Seconda serata dei Wind Music Awards 2017 piuttosto noiosa quella andata in scena ieri 6 giugno 2017 in diretta dall’Arena di Verona con la conduzione di Carlo Conti (che non si è fatto sfuggire l’occasione di invitare Panariello e Pieraccioni che nulla centravano in questo contesto) e di Vanessa Incontrada. Tra gli artisti premiati coloro che nell’ultima annata musicale (maggio 2016- maggio 2017) hanno ricevuto almeno un disco di platino digitale per le 50.000 copie vendute con un singolo o un disco d’oro per le almeno 25.000 copie ottenute con un album. Premio speciale, istituito per la prima volta in quest’edizione, quello per i live più seguiti. Ma chi sono, tra i premiati, gli artisti che passano l’anno indenni, coloro da rimandare alla prossima occasione e coloro, invece, che non hanno affatto brillato in quest’annata e in questa serata? Scopriamolo insieme:
FRANCESCO RENGA. Grandissima voce la sua che, però, ultimamente è sempre più confinata in terre sconosciute e poco stimolanti. Lui canta sempre da Dio (anche una canzone difficile come questa da reggere live) ma viene sovrastato da continue doppie voci, suoni omologati, ritornelli facilotti e testi abbastanza scadenti. Sopravvive perché è bravo ma a volte fa rimpiangere i suoi vecchi capolavori vocali e musicali nelle lente ballatone pop romantiche. VOTO: 7
NEK. Ha tutt’altro sapore l’intramontabile “Laura non c’è” rispetto alle ultime cose del Neviani. Chitarra elettrica ben presente e cori che si levano dalle tribune quasi come se fosse una hit dei nostri giorni. Funzionava vent’anni fa, funziona pure oggi senza troppi dubbi: quando si dice “le belle canzoni, fatte per restare”. VOTO: 8.5
ALESSANDRA AMOROSO. Altra buona performance della salentina che dopo aver fatto ballare tutta l’Arena sulle note della sua “Comunque andare” nel corso della prima serata, per questo bis sceglie di mostrare il suo lato intimo ed emozionale con una versione tutta acustica dell’ultimo singolo “Fidati ancora di me” che tiene il pubblico con il fiato sospeso per non fare rumore e rompere la magia venutasi a creare. Esibizione al top (meglio sicuramente della prima serata) e ragazza che se ne esce felice da questo nuovo traguardo. VOTO: 8.5
IL VOLO. Niente classici per loro stavolta ma la loro (unica) hit, “Grande amore” che cantano in modalità “popolana” sotto la pioggia con il pubblico che canta a squarciagola il ritornello di uno di quei brani che più hanno conquistato il favore del tempo negli ultimi anni. Diventerà, in qualche modo, un classico a sua volta. VOTO: 7.5
ZUCCHERO. E’ la star della serata con due esibizioni mozzafiato che fanno scatenare tutta l’Arena che, ormai, è davvero casa sua. Impeccabile, straordinariamente internazionale ed immensamente eterno nella sua grandissima semplicità che lo porta a dire, durante la consegna dei premi, “bastava una caciotta”. Un grande artista come oggi ce ne sono pochi (e non sono uno che ama troppo la sua proposta musicale). VOTO: 9
RIMANDATI:
LIGABUE. Decisamente tutt’altro effetto rispetto alla prima serata se non fosse altro che perla canzone (“Tra palco e realtà”) decisamente di tutt’altro spessore rispetto alla pallidissima “Ho fatto in tempo ad avere un futuro” della prima serata. Finalmente il Liga che ci piace (musicalmente parlando) anche se ancora vistosamente auto-limitante vocalmente. VOTO: 6.5
EMMA. Stranamente opta per una cover (come se il repertorio le mancasse) e ne sceglie, per di più, una in inglese che, si sa, non è esattamente la sua lingua madre. Canta e balla dal vivo esasperando l’interpretazione come sempre per poi lasciarsi andare tra atmosfere elettroniche e sfumature rock in un’esibizione forse fin troppo sopra le righe. VOTO: 6
BIAGIO ANTONACCI. Ricorre anche lui ad un intramontabile classico che, però, ormai abbiamo riascoltato centinaia di volte. Lo fa in attesa del nuovo album d’inediti e in una dimensione solo piano e voce che restituisce all’Arena la sua magia ma che a tratti appare fin troppo scarna in questo contesto. Bah, aspettiamo il nuovo progetto. VOTO: 6
BOCCIATI:
ELISA. Sceglie un non singolo (“Bad Habits” tratto dal suo ultimo album “On”) per questa serata e lo propone con una coreografia intensa dall’inizio alla fine che le fa rinunciare anche al live adottando un misero playback. Inutile dire che da lei una scelta di questo genere potevano anche non aspettarcela conoscendo la sua qualità vocale indiscutibile… Una coreografia non può ripagare l’emozione della sua voce. VOTO: 5
MAX PEZZALI. Vedasi sopra: andare ad uno spettacolo live cantando in playback lascia, a mio modo di dire, un po’ di amaro in bocca. Possibile che non si possa “rischiare” una stonatura qua e là (che comunque è una cosa umana e può essere compensata con mille altri fattori emozionali) piuttosto di “regalare” un’esibizione tecnicamente perfetta ma senza alcuna emozione solo perché così magari si fa colpo invogliando a qualche ascolto o copia venduta in più? Bah… La canzone poi, non era nemmeno malaccio ma pure Max si è omologato al resto del mondo. VOTO: 4
SFERA EBBASTA. Uno sfregio per questa fantastica cornice dell’Arena di Verona ospitare una musica così poco elegante e propria di bellezza classicamente intesa. Avrà anche venduto qualche migliaio di copie ma deve ancora imparare cosa significa essere “artista”. VOTO: 2
Ilario Luisetto
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