Il fascino del vinile, tra scoperte e riscoperte musicali. A cura di Marco Baroni
In un’era digitale, dove tutto è a portata di clic, il vinile resiste come un simbolo di autenticità, passione per la musica e rimane un oggetto prezioso, capace di raccontare storie attraverso i suoi solchi incisi.
In questa rubrica, Marco Baroni ci guiderà in un viaggio attraverso i solchi di vinili che hanno fatto la storia, esplorando non solo i classici intramontabili, ma anche le gemme nascoste ec he meritano un posto d’onore nelle collezioni degli appassionati.
Ogni settimana, esploreremo insieme dischi leggendari che hanno segnato la musica italiana, tra rarità dimenticate e indiscussi capolavori, riscoprendo il piacere di un ascolto autentico e senza tempo. “Solchi” è il luogo dove la musica torna a vibrare in tutta la sua purezza.
Il nostro viaggio prosegue con “In viaggio” di Fabio Concato, pubblicato da Universal nel 1992.
Solchi, parliamo di “In viaggio” di Fabio Concato
Fabio Concato varcò la soglia degli anni ‘90 con questo disco meraviglioso. Dalla copertina intuiamo che non ci poteva essere titolo migliore. Il motore si accende dalla traccia 1, “La mia macchina” dove racconta di un ritiro di un’autovettura nuova e di tutte quelle eccitazioni da nuovo acquisto, che tutti un po’ abbiamo provato.
Si prosegue con “Giulia” dedicata alla secondogenita, un viaggio a Roma accompagnando il papà a fare promozione discografica, il rapporto tra padre e figlia che comincia a consolidarsi attraverso le esperienze condivise. Poi iniziano i colpi emozionali, “È festa” è un capolavoro sui giorni dove non si lavora e si può oziare, amare, riflettere, canzone senza tempo.
“Provaci tu” è un augurio a uscire da un ipotetico inferno, quello dell’ingiustizia di un mondo cattivo, il primo episodio dal sapore sociale. “Poveri noi” con le sue risate iniziali ci racconta delle abitudini “sane” dell’uomo moderno (attuale ancora oggi nonostante il disco sia del 1992), compresi i doveri obbligatori, lavorare e fare soldi ad esempio, a discapito di una vita che una rimane, per tutti.
La triade finale parte con quel diamante che è “In trattoria”, Concato nel suo stile ci porta a tavola assaporando posti, cibi e umori delle persone in un’atmosfera casalinga ed accogliente, il tutto venato dal suo canto morbido e dalla poetica dei suoi testi. “Il caffettino caldo” è una critica diretta al furbetto di turno che fa di tutto per complicare le cose, dal dispotico datore di lavoro, a quello che scende con una catena in mano durante un diverbio in strada. Chiude “Canzone di Laura” con le parole in dialetto napoletano di Pino Daniele.
Fabio Concato è il lord della canzone d’autore italiana, con il suo stile unico e il suo fraseggio inconfondibile che si riconosce alla prima sillaba. Da avere.
Marco Baroni
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