A tu per tu con il talentuoso cantautore classe ’97, in uscita con il suo singolo d’esordio intitolato “Rumors“
Debutto discografico per Lorenzo Caio Sarti, alias Zo Vivaldi, già autore per Fedez, Dark Polo Gang e diversi giovani artisti della scuola di “Amici”, da Einar a Thomas, passando per Jacopo Ottonello. Abbiamo incontrato l’artista in occasione dell’uscita del singolo “Rumors”.
Ciao Lorenzo, benvenuto. Partiamo da “Rumors”, che sapore ha per te questo singolo d’esordio?
«Identifico il sapore della canzone con quello degli spaghetti alle vongole. Ci sono gli spaghetti semplicissimi ricoperti dall’invisibile sapore di mare che rappresentano un primo ascolto del pezzo. Leggero, spensierato ma gustoso. Poi ci sono le vongole che, malgrado facciano solo da contorno, hanno molta più storia e hanno ricevuto molta più attenzione degli spaghetti. Rappresentano quello che si può trovare nel pezzo e in tutto il suo immaginario con un ascolto più approfondito».
Quali pensieri e quali stati d’animo hanno ispirato questo pezzo?
«I pensieri provengono principalmente da un desiderio di ribellarsi e porre fine al rancore che provavo nei miei confronti, per il fatto che ero da tempo bloccato in una fossa dello sconforto; e della bassa autostima, vedendo i miei sogni sempre più sfocarsi».
C’è una frase che, secondo te, rappresenta e sintetizza al meglio il senso dell’intera canzone?
«La frase che sintetizza la canzone è: “Restare in pena no, non vale la pena no”. Ho passato la vita a restare in pena, schiacciato dalle mie paure, dai giudizi altrui o dall’incapacità di impormi, impantanando nelle scelte. “Sto buttando via tutti questi rumors”: questa frase (che dico a me stesso nella canzone) è un ricordo di quello che sto facendo. Dal porto dove sono stato al sicuro per tutta la vita io mi sto lanciando in mare aperto».
Dal punto di vista musicale, che tipo di sonorità hai voluto abbracciare?
«Con “Rumors” sto cercando di rimanere fedele al concetto che sto cercando di sviluppare in tutto quello che faccio: urban rock. Questo “genere” è dato dall’unione tra tecniche di produzione e scrittura melodica moderna (come l’uso creativo di ableton+autotune) mischiato a sonorità e approccio allo strumento più tradizionali, come registrare tutti gli strumenti in maniera analogica e suonare gli strumenti dall’inizio alla fine della canzone senza l’uso di loops. Ovviamente il tutto è enfatizzato da tanta energia punk».
Facciamo un breve salto indietro nel tempo, come e quando hai scoperto la tua passione per la musica?
«Avevo appena imparato a correre rimanendo in equilibrio quando il mio babbo portò a casa il CD della musica de “Il re Leone”. Lo consumavo ascoltandolo in loop e a ogni ascolto la musica si impossessava di me facendomi diventare un tornado che saltava per la casa come farebbe Taz. Da lì ho capito che quell’emozione doveva avere una parte nella mia vita, anzi, dovevo essere in grado di crearla io. Da quel momento ho cominciato a creare musica con tutto quello che mi capitava sottomano: forchette, bicchieri, il flauto della scuola, la tastiera giocattolo nell’armadio di mia nonna e molto di più».
Quali ascolti hanno influenzato e accompagnato la tua crescita?
«Dagli 8 ai 18 anni non ho praticamente ascoltato altro che classic rock o sottogeneri. Gli album che più mi hanno segnato sono i classicissimi che ho ancora memorizzato nota per nota sulla chitarra come: “Dark side of the moon” dei Pink Floyd, “Machine head” dei Deep Purple, “Led Zeppelin IV” dei Led Zeppelin, “Appetite for destruction” dei Guns N Roses e “Ten” dei Pearl Jam».
Negli ultimi anni hai collaborato con diversi artisti in veste di autore, cosa ti hanno lasciato le collaborazioni con Fedez, Dark Polo Gang, Einar, Thomas e Jacopo Ottonello?
«Lavorare a questi progetti mi ha lasciato con un acquisita autostima di essere in grado di poter fare musica che funziona e che piace al grande pubblico, dandomi la motivazione necessaria per poter iniziare il mio progetto con la consapevolezza di essere all’altezza dei grandi nomi».
Per concludere, quali sono i tuoi prossimi progetti in cantiere? Cosa aspettarci in futuro dalla tua musica?
«I prossimi progetti sono davvero variopinti e ricchi di creatività e idee. Quello che vi potete aspettare è una narrazione coinvolgente che sarà coerente con la storia intrapresa con “Rumors” ma che comunque vi sorprenderà a ogni release. Ogni brano viene assecondato da un contenuto promozionale che mostra una vita ingrandita di Zo Vivaldi, che vive le canzoni che rilascia come fossero il libro da cui è tratto il film».
Nico Donvito
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