giovedì 21 Novembre 2024

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Con “Bye bye” Annalisa riscopre se stessa e l’essenza delle cose – INTERVISTA

L’artista savonese torna con il suo sesto progetto discografico, reduce dal terzo posto al Festival di Sanremo con “Il mondo prima di te”

Consapevolezza è il leitmotiv delle tredici tracce che compongono la tracklist di “Bye bye”, il nuovo album di una ritrovata Annalisa, che riabbraccia il suo pubblico e la musica con maggiore naturalezza rispetto al passato. Anticipato dai singoli “Direzione la vita” e “Il mondo prima di te”, con il quale ha preso parte alla 68esima edizione del Festival di Sanremo, il disco rappresenta il manifesto della sua crescita sia umana che artistica, sinonimo di una riconquistata serenità che l’ha portata a mostrarsi, oggi, senza fronzoli e senza filtri.

Ciao Annalisa, partiamo da questo tuo sesto disco “Bye bye”, in cosa ti senti cambiata rispetto ai tuoi esordi?

«Mi sento molto cambiata come persona, sono cresciuta e ho capito finalmente tante cose: non chi sono davvero, ma quello che voglio e mi aspetto dalla vita, che è già un buon punto di partenza. Superati i trent’anni ho capito di avere un’unica e fondamentale priorità, cercare di essere felice, anche attraverso le cose più semplici. Sembra banale parlare di felicità, ma non ci si rende conto che non lo è per niente».

E’ una mia impressione o questo cambiamento ti ha portata a divertirti di più, a prendere con maggiore leggerezza ogni cosa che fai?

«Certamente, mi diverto di più perché sono molto meno paranoiata! Due anni fa avrei affrontato questa intervista in maniera diversa, oggi mi sento serena e rispondo alle domande come fossi a casa mia nel mio salotto a chiacchierare in maniera informale con i miei amici. Questo aspetto è molto più vero e giusto, non che prima fosse sbagliato, anzi, mi fa tanta tenerezza pensare a com’ero fragile, cercavo di mostrarmi sempre al meglio per dire la cosa più giusta. E’ impossibile piacere a tutti, una volta capito questo ho iniziato a pensare che forse valeva la pena piacere a me stessa, smettendo di farmi paranoie che poi sono tipiche di noi donne. Oggi me ne frego e, di conseguenza, me la godo di più».

Questa tua evoluzione personale come si è adattata alla musica? In che modo è cambiato il tuo approccio alla lavorazione di un disco?

«Sono cambiate tante cose, rispetto al mio primo disco ‘Nali’ bisogna tenere presente il contesto, perché è stato creato nel corso di ‘Amici’, diciamo pure un’occasione abbastanza fuori dall’ordinario che non fa testo rispetto alle produzioni successive. Nella progettazione di un disco trovo fondamentale fidarsi del proprio team di lavoro, ogni parere e ogni contributo fanno la differenza, come è importante avere sempre chiaro lo scopo finale, dove stai andando e cosa vuoi fare. Per quanto mi riguarda, la musica nasce dall’obiettivo di stare bene e cercare di raccontare le cose in modo tale da far star bene anche gli altri».

Oggi ti senti più consapevole? Segui maggiormente il tuo istinto?

«Sicuramente ho acquisito consapevolezza, l’istinto c’è sempre stato ma tendevo a non ascoltarlo, cercavo di riflettere e ponderare ogni mio comportamento, dal fare la cosa migliore al dire la cosa giusta. Quando mi sono resa conto che tutte queste sovrastrutture mi portavano a non essere più me stessa, ho cercato di eliminare ogni brutto pensiero e di buttarmi, consapevole pure di poter sbagliare ma, al tempo stesso, di fare davvero quello che mi piace. Oggi sono contenta di come sono, mi sono accettata, non sarò perfetta ma almeno mi riconosco guardandomi allo specchio».

“Bye bye” ti vede affiancata ad un nuovo team di produzione, guidato da Michele Canova Iorfida. Come ti sei trovata a lavorare con lui?

«Mi sono trovata benissimo, lui mi ha aiutata a capire quali fossero i miei punti di forza e su cosa sarebbe stato meglio puntare a livello musicale, in quale zona artistica andare a parare e sviluppare il mio canto, concentrandomi in quello su cui sono più brava. A me è sempre piaciuto sperimentare e mettermi alla prova, con questo disco ho voluto dare un’idea omogenea di quella che sono realmente oggi. Un progetto che si è sviluppato nel giro di due anni, siamo partiti da una sessantina di canzoni per poi arrivare alle tredici che compongono la scaletta finale».

Questo 2018 ti ha regalato già tante belle soddisfazioni, tanto per cominciare un ottimo terzo posto a Sanremo. Soddisfatta della classifica finale?

«Sono veramente contenta di come sia andata, non potevo chiedere di meglio. Sono molto fiera di me stessa, del modo in cui ho affrontato questa avventura, divertendomi tantissimo durante tutta la settimana. Ho sentito di far parte di qualcosa di bello, con alle spalle un macchina organizzativa importante che ha tutelato la musica, l’anima artistica di ogni singolo partecipante e tutto questo mi ha dato la serenità giusta per vivere al meglio questa esperienza. Arrivare sul podio per me è stato un regalo, una grandissima gioia, una sorpresa pazzesca, insomma… una figata totale».

Ti ha aiutato il fatto che si trattasse della tua quarta partecipazione? Le esperienze passate hanno in qualche modo fortificato e rafforzato il tuo sistema immunitario?

«Mah guarda, aver partecipato altre volte ti serve perché sei già a conoscenza dei ritmi di quelle frenetiche giornate, quindi in qualche modo sei pronto a tutto, ma le tue difese immunitarie sono comunque messe a dura prova dallo stress ed ogni anno è sempre come se fosse il primo. Ti ritrovi catapultato davanti ad una platea importante e non puoi far altro che pensare a dare il massimo, a giocartela nel migliore dei modi, perché è un’opportunità importante per far arrivare a più gente possibile la tua musica, non soltanto per quei cinque minuti in cui sali sul palco dell’Ariston, ma soprattutto durante tutte le altre ore del giorno grazie alle varie radio, televisioni e siti web che ti permettono di parlare a più persone del tuo progetto».

A maggio tornerai ad esibirti dal vivo, con due anteprime in programma all’Atlantico di Roma e all’Alcatraz di Milano. Cosa puoi anticiparci a riguardo?

«Rappresenteranno questo progetto e lo racconteranno al meglio, la scelta di andare nei club e non nei teatri è legata alla volontà di dare risalto al sound del disco, oltre che ai contenuti. La mia musica oggi è decisamente più ruvida che patinata, più spontanea che costruita, più mirata all’essenza delle cose. Nello spettacolo dal vivo ci saranno sicuramente i brani nuovi e le canzoni del mio recente passato, contestualizzate alle sonorità di questo album e a quello che mi sento di essere diventata oggi».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.