Il personale racconto di un brivido unico
Quanti mi conoscono e mi seguono sanno perfettamente quanto sia grande il mio amore per Mia Martini, sanno quanto per me la sua musica sia sacra, irraggiungibile e assolutamente intoccabile da chiunque.
Mimì è l’unica e la sola artista della nostra musica degna di essere raccontata e descritta come Dea del canto e dell’arte musicale. Mimì è amore e dolore, forza e sofferenza, delicatezza e potenza, soavità e ruvidità. In tanti hanno provato a cantare il suo repertorio (o meglio, quelle poche canzoni che fingono di conoscere) ma nessuno è mai riuscito a rendere giustizia all’anima di Mimì; e senza quell’anima originale ogni interpretazione rimane una cover. Un’insipida cover. Persino la grande Mina ha tentato di omaggiare Mia proponendo, per prima, una versione di “Almeno tu nell’universo” all’indomani di quella tragica scomparsa ma nemmeno lei, dall’alto della sua maestria, è riuscita a raccontare quel brano con l’animo di quella Mimì che lo intonò per la prima in uno di quei Festival (Sanremo 1989) ancora degni di essere chiamati tali.
Capita poi che una voce, una grande voce, scelga di riproporre durante i suoi concerti una versione totalmente rivista del celebre successo “Gli uomini non cambiano” correndo il non indifferente rischio di sconvolgere il brano e il suo intento. Il “massacro”, come si è soliti chiamarlo nel mondo giornalistico forse un po’ troppo anacronisticamente, può essere dietro l’angolo in qualsiasi momento. E invece no. Silvia Mezzanotte domenica scorsa, 23 luglio 2017, nella prestigiosa cornice del #ParcoDoraLive (ne abbiamo parlato appunto qui), importante Festival estivo della città di Torino, ha incantato tutti facendo rivivere per un istante quell’animo di Mimì, quell’essenza che nessuno era mai riuscito ad esprimere ugualmente.
Non lo dico per piaggeria o per un tornaconto personale (come spesso, purtroppo, nel mondo giornalistico oggigiorno avviene con mia somma tristezza) ma perchè, davvero, ascoltando quell’interpretazione ho avvertito un brivido lungo la schiena. Un brivido che non ho provato mai ascoltando un brano di Mimì cantato da un’altra voce capace di non farmi rimpiangere, per un istante soltanto, l’interpretazione che solo Mia Martini sapeva dare ai suoi pezzi.
Silvia ha scelto la via della delicatezza, di un racconto anche fisico e teatrale di un testo che sottolinea la difficoltà dell’approccio all’universo maschile che sempre Mimì portò con sè. Ma Mia non è solo delicatezza: come dimenticare la sua gestualità istintiva, trasportata e, a tratti, quasi “rabbiosa” incrinando l’espressione per sottolineare il pathos e il dolore del racconto di un testo che, non dimentichiamocelo, dice a gran voce “gli uomini ti uccidono“. Non proprio una fiaba. Silvia questo l’ha capito bene ed ha, giustamente, inserito la voce e la rabbia che Mimì non avrebbe, di certo, risparmiato nella sua esibizione.
“Perchè gli uomini che nascono sono figli delle donne ma non sono come noi”
Grazie Silvia, grazie per quel “brivido caldo” che mai ho provato ascoltando Mimì cantata da altri. L’erede di Mia Martini, tanto ricercata dai presuntuosi critici, non c’è e non ci sarà mai, ma forse ora c’è qualcuno che le si può timidamente accostare. Grazie Silvia, te lo avrebbe detto anche Mimì!
Cliccando qui trovate il video dell’esibizione di Silvia Mezzanotte in “Gli uomini non cambiano”.
Ilario Luisetto
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