Fa strano che chi come me ha trovato il suo spazio proprio sul web in quest’occasione si appresti a denunciare le colpe che questo potente mezzo ha nella musica e nell’arte attualmente. La riflessione mi è sorta spontanea quando qualche giorno fa, come faccio abitualmente, ho dato una rapida occhiata alla classifica iTunes dove, con mio estremo disgusto e delusione, ho trovato in una posizione parecchio rilevate un brano che portava per titolo “Wait for me”. Niente di speciale direte voi, ma il bello è arrivato nel momento in cui ho, per mia sfortuna, posato lo sguardo sul nome di chi prestava la propria voce a quel brano: Mariano di Vaio feat. Jonathan Catalano.
Divenuto noto come star del web dove si è prestato come fashion blogger (altro modo per dire ragazzo immagine o chiamatelo come volete) il giovane partenopeo ora ha scelto di lanciarsi nel mondo della musica dopo la nascita del suo primogenito. Che si sia reso conto che la bellezza non dura per sempre? Che gli stia spuntando la pancia al posto degli addominali? O che gli sia spuntato il primo capello bianco che lo ha terrorizzato a tal punto da fargli escogitare un piano b per campare un altro po’? Non saprei proprio dire quale possa essere la risposta a questo grande interrogativo che mi attanaglia: perché devo trovarmi uno che non è un cantante in top10 su iTunes e per di più con una canzone che definire brutta sarebbe un complimento?
Oltre al fatto che il brano è un’orribile esempio di come mascherare una voce incapace di cantare con l’autotune (non che sia un delitto usarlo eh, lo usa chiunque, ma usarlo in questo modo…) ciò che mi fa innervosire è che un qualcuno possa aver dato fiducia a questo progetto, possa averlo finanziato, incoraggiato, alimentato e dato alle vendite. Cosa forse ancor peggiore è che esiste nel nostro Paese una buona schiera di decerberati mentali, inetti musicali ed esseri privi di ogni cultura e senso della bellezza che sono andati a comprare questo atroce obbrobrio che, ai miei occhi, risulta un vero insulto alla musica, alla discografia e al pubblico italiano.
Ma ci rendiamo conto che qualcuno è andato a finanziare spendendo dei soldi per scrivere, comporre, registrare, creare un videoclip per un brano del genere quando, invece, avrebbe potuto andare a costruire un progetto interessante per una voce capace di fare questo lavoro? Siamo arrivati davvero a questo punto?
Forse il talent avrà ucciso la musica come qualcuno sostiene ma il web l’ha incenerita e sepolta in questi ultimi anni. Che cosa ci ha regalato questo enorme spazio sociale? Ah già, Fabio Rovazzi, Benji e Fede e un resuscitato Enrico Papi… Stavo meglio prima! “Ma si, è musica che fa divertire” mi dicono talvolta amici e colleghi quando affronto questo discorso. “Loro sono i primi a dire che non vogliono fare i cantanti” mi spiegano, ma la mia risposta rimane sempre e soltanto una: preferisco morire annoiato che divertirmi ascoltando questa roba e pensando ai centinaia di talenti che abbiamo in giro per l’Italia che non hanno nemmeno un briciolo di queste possibilità e che, nel momento in cui le chiedono a qualche etichetta, si sentono rispondere “sei bravo/a ma non ci sono i soldi per investire su un progetto”. Certo, finchè li investiamo così…
Mi viene naturale concludere con una provocazione, che poi alla fine non è nemmeno solo quello, citando il grandissimo Pino Daniele che in un suo pezzo scrisse “nun nce scassat ‘o cazz”; ecco, web, non me scassar!
Ilario Luisetto
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