Le canzoni che sono rimaste nel tempo nonostante non siano state estratte come singoli dai rispettivi album di provenienza. A cura di Marco Zollo
Benvenuti a “Ritrovamenti”, la rubrica dedicata alle canzoni che, pur non avendo rappresentato a livello promozionale un progetto discografico, hanno continuato a vivere nel cuore degli ascoltatori. Ogni settimana, Marco Zollo ci guiderà in un viaggio attraverso melodie e testi mai dimenticati, ma che meritano di essere riscoperti.
Queste perle musicali, raccontano spesso storie profonde e universali, e rappresentano sfaccettature meno conosciute degli artisti di riferimento, al punto da vivere una vita propria. In ogni puntata scopriremo insieme un pezzo del passato che, per qualche motivo, ha saputo sfidare il tempo e trovare una sua dimensione nel presente.
Ritrovamenti: spazio a “In viaggio” di Fiorella Mannoia
Usciva nel gennaio 2012 “Sud”, il 15esimo album in studio di Fiorella Mannoia, e sapeva già di qualcosa a metà tra alto cantautorato all’italiana e contaminazioni estere di grande pregio; una fotografia autentica del bello quando incontra etnie diverse, o semplicemente l’essere umano.
Lo si notava prima di tutto dai professionisti coinvolti, dal musicista senegalese e romano d’adozione Natty Fred a Pirana, percussionista madrileno di cajon flamenco, fino ad arrivare al cantante e corista palestinese Faisal Taher. Per inciso, Natty Fred figura anche come coautore di “Non è un film”, singolo che la Mannoia interpreta sorprendentemente con Frankie HI-NRG MC. Il primo rap melodico cantato da lei.
Ecco, in mezzo a questo humus di culture, di stili, c’è un brano che continua ad essere presente nelle scalette dei concerti di Fiorella, sebbene di fatto non sia mai stato scelto per la programmazione radiofonica. A quasi tredici anni dall’uscita, è una delle canzoni del disco che è rimasta maggiormente nel cuore della gente. Ragionevole. Ed è l’unica che è rimasta nel tempo senza essere stata messa una sola volta in rotazione. Mica male.
“In viaggio” è il titolo. D’accordo. Bungaro, Cesare Chiodo e… Fiorella Mannoia gli autori. Sì, avete letto bene: per la prima volta in carriera l’artista romana si è messa alla prova come autrice di alcuni testi. E la cosa penso non sia passata inosservata rispetto all’importanza che “In viaggio” ha assunto negli anni.
Poi credo vada considerato nello specifico il concetto stesso espresso da queste parole, un qualcosa che avrebbe racontato qualche anno dopo anche Ligabue nel singolo di Elisa “A modo tuo”: la consapevolezza e i consigli di un genitore mentre lascia i figli liberi di affrontare da soli la vita adulta. Ma qui c’è di più! C’è una lettera – se ci si sofferma meglio il testo appare come tale – scritta da una persona che, seppur non sia mai diventata madre, è riuscita ad entrare nel ruolo con un linguaggio semplice e al contempo profondissimo. Un obiettivo complesso, portato a casa in maniera eccellente. “Domani partirai, non ti posso accompagnare. Sarai sola nel viaggio, io non posso venire“. Questo è solo l’inizio del racconto. Ho i brividi, è una fitta allo stomaco. Niente da aggiungere.
Se ve lo steste per chiedere, ai tempi sarebbe stato possibile promuovere l’album anche con questa canzone? Per la caratura dell’artista, per la libertà editoriale che si era già guadagnata e per il fatto che nel 2012 le radio non avrebbero detto subito di no ad un brano di 4 minuti, io penso di sì.
Comunque il vero sollievo è che, nonostante tutto, “In viaggio” ha sempre fatto il suo percorso. D’altronde il brano si fa cantare, commuove e insegna. E proprio con la sua durata non esattamente da TikTok incoraggia persino gli artisti più giovani a non farsi demoralizzare dalle attuali logiche di mercato, spietate. Insomma, sappiate che la Mannoia lo ha voluto riproporre di recente anche in “Semplicemente Fiorella”, il concerto-evento andato in onda a settembre in prima serata su Rai1, interpretandolo per l’occasione con un’emozionata e convincente Alessandra Amoroso. Se ve lo foste perso, nessuna conseguenza: è tutto su RaiPlay.
Marco Zollo
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