Le canzoni che sono rimaste nel tempo nonostante non siano state estratte come singoli dai rispettivi album di provenienza. A cura di Marco Zollo
Benvenuti a “Ritrovamenti”, la rubrica dedicata alle canzoni che, pur non avendo rappresentato a livello promozionale un progetto discografico, hanno continuato a vivere nel cuore degli ascoltatori. Ogni settimana, Marco Zollo ci guiderà in un viaggio attraverso melodie e testi mai dimenticati, ma che meritano di essere riscoperti. L’attrazione Noemi
Queste perle musicali, raccontano spesso storie profonde e universali, e rappresentano sfaccettature meno conosciute degli artisti di riferimento, al punto da vivere una vita propria. In ogni puntata scopriremo insieme un pezzo del passato che, per qualche motivo, ha saputo sfidare il tempo e trovare una sua dimensione nel presente.
Ritrovamenti: spazio a “L’attrazione” di Noemi
Il pop tradizionale, quello suonato in analogico, se fatto bene non va mai in vacanza. Ne può essere un esempio “L’attrazione”, un brano del 2018 interpretato da Noemi e interamente scritto da Giuseppe Anastasi, autore di grandi successi per Arisa come “Sincerità”, “La notte”, “Controvento”. Il titolo è lo stesso del nuovo singolo di Gianni Morandi, ma quello di Noemi non ci è mai andato in radio. Ora ve ne parlo, ma prima apriamo una piccola parentesi.
Dunque, le scelte dei singoli promozionali per l’album uscito quell’anno, “La Luna”, non hanno funzionato come avrebbero dovuto. E niente ha potuto neanche “Non smettere mai di cercarmi”, il brano scelto per andare in gara al Festival di Sanremo: 14esimo come posizione in finale, 19esimo come posizione massima nelle classifiche di vendita FIMI, e quindi la sparizione dai concerti nel giro di due anni scarsi. Insomma, andare bene è altra cosa, purtroppo. L’unico singolo su cui è stata data giustamente ampia eco è “Porcellana”, scritto da Emiliano Cecere e Diego Calvetti.
In mezzo a cotanta confusione “L’attrazione” sarebbe potuto essere il salvagente necessario da aggiungere alla rotazione radio. Con questo pezzo ci troviamo di fronte ad una melodia che si srotola con scioltezza dall’inizio alla fine, a partire dalle strofe che giocano su una scala a scendere e a salire così canticchiabile da sortire subito l’effetto desiderato. Rapire la memoria. L’arrangiamento poi è curato da Calvetti che sceglie l’essenzialità per creare un tappeto sonoro in cui la chitarra la fa da padrone. Anche la voce a suo modo viene messa in risalto. Come? Lasciandola nuda e cruda, senza effetti e senza voci aggiuntive. Curiose anche le armonie che vengono utilizzate, lo dico per i più appassionati: le strofe partono con un accordo maggiore, mentre i ritornelli si aprono in minore. Atipico.
Il testo invece? Guardate, potremmo dire sia stato una scommessa. Il racconto che vuole fare questa canzone è evocativo e volutamente criptico. Che poi in fondo non è altro che l’amore, sbaglio? Qui però è l’intuizione dell’autore che fa l’incantesimo. Tutto parte dal concetto di gravità, ovvero il parallelismo tra l’attrazione sentimentale e l’attrazione terrestre. E se ci sentite un non so che di Einstein, non vi sbagliate. Me lo ha confermato lo stesso Anastasi che ho raggiunto telefonicamente qualche giorno fa.
Avevo necessità di capire bene non tanto da dove fosse arrivata l’ispirazione, ma il messaggio che volesse trasmettere il testo. Il fatto è che, ad un certo punto della conversazione, ricordando i calcoli astronomici che più lo avevano intrigato, Anastasi mi dice: “Mamma mia, mi sono perso!”. Io pensavo a come uscire dall’empasse, o tutt’al più che fosse una battuta. Ridere, trattenermi. Non sapevo che fare. Ed invece è qui che mi è venuta la pelle d’oca. Esatto. “Mamma mia, mi sono perso” è uno dei versi chiave della canzone. Allora, avete capito? Per dire quanto sia difficile sapere se quello che stiamo vivendo è amore o solo attrazione, Anastasi ha chiamato in causa i massimi sistemi come trampolino per fare una confidenza disarmante: che nonostante ci si affidi agli studi più alti, i sentimenti non si possono decifrare. Non si devono decifrare. Vanno vissuti, liberamente, e magari senza farsi troppe domande. Altrimenti è lì che ci perdiamo, e non ne veniamo più a capo. Beh, mi sembra già un ottimo sollievo. Chapeau.
Ad oggi “L’attrazione” conta quasi 750mila stream su Spotify e più di 100mila view su YouTube. Sarà merito anche del rilancio discografico che Noemi ha ottenuto negli ultimi anni? Sicuramente. Ma se lei decidesse di tornare ad eseguirla live in tutte le sue scalette, potrebbe bastare per farlo diventare un classico ritrovato del suo repertorio? Io credo di sì, parola a voi.
Marco Zollo
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