venerdì, Aprile 26, 2024

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La svolta pop-rock di Ultimo nel nuovo singolo “Ti va di stare bene” – RECENSIONE

Recensione del nuovo singolo del giovane cantautore romano

Sta crescendo Ultimo. Sta cambiando. Se con il suo quarto album di inediti “Solo“, uscito poco più di un anno fa, confermava la ricetta che l’ha reso celebre tra rabbia, intimità, inquietudine e un ottimo incastro trovato tra la miglior tradizione cantautorale e l’incisività del rap, oggi sembra volersi aprire ad una svolta, soprattutto sonora. “Vieni nel mio cuore” (di cui qui la nostra recensione) era solo un indizio, “Ti va di stare bene” – il nuovo singolo pubblicato lo scorso venerdì 28 ottobre – è una conferma. Due brani diversi tra loro, ma accumunati dalla stessa voglia di sperimentare.

Svolta sia a livello sonoro che nella costruzione del testo |

Il giovane cantautore romano ci ha prima deliziati con un up-tempo – il primo per lui – che sfruttava elettronica, cori e ritmiche, per poi proporci una nuova virata che strizza l’occhio al pop-rock più classico, tra chitarre, batterie possenti e un ritornello cantato a squarciagola. Un sound diverso da quello che finora ha più caratterizzato la sua carriera – piano e voce e con arrangiamenti spesso scarni per lasciare più spazio alle parole – e che è stato forse influenzato dalla condizione di “principe degli stadi”.

Perchè, a un certo punto, Ultimo ha dovuto affiancare ai suoi pezzi più intimi anche degli “inni live” da cantare e saltare coralmente, necessari per la dimensione in cui è entrata la sua musica durante l’estate scorsa. Analizzate già solo i titoli: prima “Vieni nel mio cuore” come un invito a entrare nel suo mondo sempre più ricco di sfumature, poi “Ti va di stare bene” scritto senza il punto di domanda. Come un mantra che fotografa una positività tutta nuova. Può essere rivolto a un’altra persona, ma anche indirizzato verso sé stessi.

Ed è anche la costruzione del testo a rappresentare una svolta. Confrontato, ad esempio, con quello di “Niente“, il brano che ha aperto la strada a “Solo“, oggi si hanno strofe che si sviluppano attorno a soli otto versi e con un ritornello che non tarda ad arrivare contrariamente alle strofe molto lunghe, cariche di parole e con un incedere incalzante di un tempo. È un Ultimo che sembra quindi aver abbandonato del tutto il mezzo rap per far arrivare il suo messaggio, avvicinandosi sempre più a una forma-canzone pop.

Più leggerezza ma senza rinunciare alla profondità |

Quello che non cambia sono i significati dietro alle sue canzoni. Ci troviamo di fronte ad un cantautore che continua a parlare di sentimenti, di emozioni, di verità, di vita. È l’Ultimo di sempre quando, ad esempio, canta “e certo che qualcosa cambia se vivi e non sorridi più” o “mi osservo e sento che mi manca il mondo che avevamo e non c’è più“. Ad essersi alleggerito è solo il suono, non la sua penna che continua ad essere velata di una certa malinconia e di un’importante profondità.

E quindi quel “sei sempre tu ma sei cambiata, il tempo vedi fa così” sembra quasi rivolto a sé stesso. Ultimo è arrivato al successo molto presto, trovando subito un’identità ben precisa e definita. Forse la più definita di questi ultimi anni. La sua giovane età diceva però, sin da subito, che non poteva essere una proposta fatta e finita, perchè soggetta per forza di cose a percorsi di coscienza e di crescita personale. Ed è ciò che esce da questo brano: la sua identità c’è sempre, ha semmai trovato nuove strade per emergere. Sei sempre tu ma sei cambiato, il tempo vedi fa così.

Ascolta e acquista qui il brano |

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Nick Tara

Classe '92, ascoltatore atipico nel 2022 e boomer precoce per scelta: mi nutro di tradizione e non digerisco molte nuove tendenze, compro ancora i cd e non ho Spotify. Definito da Elettra Lamborghini "critico della sagra della salsiccia", il sogno della scrittura l'ho abbandonato per anni in un cassetto riaperto grazie a Kekko dei Modà, prima ascoltando un suo discorso, poi con la sincera stima che mi ha dimostrato.
Nick Tara
Nick Tara
Classe '92, ascoltatore atipico nel 2022 e boomer precoce per scelta: mi nutro di tradizione e non digerisco molte nuove tendenze, compro ancora i cd e non ho Spotify. Definito da Elettra Lamborghini "critico della sagra della salsiccia", il sogno della scrittura l'ho abbandonato per anni in un cassetto riaperto grazie a Kekko dei Modà, prima ascoltando un suo discorso, poi con la sincera stima che mi ha dimostrato.