A tu per tu con Mett in occasione dell’uscita dell’EP “Non sono bravo”, fuori per Ada Music Italy a partire dallo scorso 11 ottobre
Si intitola “Non sono bravo” il nuovo EP di Tommaso Matti, in arte Mett, giovane cantautore classe 2002 originario di Varese . Si tratta diun viaggio intimo che esplora il valore di ricordi, nostalgia, insicurezze e rapporti autentici in un mondo ormai troppo frenetico.
Riflettendo sulla propria vita e le relazioni, Mett scava nelle emozioni e nei momenti passati, riconoscendo l’importanza di rallentare e prendersi un momento per apprezzare ciò che potrebbe non tornare più.
Tale esigenza si riflette anche nel dinamismo delle produzioni e nella scelta della tracklist, in cui i primi tre brani sprigionano energia e movimento, mentre gli ultimi tre offrono atmosfere più calme, creando un viaggio musicale che invita all’introspezione.
L’insicurezza verso il futuro e la paura di non essere all’altezza sono altri temi centrali di “Non sono bravo”, con il titolo che riflette l’accettazione delle proprie imperfezioni.
La focus track dell’EP è “Complicato”, brano in cui l’artista esplora le sfide di essere autentico in un mondo ricco di norme e aspettative, affrontando la complessità del comprendersi e la paura di perdere il controllo nelle relazioni e rovinare tutto.
Partiamo da “Non sono bravo”, come si è svolto il processo creativo di questo EP?
«Il processo creativo per questo EP è stato abbastanza vario, banalmente è tutto frutto di varie influenze che ho avuto da altri dischi, essendo io un grande ascoltatore di musica di ogni genere. Ho la fortuna di vivere con il mio produttore, quindi i brani vengono fuori in maniera condivisa nella maggior parte dei casi. Il brano ‘Non sono bravo a farlo’ è venuto fuori ad esempio durante un viaggio in macchina con Luca Re, e i primi accordi sono stati fatti in auto con il bluethooth e il computer attaccato alla macchina ad esempio».
Nel comunicato stampa, hai parlato della necessità di rallentare per recuperare ciò che hai lasciato indietro. Cosa ti ha spinto a riflettere su questo concetto e in che modo si riflette nel tuo EP?
«Dopo essermi trasferito a Milano mi sono accorto di come questo posto e la sua velocità mi condizionava parecchio il modo di vivere. Sei sempre di corsa e non hai tempo per fermarti e capire la direzione che stai prendendo, dove stai andando. Alla fine ti ritrovi a seguire gli altri e finisci perso in un mare di gente tutta uguale. È proprio questo sentirmi ‘fuori luogo’, nelle relazioni con gli altri, che mi ha ispirato a parlare delle mie insicurezze e ad avere nostalgia verso il passato».
“Complicato” è la focus track dell’EP. Puoi parlarci del messaggio dietro questa canzone e delle sfide di essere autentici in un mondo pieno di aspettative?
«Vivo un costante conflitto interno riguardo a questo argomento, visto che sono molto estroverso nei rapporti e mi sembra quasi di essere visto male per questo a volte. Sembra che tutti cerchino di rispettare alcuni costrutti mentali e comportamenti imposti dalla società, anche nei rapporti tra le persone. È proprio per questo che trovo difficile essere me stesso, per paura di essere frainteso e sentirmi fuori luogo».
L’EP è suddiviso in due parti: la prima con brani più energici e la seconda con atmosfere più calme. Come hai scelto di strutturare il progetto in questo modo e cosa volevi trasmettere attraverso questa dicotomia musicale?
«Abbiamo scelto di dividere in due parti l’EP, nel quale la prima metà rappresenta la velocità con cui ho vissuto le novità fino ad ora, tra il casino e le corse, mentre la seconda parte rappresenta appieno il mio bisogno di fermarmi e di intimità con me stesso».
Il rapporto con il tuo produttore Kiriku sembra essere molto importante. Come nasce la vostra collaborazione e in che modo ha influenzato il sound di “Non Sono Bravo”?
«Io e Riccardo ci conosciamo da quando siamo nati grazie all’amicizia dei nostri genitori. Non ci siamo visti per molto tempo fino all’inizio della terza superiore dove per caso siamo finiti nella stessa classe. La collaborazione musicale è una conseguenza della nostra amicizia e della nostra abitudine nell’ascoltare musica insieme, ed è iniziata durante il covid, per poi svilupparsi al 100% arrivati a Milano, nella stessa casa».
Hai lasciato Varese per Milano a soli 19 anni. Quanto ha influenzato il capoluogo lombardo in questa nuova fase della tua vita sulle tue produzioni musicali e sul tuo stile?
«Milano è stata il vero e proprio motore di tutto, mi ha formato e mi ha reso più consapevole. Mi ha permesso di conoscere persone come me, con i miei stessi obiettivi e le mie stesse passioni, ma con un modo di lavorare diverso dal mio, e ho imparato ad apprendere da loro e a scoprire sempre nuove cose».
Parlando di influenze, sei cresciuto ascoltando la collezione di CD di tuo padre. In che modo il cantautorato italiano e il rap hanno trovato spazio nella tua crescita personale e artistica?
«Sono stati la mia valvola di sfogo nei momenti di bisogno. E dall’ascoltare, la mia valvola di sfogo è diventata lo scrivere. Sono stati fondamentali per sviluppare le mie emozioni, e le emozioni che provavo ogni volta che ascoltavo qualcosa».
Per concludere, quale messaggio speri possa trarre che chi ascolta “Non sono bravo”?
«Spero di aver dato un suono nuovo, meno costruito e più sincero È anche un invito a sentirsi meno soli in questo mondo troppo impostato, quindi mi piacerebbe che qualcuno riuscisse a rivedersi in quello che ho scritto».
Nico Donvito
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