che le previsioni non sono rosee, quando non esiste persona al mondo che possieda la sfera di cristallo, per cui l’evolversi della condizione collettiva dipende da ciascuno di noi, da ogni nostro singolo comportamento, sia di chi sta scrivendo questo articolo, sia di chi lo sta leggendo, in base a quello che NOI saremo capaci di costruire o di distruggere giorno per giorno, perché di questo si tratta… non di altro.
“Se la situazione dovesse peggiorare”, il condizionale ragazzi, ce lo insegnano alle elementari! La risposta di Amadeus è stata chiara e comprensibile: nella peggiore delle ipotesi il Festival verrà rimandato, perché si tratterebbe di tutta un’altra kermesse senza pubblico, senza sala stampa, con meno orchestrali, con il distanziamento sociale, mettendo a serio rischio la sicurezza degli artisti, degli addetti ai lavori e degli stessi abitanti di un piccolo comune come quello di Sanremo che, ricordiamolo, non è certo una metropoli.
Ogni anno gli spazi si riducono e le persone si moltiplicano, avete presente i camerini dell’Ariston? Ecco, logisticamente non si può fare, in più parliamo di un teatro al chiuso… capisco che nelle ultime settimane si sia riacceso l’entusiasmo assistendo ad una serie di manifestazioni live svolte in totale sicurezza, ma parliamo di spazi aperti… certo, sarebbe bello un Sanremo all’Arena di Verona, ma non sarebbe più Sanremo, bensì un’altra cosa! Perché vogliamo a tutti i costi snaturare quella che è una nostra istituzione? Una delle poche certezze e tradizioni che ci sono rimaste…
Non è che Amadeus si è detto favorevole (nell’ipotesi) a spostare il Festival più in là per approfittare delle belle giornate e farsi qualche settimana di mare, non scherziamo! Il suo è semplicemente buonsenso, quello che manca su larga scala. Chi ha avuto la sfortuna di incontrare questo maledetto virus può capire e percepire tra le righe di questo articolo sia la paura che la responsabilità nel toccare un tema così delicato, nuovo e sconosciuto, ma proprio per tutti questi motivi non bisogna sottovalutarlo.
Naturalmente speriamo che la situazione possa rientrare totalmente, ma c’è bisogno della collaborazione di tutti noi. Se in giro ci sono negazionisti che scendono in piazza senza mascherine, la responsabilità è anche della stampa, dei media che non hanno saputo raccontare questa emergenza, facendo nella stragrande maggioranza dei casi ulteriore confusione. Io in ospedale ci sono stato, il virus è entrato nei miei polmoni lasciando dei solchi profondi, ho visto con i miei occhi una persona morire per una crisi respiratoria e, scusate, tutta questa irresponsabilità non riesco proprio a digerirla.
Non auguro a nessuno di vivere una situazione del genere, nemmeno a chi la sottovaluta, ma invito ciascuno di noi ad una maggiore assennatezza, nei fatti ma anche nelle parole, più che mai fondamentali in un’epoca che verte totalmente sulla comunicazione, anche quando si parla di qualcosa che apparentemente non c’entra niente, proprio come il Festival della canzone italiana, ma che può rappresentare un simbolo o una meta per questa tanto agognata ripartenza.
Poi, ricordiamoci che Sanremo si trova comunque in Italia, non è uno Stato a sé, anche la kermesse si dovrà attenere ai decreti che verranno emanati dal Governo, cioè Amadeus è il direttore artistico… non il Presidente del Consiglio! Ha espresso semplicemente un pensiero sensato e condivisibile, ma che dipende in parte da lui. Scaricare la responsabilità su un solo individuo è fuori luogo, una scelta del genere si basa su una condizione ben più generale, che deriverà dal nostro prezioso contributo comportamentale.
Dalla riapertura sicura delle scuole fino all’estrema ipotesi di un secondo lockdown, il futuro scaturisce dalle nostre azioni. Siamo tutti sulla stessa barca, lo abbiamo vissuto sulla nostra pelle pochi mesi fa, ma è come se ce le fossimo già dimenticati. Navighiamo a vista… ma Sanremo non è il Grande Fratello, non si svolge in uno studio televisivo di Cinecittà, le persone coinvolte sono migliaia, bisogna proteggere la salute di tutti, ergo: la superficialità deve lasciare spazio alla cognizione e alla ragionevolezza.
La macchina organizzativa del Festival è talmente complessa che necessità di una condizione serena per poter funzionare alla grande come sempre, ciò che è certo è che la prossima edizione sarà quella della ripartenza, come detto più volte dallo stesso direttore artistico, se non sarà a marzo sarà ad aprile, se non sarà ad aprile sarà a maggio e così via… Questo dipenderà unicamente dal nostro comportamento, ficchiamocelo bene in testa! Il destino non ha nulla a che fare col virus e l’unico vaccino già in commercio, tra l’altro gratuito, è la responsabilità che alberga nella nostra coscienza.
Nico Donvito
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