venerdì 22 Novembre 2024

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Estate 2018, Bollettino musicologico dei tormentoni – PARTE 3

Viaggio sola andata nel mondo delle canzoni che fanno da colonna sonora di questa stagione estiva

Dopo aver inaugurato questo nuovo appuntamento settimanale parlandovi degli ultimi singoli di J-Ax e Fedez, Benji e Fede, Shade, Thegiornalisti, Boomdabash con Loredana Bertè, Laura Pausini, Luca Carboni, Elodie con Michele Bravi e Guè Pequeno, Lo Stato Sociale, Ermal Meta, Annalisa, Francesca Michielin e altri ancora, ben ritrovati con il nostro consueto bollettino musicologico dei potenziali tormentoni dell’estate 2018, ossia le proposte musicali più fresche che ci terranno compagnia nei prossimi afosissimi mesi.

In questa terza “puntata” parleremo di Amore e capoeira di Takagi & Ketra con Giusy Ferreri e Sean KingstonUn altro giorno sulla terra di Dolcenera, Affermativo di JovanottiTutto bene degli Ex-Otago,Kashmir kashmir di Cesare CremoniniTi amo mi uccidi di Nina Zilli, Italiani di Daniele StefaniL’apostrofo di Lorenzo Baglioni Un’estate mentale di Enrico Papi. Armiamoci di cuffiette, crema solare e partiamo.

Takagi & Ketra, Giusy Ferreri e Sean Kingston – Amore e capoeira

Squadra che vince si cambia, è questa la regola alla base del successo di Takagi & Ketra, duo di produttori che, letteralmente, stanno stravolgendo l’intera musica leggera italiana, a suon di collaborazioni improbabili, ma decisamente azzeccate e super riuscite. Dal sound vintage tipico degli anni ’60 de “L’esercito del selfie”, passando per le atmosfere mood anni ’80 di “Da sola/in the night“, fino alle sonorità carioca di “Amore e capoeira”, il tormentone dei tormentoni che li consacra imperatori dei passaggi radiofonici. Il tutto impreziosito dalla solita verve da hitmaker di Giusy Ferreri, completamente a suo agio in ambientazioni leggere e scanzonate, una timbrica inconfondibile che mette in secondo piano l’ospitata internazionale di Sean Kingston. Un brano che funziona, da ascoltare a ripetizione fino allo sfinimento e tanti cari saluti alla “La ragazza di Ipanema”.

Dolcenera – Un altro giorno sulla terra

Ed è Brasile anche per Dolcenera che, dopo aver dismesso i panni di trapper impegnata, torna a contaminare la propria musica elettronica con sfumature urbane prese in prestito dai “peggiori bar” della periferia di San Paolo. Nel corso della sua poliedrica carriera, la cantautrice salentina ha cambiato pelle più del Kobra di Donatella Rettore, restando sempre fedele alla propria arte, solidificando la sua cifra stilistica con la solita disinvoltura che contraddistingue ogni suo gradito ritorno. Originale ed istrionica, la cantautrice non smette di stupire e regalarci sonorità innovative grazie ad un arrangiamento che, molto semplicemente, è da ritenersi un’autentica bomba.

Jovanotti – Affermativo

C’è molto Lorenzo e pochissimo Jovanotti in questo nuovo singolo del cantautore toscano, una cumbia abilmente remixata da Takagi & Ketra in versione summer-trap. Interessante ma non brillante, forse perché siamo abituati a evergreen del calibro di “Bella”, “Un raggio di sole”, “(Tanto)3”, “Il più grande spettacolo dopo il big bang”, “La notte dei desideri”, “Ti porto via con me” e “L’estate addosso”, tutte canzoni farcite con i classici ingredienti tipici dell’estate, che in questo brano sono soltanto un lontano ricordo. Indubbiamente c’è molta più ricerca, voglia di rimettersi in gioco e di dimostrare la propria trasversalità, di essere in grado di andare in un’altra direzione, anche opposta rispetto all’attuale senso di marcia. La narrazione e il testo regalano brividi, spunti di riflessione e pelle d’oca perché, si sa, le emozioni non hanno stagione.

Ex-Otago – Tutto bene

Più Thegiornalisti degli attuali Thegiornalisti, meno indie di quanto ne avessimo memoria, gli Ex-Otago tornano con uno dei pezzi più forti di questa estate 2018, un brano che segue l’ondata nostalgica degli anni ’90, a ritmo della miglior deep house in circolazione. Convincono e si impongono come i veri outsider di questa annata, forti di un tormentone capace di entrarti in testa già dopo un paio di ascolti. Un singolo destinato a non passare inosservato, ricco di riferimenti stagionali e carico di iodio, spensierato quanto basta. Modalità “Tutto bene” ON.

Cesare Cremonini – Kashmir kashmir

La canzone più estiva di “Possibili scenari”, una scelta dovuta e quasi obbligata, ma in questo pezzo la stella di Cesare Cremonini non brilla, nemmeno quella di Broadway. L’ex Lunapop riesce, comunque, nell’intento di accattivarsi le radio con l’ennesimo brano non banale della sua era discografica da solista, lontano anni luce dai tempi di “50 special” e “Qualcosa di grande”. Nulla di prevedibile, dunque, anzi un messaggio sociale e attuale nascosto tra le righe, che non guasta affatto, perché pubblicare d’estate un singolo che non parla di spiagge senza un grammo di reggaeton è da ritenersi legale, oltre che molto apprezzabile.

Nina Zilli – Ti amo mi uccidi

Quinto estratto dall’era “Modern Art”, il disco che doveva rappresentare la svolta nella carriera di Nina Zilli e che, invece, non passerà alla storia come una delle sue migliori produzioni. C’è la voglia di lasciarsi alle spalle un passato retrò che le è valso i suoi primi successi, per votarsi ad un cambiamento radicale e strizzare l’occhio a qualcosa di più moderno ma, oggigiorno, si può ricercare più freschezza nel vintage rispetto alle attuali sonorità che si sentono in giro. “Ti amo mi uccidi” è un brano orecchiabile e tutto sommato ritmato, ma non sempre queste due caratteristiche riescono da sole a dar vita ad un capolavoro, l’attitudine e la natura di un artista hanno bisogno di essere sfogate, non studiate a tavolino.

Daniele Stefani – Italiani

Ma chi l’ha detto che per raccontare l’essenza di noi italiani si debba per forza attingere dal giardino della retorica? Per il suo atteso ritorno, Daniele Stefani sceglie un brano dal respiro internazionale e contemporaneo, che dimostra una certa maturità a livello testuale, oltre che un volersi mettere alla prova con tematiche meno sdolcinate e distanti dai sentimenti. “Italiani” è un brano originale e molto emigrated-friendly, che abbraccia con orgoglio un po’ di sano patriottismo, sviscerando pregi e contraddizioni del nostro popolo, inneggiando all’italianità intesa come la riscoperta dello spirito e dei nostri valori più profondi. Funziona perché è vera, oltre che verace.

Lorenzo Baglioni – L’apostrofo

Archiviata l’esperienza del Festival di Sanremo, per Lorenzo Baglioni è tempo di bissare il successo grammaticale riscosso da “Il congiuntivo”, come solo un prof-canterino degno di questo titolo può fare. “L’apostrofo” è l’ennesimo esperimento di un pop-didattico ben fatto, riuscito grazie ad un inciso potente e orecchiabile che, sostenuto da un intramontabile po-po-poro-poro-poppò, evoca emozioni e ricordi legati all’estate 2006 e a quella storica vittoria della nostra nazionale di calcio, ma cambiamo argomento o mi metto a piangere. Esperimento riuscito, dicevamo, anche in un periodo di apparente tregua scolastica, perché la cultura non va in vacanza e l’ortografia non cessa di esistere a giugno, luglio e agosto. Come a dire, l’educazione musicale è un apostrofo rosa tra la lettera elle e la parola “estate”.

Enrico Papi – Un’estate mentale

“Ma ‘ndo vai se un pezzo in radio non ce l’hai” canterebbe oggi Alberto Sordi, “ognuno ha diritto ai suoi tre minuti e mezzo di rotazione radiofonica” proseguirebbe prontamente Andy Warhol. Il problema è che Enrico Papi sta alla musica come Carmen Di Pietro sta alla letteratura, apprezzabile la volontà di reinventarsi, di allontanarsi dalle cosiddette zone di comfort, ma perché? Se per la precedente opera prima discografica, intitolata “Mooseca”, l’alibi di ferro era quello di festeggiare il ventennale di “Sarabanda”, questa volta il simpatico conduttore non ha proprio scusanti. Frequentare troppo Fabio Rovazzi non è stata una mossa vincente, ma bisogna riconoscere comunque un certo tipo di sforzo, la voglia di comunicare anche senza un messaggio di fondo, cantare o almeno provarci, riuscendo (a tratti) a ricordare e a fare meglio di Max Pezzali, ma questa è tutta un’altra storia e ve la racconteremo nella prossima puntata. Può partire la sigla di Heidi.

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.