domenica 24 Novembre 2024

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“Parolacce”, il mood anni ’50 rispolverato da Sergio Sylvestre – RECENSIONE

Tempo di nuova musica per il vincitore della quindicesima edizione di “Amici di Maria De Filippi

Ammettiamolo, dal titolo poteva sembrare una pacchianata cosmica, in realtà Parolacce è una delle proposte più simpatiche di questa estate 2019 piena zeppa di potenziali tormentoni decisamente meno ironici rispetto alle precedenti stagioni, soprattutto dal punto di vista testuale. Sergio Sylvestre ci regala un po’ di freschezza e di novità, semplicemente pescando dal passato sonorità anni ’50 che risuonano inedite e piuttosto originali di questi tempi. Sì, perché la musica ha fatto così tanto il giro che ciclicamente avvertiamo il bisogno di cambiare aria, soprattutto in questo momento storico in cui i pezzi tendono in un’unica direzione, ossia verso Porto Rico… la capitale del reggaeton.

Un plauso particolare al giovane Stefano Tognini, alias Zef, che sta mettendo a segno produzioni importanti che si diversificano tra loro, a differenza di molti suoi colleghi che tendono a far sentire il proprio marchio di fabbrica nelle varie potenziali hit che piazzano in giro per le radio. Lui, invece, riesce a spaziare e a passare da Rose viola di Ghemon aI love you di Ghali, fino ad arrivare a Playa di Baby K.

Ad impreziosire il tutto, naturalmente, la voce e il timbro inconfondibile di Sergio Sylvestre, che mostra nuove tinte della sua variegata tavolozza di colori. Il suo è un pezzo estivo che, a differenza di molti altri, può essere tranquillamente ascoltato anche nelle altre tre stagioni senza provocare alcun tipo di trauma, perché racconta la fine di una storia d’amore in maniera positiva, in particolare la fase in cui si prende coscienza di dover ricominciare, rialzarsi, aprirsi ad una nuova vita e che a farci male, in fondo, più che le parole sono state soltanto le “Parolacce”.

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Parolacce | Video

Parolacce | Testo

La notte se ne va, se ne va
lasciando in bocca il sapore di quei palazzi grigi
quelli dove abitavi tu
chissà se tornerà, tornerà
la voglia di abbracciarsi di domenica
ti scrivo ma non rispondi più

Ho provato a non dare peso
agli sguardi dei tuoi amici
chissà poi tu cosa gli dici
sembravano felici tranne te chissà perché
come farò ad accettare le tue parole
che usavi per farmi male
ma più che parole erano solo parolacce
erano solo parolacce
erano solo parolacce

Magari cambierà, cambierà
la voglia di sentirsi meno stupidi
sdraiato qui sotto un cielo blu

Ho provato a non dare peso
agli sguardi dei tuoi amici
chissà poi tu cosa gli dici
sembravano felici tranne te chissà perché
come farò ad accettare le tue parole
che usavi per farmi male
ma più parole erano solo parolacce

Credo che
(ho dato tutto forse troppo per avere in cambio la metà ma)
bevo per
(dimenticare che il problema fosse soltanto la tua età)
uno come me, come me
dovrebbe fregarsene di te
ma per una come te, come te
fregarsene è fin troppo facile

Ho provato a non dare peso
agli sguardi dei tuoi amici
chissà poi tu cosa gli dici
sembravano felici tranne te chissà perché
come farò ad accettare le tue parole
che usavi per farmi male
ma più parole erano solo parolacce
erano solo parolacce
erano solo parolacce

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.